FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 12/5/2012, 12 maggio 2012
Un piano del governo per difendere Equitalia - Il fuoco incrociato su Equitalia costringe il governo a scendere in campo e prendere le difese dell’agenzia
Un piano del governo per difendere Equitalia - Il fuoco incrociato su Equitalia costringe il governo a scendere in campo e prendere le difese dell’agenzia. La situazione è allarmante e ne prende atto l’esecutivo tanto che giovedì prossimo il premier, Mario Monti incontrerà di urgenza e i vertici di Agenzia delle Entrate. La società per la riscossione nazionale dei tributi torna ancora una volta nel mirino delle proteste tra minacce di stampo eversivo, avvertimenti, contestazioni e vere e proprie aggressioni. Un altro evidente e perverso aspetto, a tratti strumentalizzato, del disagio sociale in cui versa il Paese alle prese con la crisi e il clima di austerity. L’attacco all’agenzia diretta da Attilio Befera provoca una reazione da parte della stessa società che in una nota spiega come sia «inaccettabile continuare a scaricare irresponsabilmente su Equitalia la colpa di gesti estremi e situazioni drammatica». «Il sensazionalismo alimenta la violenza» avverte l’agenzia, riferendosi agli atti di violenza di queste ore e sostenendo che «sono eventi tragici da non spettacolarizzare» e «facili strumentalizzazioni sfociano in vere e proprie guerriglie». La tormentata giornata di Equitalia inizia a Napoli dove circa 200 persone bloccano le strade davanti agli uffici dell’agenzia al Corso Meridionale di Napoli. Manifestanti aderenti a diverse sigle di disoccupati, centri sociali ed al sindacato «Lavoratori in lotta» hanno organizzato poco dopo le nove del mattino un presidio poi trasformatosi in blocco stradale, con pesanti ripercussioni sulla circolazione. Da Sud a Nord l’offensiva prosegue nella provincia di Vicenza dove il muro della sede di Schio viene imbrattato con scritte accusatorie del genere «Io uccido» e «Infami». Nello stesso clima si colloca l’affissione, a Legnano di quattro vecchi volantini siglati Br e con la stella a 5 punte: uno sulla targa di una sede dell’Agenzia delle Entrate, il secondo in una filiale dell’Inps e altri due all’esterno di una fabbrica. L’escalation di rabbia passa dalle minacce ai fatti quando due ispettori di Equitalia vengono aggrediti in uno studio di commercialisti, a Melegnano, nel milanese da un imprenditore edile per motivi ancora non chiari. L’agenzia è nel mirino della protesta trasversale e la conferma arriva dalla rivendicazione del Fronte anarchico informale, il possibile autore dell’attentato al dirigente di Ansaldo Roberto Adinolfi: «Potevamo colpire qualche funzionario di Equitalia», ma «non siamo alla ricerca del consenso». Passano pochi minuti e giunge la notizia di un pacco bomba recapitato alla direzione generale in via Grezzar a Roma. Conteneva silicone e polvere pirica, ma probabilmente non si sarebbe incendiata alla sua apertura. L’offensiva prosegue anche sul piano politico con una raccolta di firme di cui è promotore contro quella che definisce una «barbarie di Stato» Bruno Berardi, Responsabile Nazionale difesa e sicurezza di Movimento Sociale Fiamma Tricolore Destra Sociale. Chiede che il Parlamento stabilisca il divieto assoluto per la società ma anche per l’Agenzia delle entrate di usare «metodi brutali» contro i cittadini in debito con il fisco. In sostanza niente più espropri, pignoramenti, ganasce fiscali e altre iniziative analoghe, ma «metodi civili di trattazione del debito». Intanto in provincia di Viterbo, un imprenditore settantenne pieno di debiti e con l’azienda dichiarata fallita minaccia di uccidere gli impiegati della locale Agenzia delle Entrate: «Ormai sono rovinato. Ora vado là con la pistola, uccido tutti e poi mi ammazzo», urla telefonando a un sindacalista della Uil.