Matteo Nucci, la Repubblica 14/5/2012, 14 maggio 2012
I giochi traditi – "Dal paradiso all´inferno". Lascia cadere le mani sul tavolo, Vassilis Sevastis, e la stanza rimbomba e carte volano giù
I giochi traditi – "Dal paradiso all´inferno". Lascia cadere le mani sul tavolo, Vassilis Sevastis, e la stanza rimbomba e carte volano giù. È un personaggio omerico, Sevastis. Sessantaduenne presidente della Federazione di Atletica, ex decathleta, ha mani come palanche, baffoni, una stazza micidiale. Fa paura mentre prende il fascicolo dei progetti quinquennali che aveva pubblicato a inizio 2010 e lo getta nel cestino. Mima quello che, secondo lui, avrebbero fatto al Ministero. Il cestino rotola in terra. «Tutto andato, chiaro? Lo sport non interessa a nessuno. Dopo le Olimpiadi, nulla». Pochi giorni fa, Sevastis ha annunciato una decisione storica: chiudere le attività. Niente corse, salti, marce, niente gare in Grecia per l´intero mese almeno. La situazione si è fatta insostenibile. Allenatori e impiegati che non prendono lo stipendio da giugno. Impianti in cui il riscaldamento è un ricordo. Spogliatoi senza acqua calda. Debiti che ormai non consentono più alcuna programmazione. «Guardi qua - fa Sevastis - Ecco i conti». Il fogliaccio trema. Tagli ce ne sono per tutte le federazioni ma nessuna soffre come l´atletica leggera. Si passa dagli 8,25 milioni del 2010 ai 6,5 del 2012, ma soprattutto il dito chilometrico di Sevastis indica il taglio del 2011. A inizio anno vengono promessi in bilancio 7,35 milioni che a settembre scorso diventano 5,45. «Quasi due milioni di euro in meno. Ma noi avevamo programmato, comprato, speso. E ora? Ora siamo in rosso per la prima volta nella nostra storia». Le conseguenze immediate pesano innanzitutto sulla periferia del Paese. Lo spiega nel suo perfetto italiano Attanasio Raptis, diplomato all´Isef con lode e da quasi quarant´anni pianificatore per i centri più lontani da Atene, la capitale che da sola fa oltre la metà della popolazione. «Non ci sono più soldi per pagare le trasferte, né per compensare chi si classifica oltre il decimo posto. Dunque, i giovani tendono a non partire più per le competizioni. Le conseguenze si vedranno fra qualche anno». In realtà, già si vedono. Sevastis tuona che dai 7.055 tesserati del 2009 si è passati ai 5.200 del 2011. La colpa è di chi non ha saputo far fruttare il paradiso delle Olimpiadi 2004. «Solo far bella figura quell´anno. Eppoi? Nessun progetto per gli impianti costruiti. Nessun´idea per come dare lustro ai volontari. Nessuno stimolo per i giovani. Nessuna promessa per gli sponsor. Hanno pensato solo a spartirsi soldi, posti e risultati». Dagli al politico. Lo sport nazionale è diventato questo. Con parecchie ragioni e qualche torto di convenienza. Lo dice senza mezzi termini il Presidente del Comitato Olimpico, Spyros Capralos, 53enne dall´aria del banchiere di successo, ma anche lui con un bel passato da pallanotista olimpico nell‘80 e ´84: «Non chiediamo elemosine. Troppo facile. Dobbiamo smetterla, noi greci, di chiedere soldi al politico di turno. Abbiamo subìto un taglio del budget da 3,85 milioni di euro a 1,7, ma la cosa peggiore è che avevamo in banca un conto di un milione e mezzo, da cui lo Stato ha prelevato e investito, senza chiedercelo, un milione e 79 mila euro. Prenderemo provvedimenti legali, ma intanto dobbiamo cavarcela. Abbiamo trovato ottimi sponsor e per la preparazione e le qualificazioni a Londra 2012 abbiamo anche ricevuto gli aiuti del programma di solidarietà del Cio. Perché di certo a Londra ci saremo. In quanti è ancora prematuro dirlo. Ma puntiamo almeno a sei medaglie». La vetrata dietro le spalle di Capralos si apre su un panorama mozzafiato: le strutture olimpiche e lo stadio coperto - con enormi spese e problemi - da Calatrava. Siamo nel ricco nord di Atene, tra villini che riposano nel verde di ulivi, mimose e oleandri e già il palazzo del Comitato è tutt´altra cosa rispetto agli stanzoni polverosi della federatletica sull´arteria trafficata di viale Syngrou. «L´apparenza inganna» fa Capralos alzando le sopracciglia nel più classico dei gesti greci, un altro gesto omerico, attribuito più volte a Zeus. «Però è vero che questi stadi sono ben utilizzati. Molto vivi. Per altre situazioni certo è mancata anche la minima progettazione. Ora, però, cerchiamo di essere chiari. Le Olimpiadi del 2004 sono costate in totale poco più di dieci miliardi, l´equivalente del deficit delle ferrovie, che non funzionano, e una parte minima dei 360 miliardi che era il debito complessivo greco prima del taglio. Ebbene, quei lavori hanno portato infrastrutture essenziali: alcune visibili come strade, metropolitane e ponti, altre spesso dimenticate come telecomunicazioni e energia elettrica. Prima i blackout ad Atene d´estate erano frequentissimi, lo sa?». Capralos ha vissuto a New York, Londra, Milano, ma qui dice di voler lottare. «Sono pessimista, però. Lo ammetto. E sono stanco. Non so se continuerò. Cerco di non pensarci. A Londra dobbiamo offrire una grande dimostrazione di orgoglio. Sarà importante per tutti i greci, per il nostro spirito". Gli stadi che non sono dietro la vetrata di Capralos offrono l´immagine più chiara della parabola greca. A Galatsi, dove si giocava a ping pong, i cittadini chiedono che siano rimosse le reti, per consentire ai loro cani di scorrazzare sui prati. Nel 2006, una joint-venture greco-portoghese si era aggiudicata la gara per riutilizzare le strutture, ma la burocrazia infinita ha bloccato ogni cosa. Ancora peggio al Faliro, attorno allo stadio di taekwondo che comincia a arrugginirsi. Lo spettacolo del bestione sul mare, e le sue reti circondate da roulotte di comitive gitane, è quasi commovente. Anche perché, nonostante tutto, i greci sanno bene, fin dalle loro origini, che non si scherza con la tracotanza, perché questa viene regolarmente punita. Così ora alcuni di loro gongolano. La medaglia d´oro ai campionati mondiali indoor di salto in alto conquistata da Dimitris Hondrokoukis con 2 e 33 è un segno preciso. Il padre è andato in tv a sollevare polemiche sull´assenza di fondi. Giannis Koutsoflinis, da 9 anni allenatore nazionale dei giovani atleti, non vede stipendio da quasi un anno. Va avanti col misero salario di maestro di educazione fisica a scuola. Spegne una sigaretta e fa una smorfia eloquente: «Ha mai visto lei i ricchi che si allenano e soffrono ogni giorno? Magari fanno golf o vanno a cavallo. Be´, se non capisce, glielo dico io. Tutto questo ci servirà. Diventeremo fortissimi. Ci vuole la rabbia della povertà per vincere».