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 2012  maggio 15 Martedì calendario

Bo Xilai abbandona la moglie "La mia rovina è colpa sua" Pechino, "pentimento" concordato. E la casta rossa salva se stessa "Il matrimonio era finito ma restammo insieme per non danneggiare la mia carriera politica" Il regime è deciso a depoliticizzare lo scandalo per ridurlo ad un episodio di gossip PECHINO - Bo Xilai voleva divorziare dalla moglie Gu Kailai

Bo Xilai abbandona la moglie "La mia rovina è colpa sua" Pechino, "pentimento" concordato. E la casta rossa salva se stessa "Il matrimonio era finito ma restammo insieme per non danneggiare la mia carriera politica" Il regime è deciso a depoliticizzare lo scandalo per ridurlo ad un episodio di gossip PECHINO - Bo Xilai voleva divorziare dalla moglie Gu Kailai. Per salvare carriera politica, patrimonio e famiglia, non lo fece. Un errore fatale: che può costargli ora, oltre che la libertà, anche la vita. La strana confessione del leader cinese, epurato dopo la fuga del suo braccio destro nel consolato Usa di Chengdu, è destinata però a cambiare anche il destino del partito comunista e della Cina. Ad un amico giapponese, che lo ha incontrato riservatamente in un ristorante di Pechino, l´ex sindaco di Chongqing ha rivelato che il suo matrimonio era finito già nel 2000. Bo Xilai, all´epoca leader della città di Dalian e astro nascente dell´ala conservatrice del partito, scelse infine di non lasciare Gu Kailai, brillante e ricco avvocato d´affari. «Preferimmo restare ufficialmente insieme - ha detto Bo in un´intervista ad un quotidiano di Tokyo - per non danneggiare la mia ascesa e per non far soffrire nostro figlio Bo Guagua». Le conseguenze di quella scelta, dodici anni dopo, sono all´origine della peggiore crisi politica in Cina dai tempi della strage di piazza Tiananmen. Bo Xilai, consegnato ai flirt con donne bellissime procurate da un amico miliardario, si è trasformato in un leader ricattabile. Gu Kailai, finita tra le braccia del businessman britannico Neil Heywood, è accusata ora del suo omicidio e del tentativo di occultare capitali all´estero. Salvare le apparenze di un matrimonio felice, ma nella realtà finito, ha infine portato al suicidio politico il leader cinese più popolare dalla morte di Deng Xiaoping, escluso dalla corsa al nuovo comitato permanente del partito. Avvisato da Wang Lijun che Gu Kailai aveva avvelenato Heywood, vicino ai servizi segreti di Londra, Bo Xilai avrebbe cercato di occultare le prove e di eliminare il suo braccio destro, deciso a denunciarlo. A tre mesi dallo scoppio dello scandalo, che per la prima volta ha fatto trapelare la pericolosa frattura tra riformisti e conservatori della seconda economia del mondo, anche la clamorosa confessione di Bo Xilai è però avvolta dal mistero. L´incontro con il confidente giapponese a due passi dalla Città Proibita, dopo che Bo è scomparso da fine marzo, sarebbe stata favorita dai servizi segreti di Pechino, in cambio di informazioni riservate. Secondo Keisuke Udagawa, autore dello scoop, Bo Xilai è apparso stanco, tranquillo, ma deciso a lottare contro le accuse di alto tradimento, corruzione, esportazione di capitali e abuso della tortura. «Hanno usato mia moglie per incastrare me - ha detto -: una vendetta per la mia campagna contro la criminalità organizzata». L´incontro tra l´uomo che sta facendo tremare il potere cinese e un giornalista giapponese, filtrato da censura e propaganda, solleva però nuovi dubbi. Il potere di Pechino, impegnato nella sua decennale transizione, è deciso a depoliticizzare lo scandalo Bo, riducendolo ad un episodio sospeso tra gossip rosa e cronaca nera. L´ultima versione dell´eroe neo-maoista accredita dunque la ricostruzione ufficiale del funzionario ambizioso rovinato dalla moglie avida. Passando da carnefice e vittima, il «principe rosso» eviterebbe la pena di morte, ma pure l´implosione di un partito minato da corruzione, privilegi e vertiginosi arricchimenti dei leader. L´uomo che costringeva le masse di Chongqing a cantare i vecchi inni rivoluzionari, avrebbe occultato all´estero centinaia di milioni di dollari, ha un figlio che viaggia in Ferrari e studia ad Harvard e una moglie abituata a shopping e scappatelle a Londra. Il suo profilo nascosto è però quello comune ai più alti papaveri del partito, che rischiano ora di essere travolti dalla lotta interna alla gerarchia e da un´insurrezione popolare. Far confessare e risparmiare Bo Xilai, dopo averlo politicamente eliminato, consente dunque ai tecnocrati cinesi di salvare se stessi e di non cadere nell´instabilità che allarma i mercati. Il problema è capire fino a quale punto Pechino sia oggi costretta ideare un «caso Bo» presentabile e se il conflitto per il controllo del Paese non degenererà in un´aperta guerra per bande, come alla morte di Mao. Il Quotidiano del Popolo è stato costretto ieri a smentire la notizia del rinvio del congresso del partito comunista, che in ottobre avvierà la successione a Hu Jintao e Wen Jiabao. Nemmeno la censura è riuscita però a nascondere che i leader restano divisi sul futuro della Cina e che Zhou Yongkang, capo dell´apparato di sicurezza e alleato di Bo Xilai, è stato silenziosamente destituito. Proprio mentre Chen Guangcheng, dissidente-simbolo e cieco, riusciva a concludere la sua fuga di seicento chilometri e a rifugiarsi nell´ambasciata Usa di Pechino. L´ultima beffa, ma pure il segnale inquietante di un regime scosso come mai dal 1989.