Morya Longo, Il Sole 24 Ore 16/5/2012, 16 maggio 2012
LE ANALOGIE CON NOVEMBRE MA CON L’EURO MOLTO PIÙ FRAGILE
Quando lo spread tra BTp e Bund ieri ha sfiorato la vetta di 4,56 punti percentuali, la memoria è all’improvviso tornata allo scorso novembre. A quei giorni concitati, quando la crisi europea aveva portato i rendimenti dei BTp italiani sopra il 7% e lo spread a 575 punti base. Ormai non siamo più tanto lontani da quei livelli di stress: come se la liquidità della Bce, le misure di austerità e i sacrifici della gente non fossero serviti a nulla. Ma è proprio così? Tutto è tornato come prima?
La risposta è no: oggi la situazione è ben diversa da quella di novembre. Per certi versi è nettamente peggiore. Per altri, invece, è migliore. È peggiore perché ormai l’uscita della Grecia dall’euro è quasi scontata: questo potrebbe creare un effetto domino in tutti i Paesi deboli d’Europa. Alcuni economisti temono che possa provocare una fuga dei depositi dalle banche dei Paesi periferici verso quelle della Germania e degli altri Stati forti, aggravando la crisi nel sud dell’Europa. E questo accadrebbe nel momento peggiore: quando ormai la recessione morde duro e le tensioni sociali iniziano a manifestarsi. Il rischio, ormai ritenuto possibile dal mercato, è che presto o tardi anche gli altri Paesi deboli siano costretti ad abbandonare l’euro.
Eppure, per altri versi, la situazione oggi è migliore rispetto a quella di novembre. Innanzitutto le banche hanno minore carenza di liquidità, dopo essere state "innaffiate" dalla Bce. Questo riduce oggi un problema che a novembre era serio. E rende le banche più forti anche di fronte a una fuga di depositi. Inoltre gli Stati sono riusciti a raccogliere buona parte dei fondi necessari per il 2012: l’Italia, secondo Intesa Sanpaolo, in cinque mesi ha soddisfatto il 46% del fabbisogno annuo, la Spagna il 56%. Anche questo riduce le potenziali tensioni. Per di più nel frattempo i bilanci pubblici sono stati "corretti" con dure (ma approvate) manovre. Di passi avanti, insomma, ne sono stati fatti. Certo è che se la Grecia dovesse esplodere, il passo indietro potrebbe essere ben maggiore.