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 2012  maggio 14 Lunedì calendario

Il nuovo paradiso dei collocamenti si trova a Hong Kong - Per tre anni di fila, dal 2009 al 2011, la Borsa di Hong Kong è stata la prima per Ipo, le quotazioni di matricole, raccogliendo 138,7 miliardi di dollari da investitori da tutto il mondo

Il nuovo paradiso dei collocamenti si trova a Hong Kong - Per tre anni di fila, dal 2009 al 2011, la Borsa di Hong Kong è stata la prima per Ipo, le quotazioni di matricole, raccogliendo 138,7 miliardi di dollari da investitori da tutto il mondo. Ora la leadership della piazza asiatica, però, sta vacillando. Da un lato è minacciata dalla ripresa di Wall Street, che è risalita al secondo posto nel 2011 dopo essere stata terza per il 2010 e il 2009, e che nell’anno in corso si gioverà del lancio di Facebook, la cui quotazione è prevista per il 18 maggio. Dall’altro, l’attrazione di Hong Kong è minata dalla performance media dei titoli che ha offerto al pubblico nei tre anni scorsi: dal gennaio del 2009, infatti, la media delle matricole è sotto del 13%. Se si considerano le 127 società che hanno rastrellato oltre 100 milioni ognuna, ha riportato la sezione Money & Investing del Wall Street Journal il 30 aprile citando dati FactSet, il 72% sono scambiate ora ad un livello inferiore a quello di partenza, e il 69% hanno fatto peggio dell’Hang Seng Index, l’indice generale della borsa di Hong Kong. E questi numeri escludono cinque Ipo che sono state sospese dopo la quotazione, tra le quali la Hontex International Holdings, accusata dall’organo di vigilanza della borsa di Hong Kong di aver fornito informazioni false ai risparmiatori. L’affidabilità della rampante piazza asiatica è diventata insomma un fattore frenante della sua corsa, e gli enti regolatori locali hanno promesso cambiamenti che renderanno le banche distributrici delle azioni responsabili del contenuto dei prospetti. Tra le aziende di piccola capitalizzazione, che incarnano la massima speranza di guadagnare e insieme il massimo rischio di perdere per i sottoscrittori di Ipo, si segnalano le performance peggiori. In particolare, l’ultima della classe è la Trony Solar Holdings, produttrice di pannelli solari, che ha fatto svanire l’84,7% dell’investimento a chi sperava di cavalcare l’onda verde dell’energia pulita. Male anche anche la China Zhongwang Holdings che fa prodotti d’alluminio (- 55,6%) e la Bawang International (Group) Holdings, che produce shampoo (-71,8%). I timori per gli insuccessi (fisiologici) di tante Ipo e per le carenze del sistema sul delicato aspetto della trasparenza e della governante spiegano l’attuale rallentamento delle nuove offerte nel primo quadrimestre del 2012, con la raccolta che è stata inferiore del 43% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel triennio passato ci sono stati però anche grandi guadagni per chi ha puntato la sua scommessa, il termine è appropriato, sulle Ipo vincenti. Le due società del gioco d’azzardo Sands China e Wynn Macau, controllate da operatori di casinò americani, hanno battuto tutte le altre matricole con il +204% e il +132%, rispettivamente, da quando hanno debuttato al 23 aprile 2012. E buona parte delle Ipo con la raccolta più alta di denaro hanno fatto performance migliori del benchmark Hang Seng Index. Per esempio Aia Group (20,5 miliardi raccolti, +39,7% di performance); Prada (2,5 miliardi, +32,1%); Agricultural Bank of China (22 miliardi, +9,4%). La Wall Street delle matricole sembra ora avere la carta giusta per il sorpasso di Hong Kong. Il settore delle Ipo negli Usa sta registrando vitalità. Negli ultimi 12 mesi, le società che hanno esordito alla Borsa di New York sono state 173, e ce ne sono altre 228 che hanno avviato la procedura per entrare prossimamente in quotazione. A trainare le Ipo Usa è soprattutto il settore high tech & Internet, che ha creato 37 matricole, contro le 26 del secondo comparto, i servizi per i consumatori.