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 2012  maggio 15 Martedì calendario

2 pezzi "Governo tecnico per restare nell´euro" DAL NOSTRO INVIATO ATENE - La crisi di governo greca va ai tempi supplementari e gioca la carta del governo tecnico

2 pezzi "Governo tecnico per restare nell´euro" DAL NOSTRO INVIATO ATENE - La crisi di governo greca va ai tempi supplementari e gioca la carta del governo tecnico. Il presidente della Repubblica Karolos Papoulias ha proposto ieri la formazione di un esecutivo "tecnocratico" ad ampia base parlamentare formato da personalità indipendenti, molto simile alla formula italiana del governo Monti. Il centrodestra di Nea Demokratia (Nd) e i socialisti del Pasok - che in aula hanno 149 seggi su 300 - hanno già dato il semaforo verde. Fotis Kouvelis, leader di quella Sinistra democratica (Dimar) che potrebbe garantire la maggioranza, ha rimandato ad oggi ogni decisione. Ma le sue dichiarazioni dopo il summit con Papoulias («la proposta non mi piace, ma l´80% dei greci vuol restare nell´euro e noi saremo responsabili») hanno riacceso un filo di speranza, per la verità ancora molto sottile, su una soluzione positiva della crisi. La partita decisiva, l´ennesima, si giocherà oggi in un incontro congiunto tra il presidente e tutti i partiti entrati in Parlamento con l´eccezione dei neonazisti di Chryssi Avgi (Alba dorata). «La condizione è una: che il nuovo esecutivo abbia un ampio sostegno in Parlamento», hanno precisato sia Kouvelis che Antonis Samaras, segretario di Nd. L´obiettivo - quasi impossibile da realizzare - è convincere Syriza, la sinistra radicale che ha trionfato alle elezioni, e gli Indipendenti greci di Panos Kamenos ad appoggiare il governo tecnico, che potrebbe essere guidato dall´ex premier Loukas Papademos con il mandato di mantenere Atene nell´euro rinegoziando fino dove è possibile il memorandum con la Trojka. Se, come prevedibile, i due partiti non accetteranno di fare le ruote di scorta («non saremo complici delle politiche distruttive che ci hanno portato in queste condizioni», ha fatto sapere subito Alexis Tsipras di Syriza) l´ultima carta rimasta in mano a Papoulias sarà quella di convincere Dimar a rinunciare alla richiesta di un governo di unità nazionale per dare l´ok a un´intesa "politica" a tre con Pasok e Nd. Una partita a scacchi sull´orlo dell´abisso il cui finale resta incertissimo. «Io non sono ottimista», ha ammesso Evangelis Venizelos, segretario del Pasok. Una decisione, in un senso o nell´altro, dovrà arrivare entro giovedì. Se per allora non ci sarà l´ok al governo, il presidente della Repubblica sarà costretto a convocare nuove elezioni, un passaggio delicatissimo e incerto che potrebbe mettere a rischio la permanenza di Atene nell´euro. I sondaggi danno per vincente Syriza che potrebbe ottenere più del 20% dei voti diventando il primo partito del paese ma disegnano pure un nuovo Parlamento in cui sarebbe ancora molto complesso riuscire a mettere assieme una maggioranza coesa. Oggi intanto la Grecia è attesa a un delicatissimo passaggio finanziario. Va in scadenza infatti un bond da 450 milioni interamente in mano a hedge fund e non incluso (è sotto legislazione internazionale) nella rinegoziazione del debito ellenico con i creditiori privati. Atene deve decidere se pagare i creditori drenando preziosa liquidità dalle casse mezze vuote dello stato o se tenere i soldi per pagare pensioni e stipendi. (e. l.) Giovani e immigrati in fuga da Atene il sogno di un futuro è oltre frontiera ATENE - Grecia addio. La grande fuga è cominciata. Non dei capitali (quelli hanno lasciato già da tempo Atene) ma dei cervelli e delle braccia. Nessuno, qui sotto il Partenone, si stupisce. La disoccupazione è arrivata al 21,7%, quella tra i ragazzi sotto i 24 anni ha stabilito il nuovo record continentale a quota 53,8%. E i giovani ellenici che non trovano lavoro in patria fanno la valigia e provano a cercar fortuna all´estero. Il 10% dei laureati, calcola Loris Lambrinidis, docente dell´università di Salonicco, ha preferito emigrare oltre frontiera subito dopo la laurea nel 2011. E la stesso ha fatto il 51% degli studenti con un master. Pazzi? No, razionali: la crisi non ha risparmiato nessuno e persino tra i fortunati con in tasca un Phd la percentuale dei senza lavoro è raddoppiata in tre anni al 10%. Un´emorragia che non accenna a fermarsi visto che l´addio delle migliori teste del paese - assicura Lambrinidis - «è accelerato negli ultimi mesi». Sembra di essere tornati al dopoguerra, quando in un paio di decenni un milione di persone è emigrato dalla Grecia. Ogni occasione è buona. «Lo scorso ottobre abbiamo organizzato ad Atene la fiera Skill Australia per offrire un´opportunità di lavoro nell´altro emisfero», raccontano all´ambasciata di Canberra. I paletti erano stretti: bisognava parlare inglese correntemente, avere almeno una qualifica tecnica. Risultato: 13.500 richieste di partecipazione a fronte di 800 posti potenzialmente disponibili in Oceania, dove l´1,5% della popolazione ha origine ellenica. «Ci sono ben 25mila persone pronte a prendere l´aereo ad Atene per trasferirsi a Sydney o Melbourne» è la certezza di Lazarus Kassavidis dell´agenzia di impiego Skill up Australia. Si viaggia da nord a sud, ma anche da sud a nord: l´emigrazione greca verso la Germania - calcola l´istituto di statistica tedesco - è aumentata dell´84% nei primi sei mesi del 2011. La speranza di un futuro migliore vale più delle radici. Sette studenti su 10, secondo un recente sondaggio della Athens Pantheon university sognano di trasferirsi oltre frontiera, anche se per ora solo uno su cinque ha avviato le procedure per trasformare il sogno in realtà. E i genitori, piuttosto che trovarsi degli eterni bamboccioni "forzati" in casa, spingono in questa direzione: il 95%, calcola una ricerca della società specializzata Sedima, preferisce avere il figlio all´estero piuttosto che saperlo disoccupato. «Io mi sono affidato alla fortuna», racconta Manolis Sordeli, fresco di diploma al Politecnico sotto il sole di questo inizio estate ateniese. Lo scorso anno si è informato all´ambasciata americana sull´Us diversity Visa, i permessi di lavoro temporanei che Washington assegna con una sorta di lotteria online. Poi si è iscritto come hanno fatto altri 53mila suoi concittadini (il 12% in più del 2010). Gli è andata male, ma - garantisce - «riproverò l´anno prossimo». Altri suoi coetanei seguono vie più canoniche: le richieste di lavoro "Made in Greece" sull´European Job mobility portal nel 2011 sono state 7.500, più o meno il totale di tutte quelle accumulate nei venti anni precedenti. La tempesta perfetta dell´euro non ha cambiato solo la vita dei laureati greci. Un altro fenomeno figlio della crisi degli ultimi tre anni è la fuga delle braccia albanesi che hanno sostenuto il boom immobiliare ellenico prima e dopo le Olimpiadi di Atene nel 2004. Allora era un´altra epoca. C´era l´euforia dell´ingresso nella moneta unica, i fondi strutturali della Ue, l´orgoglio dei giochi. La disoccupazione nel 2008 viaggiava al 7% e l´industria del mattone occupava circa 400mila persone. Oggi tutto è cambiato. Le gru sono ferme, Atene è tappezzata di cartelli "enokozietai" (affittasi) e i dipendenti dei big delle costruzioni sono scesi a 240mila. Molti ex immigrati da Tirana, rimasti senza lavoro, non hanno avuto scelta: hanno fatto le valigie, caricato in macchina i bambini nati e cresciuti in Grecia e sono tornati a casa. Cifre ufficiali non ce ne sono. Secondo la Reuters il mini-esodo avrebbe interessato circa 250mila persone. L´unico indizio ("segui il denaro", dice il proverbio) è l´aumento di 717 milioni di euro dei depositi bancari in Albania nel 2011, molti dei quali, secondo gli esperti, sarebbero soldi rimpatriati da Atene. Se la Grecia tornerà alla dracma, per gli emigrati di ritorno, almeno, sarà stato un affarone.