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 2012  maggio 14 Lunedì calendario

Solo 2,5 miliardi nelle casse di Atene senza accordo salteranno stipendi e pensioni – ATENE - La spia della riserva è già accesa

Solo 2,5 miliardi nelle casse di Atene senza accordo salteranno stipendi e pensioni – ATENE - La spia della riserva è già accesa. La Grecia - dopo aver raschiato il fondo del barile causa crisi - ha in cassa 2,5 miliardi. E senza gli aiuti internazionali (tra un mese Ue-Bce e Fmi dovrebbero staccare un altro assegno da 30 miliardi) «Atene non avrà più soldi per pagare stipendi e pensioni da fine giugno». A rilanciare l´allarme liquidità è stato l´ex vicepremier Theodoros Pangalos. La partita a scacchi per la formazione del nuovo governo e la possibilità di nuove elezioni stanno complicando la corsa a ostacoli per evitare l´addio ellenico all´euro. «Qui da noi c´è la falsa sensazione che Bruxelles e Berlino stiano bluffando e che alla fine arriverà un salvagente cui aggrapparci - ha detto Pangalos - E´ una pia illusione. Senza esecutivo o con un no alla Ue, gli aiuti non arriveranno. E tra sei settimane la Grecia rimarrà senza un euro in tasca». Il conto alla rovescia dei mercati è già iniziato. Il tempo, sotto il Partenone, è denaro. E da qui a fine giugno il Paese - finanziariamente parlando - ha di fronte un´agenda da brividi per una nazione in pieno stallo politico. Il primo appuntamento è tra 24 ore: domani scade un bond da 450 milioni in portafoglio a investitori esteri. Questo prestito è stato emesso sotto legislazione internazionale e quindi è per legge escluso dal mini-default che ha costretto i creditori privati di Atene a rinunciare, obtorto collo, al 75% della loro esposizione. Cosa farà la Grecia? Metterà mano ai pochi soldi rimasti nel portafoglio per rimborsare al 100% gli hedge fund o li lascerà a becco asciutto facendo scattare un altro default? Gli analisti sono convinti che il ministero dell´Economia non abbia scelta: restituirà il dovuto turandosi il naso e scatenando, c´è da scommetterci, una valanga di polemiche. Il secondo fondamentale appuntamento è per giugno quando - in teoria – Atene dovrebbe approvare 11 miliardi di nuovi tagli mentre la Trojka dovrebbe confermare lo stanziamento di un´altra tranche di 30 miliardi di euro nell´ambito del piano di salvataggio di 130 miliardi garantito ad Atene dal memorandum. L´assegno di Ue, Fmi e Bce dovrebbe servire in parte per finanziare il debito esistente, ma soprattutto (più o meno 24 miliardi) per ricapitalizzare le banche, rimaste a corto di liquidità dopo che lo swap ha falcidiato le loro riserve. Senza questo assegno, gli istituti rischierebbero il crac in poche settimane. Il problema è che a metà giugno la Grecia potrebbe essere chiamata di nuovo alle urne. E che, secondo i sondaggi, a vincere sarebbe la sinistra radicale di Alexis Tsipras, favorevole alla permanenza nell´euro, ma decisa a rispedire al mittente l´austerità che ha messo in ginocchio l´economia nazionale. Angela Merkel e il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso sono stati chiari: «Se gli accordi con Bruxelles non saranno rispettati, Atene non vedrà un euro». E senza gli euro della Trojka, il tesoretto di 2,5 miliardi di risparmi rimasto in cassa si esaurirebbe in poche ore, lasciando dipendenti pubblici e pensionati ellenici senza stipendio e spedendo il Paese dritto dritto verso il crac e l´addio alla moneta unica. Per disinnescare questa bomba ad orologeria ci sono solo due soluzioni e mezzo: la prima, quella di gran lunga preferita da Ue-Bce e Fmi, è che i partiti ellenici seppelliscano l´ascia di guerra e diano vita nelle prossime ore a un governo di emergenza. Le possibilità però allo stato non paiono altissime. La seconda è che al voto di giugno esca vincitrice una coalizione pro-memorandum. In quel caso è probabile che Bruxelles possa garantire un po´ di soldi al Paese anche prima della formazione del nuovo esecutivo per la normale amministrazione. Il mezzo, dicono in camera caritatis molti osservatori politici, è una possibile apertura a Tsipras dopo l´eventuale successo della sinistra. Ok, Syriza - il partito del 38enne astro nascente della politica ellenica - e i suoi alleati respingerebbero il memorandum. Ma a quel punto la Trojka potrebbe (o forse dovrebbe) sedersi attorno a un tavolo per cercare nuove soluzioni e non lasciare andare alla deriva la Grecia. Il rischio contagio è troppo alto. I costi di un crac rischiano di essere di gran lunga superiori a quelli di nuove concessioni ad Atene. E, in fondo, nel portafoglio dei Paesi della Ue, di Fmi e Bce ci sono 194 miliardi di crediti con il Partenone. Se Tsipras non paga, i primi a pagare un conto salatissimo sarebbero loro.