MARCO ZATTERIN, La Stampa 12/5/2012, 12 maggio 2012
L’Ue promuove l’Italia Nel 2013 sarà pareggio - Almeno due buone notizie nelle pur fosche previsioni di primavera della Commissione Ue
L’Ue promuove l’Italia Nel 2013 sarà pareggio - Almeno due buone notizie nelle pur fosche previsioni di primavera della Commissione Ue. La prima è che, per dirla con l’algido Olli Rehh, «c’è una ripresa in vista, anche se il contesto resta fragile». La seconda, sempre secondo Rehn, pone «l’Italia sulla strada giusta per centrare gli obiettivi di bilancio: non servono altre misure di risanamento». Anche se il finlandese chiede «altre azioni determinate», per tenere in equilibrio i bilanci e stimolare la crescita. Il quadro è serio: l’11% degli europei sarà senza impiego a fine 2013, un dato che non si vedeva da anni. I tecnici di Bruxelles cercano di mostrare il bicchiere mezzo pieno. Con la Grecia che non si sa come va a finire, e la Spagna di cui si intuisce lo sforamento, l’esercizio previsionale della Commissione compensa con la buona volontà l’assenza di spunti positivi. I debiti stanno meglio, ma resta l’instabilità. Così, mentre la Germania conserva lo scettro di kaiser economico, anche in Francia non va come dovrebbe: fra il neopresidente Hollande e i suoi obiettivi di medio termine c’è un buco da 27 miliardi. Tenere la barra del rigore, stimolare la ripresa. Arrivano due vertici in 40 giorni per provarci. Nell’attesa del piano miracoloso, Rehn si affida alla domanda mondiale che accelera e all’auspicio che i mercati si quietino. Il pil stagnerà quest’anno nell’Eurozona (-0,3%), ma nel 2013 dovrebbe guadagnare l’1%, «una ripresa che comincerà nel secondo semestre per poi accelerare». La domanda resterà bassa causa senzalavoro; l’aiuterà l’export. Si stima. Ammette la Commissione che «i rischi di rivedere lo scenario al ribasso continuano a prevalere», in particolare per la minaccia d’un possibile aggravarsi della crisi dei debiti sovrani e per i suoi effetti sul credito. Rehn insiste per il cocktail fra rigore e crescita e manda pure a dire ad un Obama parecchio indebitato (deficit Usa all’8,3% nel 2012) che è «semplicistico» dire che l’attenzione europea sul fronte fiscale non funziona. Poi ricorda che «il Patto non è stupido»: gli esaminati di Bruxelles beneficeranno di qualche clemenza. L’Italia ci conta. La Commissione rileva che «una posizione di bilancio equilibrata è attesa nel 2013 grazie alla manovra di aggiustamento di mezzo punto» adottata dal governo. Vuol dire che l’avanzo primario, ovvero la spesa al netto degli interessi, aumenterà di un punto sino al 5,5%. E se anche il pareggio nominale non verrà raggiunto (-1,1 deficit/pil del 2013) si ritiene che la situazione non richieda interventi. Soddisfatto Mario Monti per aver chiuso i conti col rigore, ma inquieta la spesa per interessi in espansione con gli spread e la disoccupazione che arriverà quasi al 10% (9,7) e i salari reali negativi con effetti spiacevoli per la domanda. Male il pil, in rosso quest’anno (-1,4%) e poco attivo competitivo nel 2013 (+0,4), meno di metà dell’Ue. Al solito. Vorrebbero poter sorridere francesi e spagnoli, per non parlare dei greci in profondo rosso nel 2012, ma ottimisticamente indicati a crescita zero l’anno successivo. Madrid sarà l’unica capitale in recessione nel 2013 (pil -1,8% nel 2012, 0,3 nei dodici mesi seguenti). Il governo Rajoy ha un piano di rientro definito con l’Ue, ma tutto fa pensare che non ce la farà. E che alla fine nessuno protesterà troppo, consapevole che la cura potrebbe essere peggiore del malanno. Bruxelles conta sulla connivenza dei tedeschi ai quali tutto va così bene che potrebbero anche smettere di considerarsi soli nel continente.