Aldo Grasso, Corriere della Sera 15/05/2012, 15 maggio 2012
GRAZIE ALLO SPORT LA TV E’ MULTITASKING
Lo sport crea emozioni, la televisione le racconta. Una domenica così capita di rado e bisogna ringraziare la tv che ha messo in fila una serie di colpi di scena che nessuno sceneggiatore avrebbe mai potuto prevedere: dal GP di automobilismo al Giro d’Italia, dal pomeriggio degli addii (Del Piero, Nesta, Zambrotta, Gattuso, Inzaghi) al tennis, dallo scontro parallelo fra Manchester United e Manchester City (con il recupero più thriller della recente storia del calcio, dall’incubo al trionfo in soli due minuti) e, in serata, dalla sconfitta del Lecce alla salvezza del Genoa.
Chi ha passato la giornata davanti alla tv, potendo contare anche su Sky, può segnarla sul calendario: per essersi commosso degli addii, per come la Juve ha pensionato Del Piero, per amore o per odio nei confronti di Roberto Mancini, per lo scatto di Domenico Pozzovivo nell’alta Irpinia, per la vittoria in F1 del semisconosciuto Pastor Maldonado, in un GP condizionato dalle gomme, per la vittoria di Roger Federer a Madrid, per i commenti esagitati dei telecronisti.
Ma c’è una ragione ancora più profonda: grazie alla tv, è cambiato il punto di vista sullo sport (non più uno solo sguardo, dal vivo e allo stadio, ma più punti di vista e più sport contemporaneamente) e il nostro sguardo deve ora imparare a esercitarsi su nuovi paesaggi e nuove letture. È un’avventura affascinante, una inedita forma di conoscenza che si sviluppa attraverso i media, si mette in gioco con altri immaginari, e vive di una mediazione (il racconto del telecronista, la regia dell’evento), di una complessa negoziazione. Anche le emozioni sgorgano da altre fonti: la tv ha svuotato lo sport dei suoi significati storici, del suo immaginario, dei drammi formali che assillavano un tempo i sogni di una comunità circoscritta e reale, ma lo ha anche riempito di significati nuovi. Che vanno «vissuti» e studiati, se possibile senza rese nostalgiche.
Aldo Grasso