Luca Vinciguerra, Il Sole 24 Ore 15/5/2012, 15 maggio 2012
AREA DI LIBERO SCAMBI NEL FAR EAST
Un’area di libero scambio grande come un continente composta dalle economie più dinamiche del pianeta.
Il sogno nel cassetto di Cina, Corea e Giappone potrebbe diventare presto realtà. Durante il fine settimana, in un vertice svoltosi a Pechino, le tre potenze del Nordest asiatico hanno siglato un documento preliminare per l’apertura di un negoziato trilaterale finalizzato alla creazione di una zona comune di libero scambio. «Quest’accordo stimolerà la vitalità economica della regione e accelererà l’integrazione commerciale tra i nostri Paesi» ha detto il premier cinese, Wen Jiabao, al termine del summit trilaterale di Pechino. Il negoziato dovrebbe iniziare già entro la fine del 2012.
I numeri in gioco sono grossi. Cina, Corea e Giappone insieme generano circa il 20% del Prodotto interno lordo mondiale e realizzano oltre il 18% del totale delle esportazioni globali. Giusto per avere un termine di paragone della nuova area di libero scambio asiatica messa in incubatrice a Pechino, il Nafta (Stati Uniti, Canada e Messico) genera il 27% del Pil planetario e l’Unione Europea il 26 per cento.
Le economie dei tre giganti asiatici, il cui interscambio commerciale complessivo è stato pari a 690 miliardi di dollari nel 2011, sono già strettamente interdipendenti. La Cina, con la sua industria manifatturiera caratterizzata da un basso costo del lavoro, è la principale partner commerciale di Corea e Giappone. E da anni è diventata la piattaforma produttiva delle aziende coreane e giapponesi dell’elettronica, dell’informatica, dell’automotive e della meccanica.
Lo schema è complesso, ma funziona perfettamente. Componenti e semilavorati made in Korea e made in Japan vengono importati in Cina per essere assemblati; e poi vengono riesportati oltre la Grande Muraglia come made in China. Questo processo è già assistito da una serie di esenzioni o di facilitazioni doganali, ma ovviamente, se potesse avvenire in un regime di completo libero scambio, risulterebbe ancor più efficace e competitivo per tutte le controparti.
Il progetto è ambizioso. Soprattutto in una fase di grande difficoltà congiunturale come questa, con il fantasma del protezionismo che si agita in ogni angolo del pianeta come possibile rimedio scaccia crisi. «Il rafforzamento dell’integrazione regionale è una risposta contro il protezionismo perché consentirà ai nostri tre Paesi di aumentare la loro quota di mercato e la loro competitività» ha aggiunto Wen Jiabao.
Secondo alcune simulazioni della Xinhua (l’agenzia di stampa cinese), la creazione dell’area di libero scambio tra Pechino, Tokyo e Seul potrebbe aumentare il Prodotto lordo di Cina, Giappone e Corea del Sud rispettivamente del 2,9, dello 0,5 e del 3,1 per cento.
Passare dalle simulazioni alla pratica, però, non sarà facile. Lo dimostrano i mille ostacoli che dopo anni di negoziati continuano a frenare il decollo dell’Asean, l’area commerciale integrata tra i Paesi del Sudest asiatico a cui partecipa anche la Cina.