Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 15/05/2012, 15 maggio 2012
LO SCERIFFO CONTROCORRENTE
Giuseppe Vegas ha collocato la Consob all’opposizione della turbofinanza e del pensiero unico che, nonostante le dure repliche della storia, continua a difendere l’idea dell’autoregolamentazione dei mercati. Lo ha fatto senza frasi roboanti, ma insistendo sulla politica dei divieti. Vegas rivendica l’appoggio della Consob all’Unione europea che vieta i credit default swap sul debito pubblico senza posizioni sottostanti e a Borsa italiana che penalizza gli eccessi del trading ad alta frequenza, basato su algoritmi matematici che impartiscono ordini di acquisto e vendita dei titoli nell’arco dei millisecondi e trasformano gli investimenti in mere scommesse da liquidare in giornata. E’ questo un fronte sul quale anche la Sec americana inizia a muoversi. Il presidente della Consob annuncia infine misure sugli Etf da parte dell’associazione dei regolatori delle Borse europee. La strada della regolazione virile è iniziata, ma la strada è lunga. Ci vuole la capacità di creare consensi sovranazionali ma anche una propria politica. A questo proposito, Vegas si distanzia dai regolatori bancari che, intrappolati dalla European Banking Authority, continuano a chiedere aumenti di capitale con il rischio di aggravare la crisi del credito. Per galateo istituzionale, Vegas non l’ha detto, ma che senso ha parlare di ricapitalizzare le banche in relazione a una quantità di attivi che ogni paese e, all’interno di ciascun paese, ogni grande banca calcola in modo diverso? Il presidente della Consob vorrebbe che la Banca d’Italia gli cedesse tutti i poteri su Sgr, Sicav e post trading sulla base degli accordi europei. Ma la sfida che la Commissione porta alla banca centrale è sulle grandi linee di riforma. Il Testo unico della finanza del 1998 va aggiornato, dice Vegas. Dirà qualcosa il governatore Ignazio Visco sul Testo unico bancario del 1993 nelle sue Considerazioni finali? Vegas esalta la vigilanza sostanzialistica su quella formalistica. Vi si intravede l’ostacolo dell’Opa obbligatoria su Fonsai, posto a Groupama che mirava al controllo assieme ai Ligresti senza ricapitalizzare davvero l’assicurazione fiorentina. Accadrà il contrario con Unipol che chiede l’esenzione per mettere i soldi nella compagnia riducendo i Ligresti all’1% dopo le fusioni? Certo è che, di questi tempi, è arduo voler essere più liberisti di altri Paesi che, con sistemi più forti del nostro, si blindano.
Vegas promuove l’accesso delle imprese pubbliche e private ai mercati finanziari. Quasi un appello a quotare Poste italiane o Fs e le solite medie aziende. Non se ne può esimere. Ma la Borsa non cambia. Nel 2011 a dividendi, buy back e Opa sono andati 22 miliardi mentre le nuove emissioni ne hanno raccolti 12,7. Piazza Affari serve a scambiare titoli, non a sviluppare le imprese. Accade dal 1995, da quando la Consob tiene questo genere di conti.
Massimo Mucchetti