GUIDO RUOTOLO, La Stampa 12/5/2012, 12 maggio 2012
Il Viminale alza le difese Pronto l’esercito ma servono più risorse - Non si nasconde la preoccupazione, al Viminale
Il Viminale alza le difese Pronto l’esercito ma servono più risorse - Non si nasconde la preoccupazione, al Viminale. L’allerta è massima. Il timore di una raffica di attentati, così come gli anarcoinsurrezionalisti hanno annunciato di voler fare, è reale. Se si dovesse ritenere di dover adottare misure straordinarie, nelle prossime ore il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, convocherà il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza. Non si tratta solo di valutare il rischio terrorismo, sulla base del documento di rivendicazione dell’agguato all’amministratore delegato di Ansaldo Energia, a Genova. E dunque non si aspetta soltanto l’analisi del documento, che del resto già c’è. Bisogna anche alzare le difese, attivare i sensori sul territorio, monitorare le «aree di interesse», calibrare l’uso razionale delle risorse. Il terrorismo anarcoinsurrezionalista ha dichiarato guerra. Il guanto della sfida va raccolto. Il dilemma che già si propose ai tempi dell’omicidio delle Br del giuslavorista Marco Biagi ridiventa attuale, e non è facile da risolvere: chi tutelare, visto che nel documento non vengono citati nomi (ad esclusione dell’ex ministro Claudio Scajola) ma solo aziende Finmeccanica dei diversi settori operativi, ed Equitalia? Gli amministratori delegati delle diverse aziende? I direttori generali degli stabilimenti o delle filiali, i membri del Cda? Quali scorte rafforzare e quali altre eliminare? Probabilmente, dovranno essere reperiti altri uomini ma questo non sarà sufficientea tutelare tutti. In queste ore al Viminale si sta valutando anche la necessità di utilizzare l’Esercito nella protezione di obiettivi fissi. Non sarebbe un ritorno dell’Esercito perché nell’ambito del piano «città sicure» del governo Berlusconi, gli ex ministri della Difesa La Russa e dell’Interno Maroni stabilirono l’impiego di soldati a tutela di obiettivi fissi (comprese le stazioni ferroviarie e della metropolitana), liberando così forze di polizia per l’attività propria di prevenzione e repressione. E ancora oggi, presidi militari se ne vedono in giro, a Roma. Il dispositivo che si vuole mettere in atto nelle prossime ore è quello della «vigilanza dinamica degli obiettivi». Ecco perché servono più uomini e mezzi. Questo significa che nelle città dove vivono i possibili «bersagli» delle minacce terroristiche, vengono impegnati i servizi di vigilanza dinamica sotto le loro abitazioni. La volante della polizia piuttosto che la gazzella dei carabinieri garantisce un controllo del territorio cosiddetto «dinamico», con particolare attenzione per le case dei possibili obiettivi. La preoccupazione del Viminale è quella di «cercare di dare sicurezza alla società civile». Niente panico, nessuna reazione irrazionale. Va anche detto, spiegano al ministero dell’Interno, che il documento di rivendicazione dell’agguato ad Adinolfi è un invito al proselitismo. Di sicuro nell’area genovese e piemontese si è creata una cellula armata. L’attività di inchiesta, i sopralluoghi, i pedinamenti hanno avuto bisogno di un supporto logistico. E, dunque, genovese. Il problema, adesso, è capire dove intendano colpire il prossimo obiettivo. Sempre a Genova o a Torino? O sono in grado di operare in Toscana e nel Lazio?