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 2012  maggio 15 Martedì calendario

LENNON E I SUICIDI, PAROLA DI SAVIANO —

Dove eravamo rimasti? Alla Lega che interloquiva con la ’ndrangheta. E Roberto Saviano riparte da lì. Da «interloquire». «L’anno scorso a Vieni via con me — spiega l’autore di Gomorra — dicemmo che la ’ndrangheta cercava di interloquire con tutti i partiti, anche con la Lega. Si arrabbiarono tutti. Ci dissero che era inammissibile pensare una cosa del genere». Furono polemiche, intervenne l’allora ministro Maroni. E oggi? «Il tesoriere della Lega interloquiva eccome, conosceva benissimo i broker del clan De Stefano. È accusato di fare affari con loro, del resto la ’ndrangheta è uno dei migliori moltiplicatori di ricchezze in Italia. Sapeva come far fruttare i soldi della Lega. Che bello se invece di arrabbiarsi, avessero avuto voglia di interloquire con la procura antimafia». Poi smussa, o forse no. «O magari nessuno nella Lega sapeva che il suo tesoriere interloquisse con la ’ndrangheta, chissà».
Inizia così il programma che a destra non è piaciuto già prima di andare in onda. Quello che (non) ho è il ritorno della coppia Fazio-Saviano in tv. Su La7 perché la Rai ha declinato l’invito. Un programma per ridare un senso alle parole, come lo ha definito Fazio, che in apertura scherza: «Saremo insieme per tre sere di seguito, una specie di occupy La7». L’attore Pierfrancesco Favino legge le parole che augura a sua figlia di incontrare: «Treno, sesso, latte, spiaggia, tigre, imparare, insegnare...». Il conduttore gli suggerisce quelle da non incontrare mai: «Burlesque, spread, briffare, televoto, padano, vip, partenza intelligente, soluzione simpatica...».
Ma tra parole, musica (Elisa, Litfiba) e ospiti (Rea, Avati, De Luca...) la scena è sempre di Saviano. Lo scrittore al TgLa7 aveva liquidato così gli attacchi che Giuliano Ferrara gli aveva sferrato sul Foglio: «Non rispondo perché non ho stima». Poi arrivano i suoi due monologhi. Il secondo è un pugno nello stomaco sulla strage di Beslan in cui morirono 186 bambini («quasi 10 classi finite in un attimo»); il primo è su crisi e suicidi. Cita John Lennon: «Lavoro è vita e senza di quello esiste solo paura e insicurezza». Poi prosegue: «Sempre più suicidi avvengono per la crisi economica, il governo dovrebbe aprire sportelli per aiutare la gente ad affrontare il debito e le tasse». Imprenditori e operai stanno cadendo come su un campo di battaglia: «Si muore per debiti, ma anche e soprattutto per amore dell’azienda e dei dipendenti, cui non si ha il coraggio di dire che non ci saranno più stipendi». E spiega che a guadagnarci sono le mafie, «uniche a disporre di ingenti liquidità». Parla di imprenditori strozzati dai ritardi nei pagamenti, costretti «a fare debito non per errori commessi da loro», a confrontarsi con le banche che poi «chiudono i rubinetti».
C’è Travaglio che riflette sulla politica e attacca Napolitano e Schifani: «Rinnovamento non è cambiare il nome al partito, non è fare il presidente della Repubblica a 87 anni e lanciare moniti per il rinnovamento della politica e per i giovani, fare il presidente del Senato da indagato per mafia».
A Luciana Littizzetto, dalla parte delle donne contro le violenze, spetta quel poco che c’è di comico. Il programma va in onda da una ex fabbrica: «Una fabbrica senza operai, pensa Marchionne come sarebbe contento».
Renato Franco