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 2012  maggio 14 Lunedì calendario

Battaglia nelle favelas Un tiratore scelto elimina il Matemático - Quindici mandati di arresto, 26 capi di imputazione che vanno dal narcotraffico all’omicidio e una taglia di 5000 dollari sulla testa

Battaglia nelle favelas Un tiratore scelto elimina il Matemático - Quindici mandati di arresto, 26 capi di imputazione che vanno dal narcotraffico all’omicidio e una taglia di 5000 dollari sulla testa. Questo il curriculum del narcotrafficante più ricercato di Rio de Janeiro, ovvero Márcio José Sabino Pereira, 37 anni, conosciuto però da tutti con il soprannome di Matemático, trovato morto nel portabagagli di un’auto nella favela carioca di Coreia. Latitante dal 2009, era a capo del Terceiro Comando Puro, uno dei gruppi criminali più spietati che controllano lo spaccio della cocaina a Rio nelle favelas di Coreia, Taquaral e Vila Aliança. Il ritrovamento del suo cadavere è avvenuto dopo un’operazione durissima dei corpi speciali della polizia brasiliana nelle favelas di Senador Camará. Il boss è rimasto ferito dopo essere stato colpito da un tiratore scelto, della polizia a bordo di un elicottero ma è comunque riuscito a sfuggire alla cattura con alcuni complici. Qualche ora più tardi, però, in un luogo vicino al teatro della sparatoria, due agenti hanno trovato il suo corpo in un’auto con lo sportello semiaperto. L’ipotesi degli investigatori è che i suoi complici lo abbiano abbandonato quando si sono resi conto che era morto. «Era un narcos spietato», spiega adesso Fernando Veloso uno dei capi della polizia carioca, che lo monitorava senza sosta da mesi dopo che tre anni fa, in regime di semilibertà grazie al quale di giorno poteva lavorare in un’impresa di pompe funebri, era riuscito a far perdere le sue tracce dileguandosi apparentemente nel nulla. Per due volte, però, gli agenti brasiliani erano stati sul punto di acciuffarlo ma la potente rete di omertà e supporto messa in piedi dal narcotraffico carioca aveva sempre avuto la meglio, tanto più che Matemático era uno dei narcos più anziani, entrato nel giro giovanissimo, molto conosciuto e rispettato. «Ma ora prosegue Veloso - ce l’abbiamo fatta». Con il ritrovamento del suo cadavere arriva a un punto cruciale la lotta sanguinosa per il controllo del mercato della droga nella «città meravigliosa». Proprio l’anno scorso era stato Matemático ad avviare una guerra di territorio nella favela di Vila Kennedy, innescando un periodo di omicidi e sparatorie a ogni ora del giorno e della notte. «Era davvero un leader. Comandava con pugno di ferro ed era spietato», commenta a caldo il commissario João Luiz de Araúj che guida la divisione antidroga della polizia federale brasiliana. Il narcotrafficante negli ultimi tempi conduceva una vita impossibile. Circondato da una scorta armata di bazooka si muoveva all’interno della favela di Senador Camará, famosa per le sue viuzze impervie e tortuose che hanno reso per mesi difficile il lavoro degli investigatori. «Lui, invece, sapeva muoversi come un gatto. Non ripeteva mai gli stessi percorsi», spiega de Araúj. Dalla sua il criminale aveva la forza minacciosa delle armi, un vero e proprio arsenale, tra i più forniti di Rio de Janeiro. Tanto che durante l’operazione i criminali di Terceiro Comando Puro hanno provato addirittura a tirar giù l’elicottero della polizia. Nell’esercito del narcotraffico Matemático era stato arruolato adolescente, mostrando una grande abilità e uno spietato sangue freddo il che gli aveva permesso di costruire la sua carriera in modo quasi fulminante. Era diventato braccio destro del boss Robinho Pinga, che gestiva il traffico della droga nelle favelas di Senador Camará. Una volta morto Pinga ne aveva preso il posto ma, nel 2004, era stato arrestato in un centro commerciale di San Paolo, fino alla latitanza del 2009. E adesso a Rio de Janeiro è già scattato il Toto-scommesse. Chi prenderà il posto di Matemático? Molto probabilmente Marcelo Santos das Dores, conosciuto come Menor P, che è a capo del traffico di droga di un’altra favela, il Complexo da Maré, nella zona Nord della città. Come dire che insomma la polizia brasiliana ha vinto sì una battaglia ma non la guerra.