Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 15 Martedì calendario

Detersivo alla spina - Francesca ha acquistato il primo contenitore di plastica a 50 centesimi e ora il detersivo per i piatti lo spilla lì dentro; Antonio, che ha una passione per il vino sfuso, mette le sue bottiglie di recupero sotto il cannello della damigiana e ne riempie sei alla volta, che porta a casa con un cestello di plastica di sua madre; Filippo usa riempire d’olio pugliese la bottiglia dell’acqua; Paola invece utilizza Il sacchetto di plastica per cereali e legumi, sempre facendo ricorso alla spina

Detersivo alla spina - Francesca ha acquistato il primo contenitore di plastica a 50 centesimi e ora il detersivo per i piatti lo spilla lì dentro; Antonio, che ha una passione per il vino sfuso, mette le sue bottiglie di recupero sotto il cannello della damigiana e ne riempie sei alla volta, che porta a casa con un cestello di plastica di sua madre; Filippo usa riempire d’olio pugliese la bottiglia dell’acqua; Paola invece utilizza Il sacchetto di plastica per cereali e legumi, sempre facendo ricorso alla spina. Il risparmio avanza così: si paga meno, perché la confezione è sempre la stessa, e non s’inquina. I contenitori si conservano. In alcune città italiane da qualche tempo esistono negozi «ricaricabili», dove si possono spillare dai vari contenitori detersivi per lavatrice, lavastoviglie, piatti, e poi latte, vino, olio, legumi, cereali, e persino liquori. A Milano una catena tedesca, Vom Fass, offre liquori e distillati vari sempre alla spina. A muovere l’interesse dei consumatori per questo modo di fare la spesa è stata senza dubbio la crisi economica, ma anche la possibilità di attingere a prodotti ecologici, e poi l’idea che così non si gettano lattine, vetri o plastiche nella pattumiera. L’idea di riciclare e riutilizzare si sta affermando, se anche alcune grandi catene alimentari hanno aperto un angolo per le ricariche. Il packaging e gli imballaggi sono una delle maggiori fonti di spreco energetico: gran parte dei contenitori e degli involucri realizzati per attirare il consumatore finiscono nelle discariche, e spesso non si riutilizzano. Farne a meno è diventata una necessità. Ma cos’è questa spina da cui scaricano i prodotti sfusi? Naturalmente non è una formazione vegetale dura e pungente, anche se da lì deriva l’oggetto e la parola. Se il termine botanico spina compare nel 1250 in un poeta della scuola siciliana, quello che indica la cannella della botte, da cui escono vino o birra, è del 1264, utilizzato nel latino medievale di Vicenza. Ma c’è anche l’espressione «alla spina»: «vinum ad minutum sive ad spinam», in uso ad Ancona del XIV secolo. E pensare che c’è chi crede che l’abbiano inventato i tedeschi per scolarsi boccali e boccali di birra. Ora si usa il verbo «spinare», e nel caso dei detersivi sfusi, o dei fagioli, si può ben dire che questa è una spina che non trafigge né fa tribolare.