Giulia Ziino, Corriere della Sera 15/05/2012, 15 maggio 2012
SE PURE LA FEBBRE E’ UN REBUS. I DUBBI SUI NUOVI TERMOMETRI —
Sono passati tre anni — era il 3 aprile 2009 — da quando una direttiva europea ha fatto sparire i termometri al mercurio dai banchi delle farmacie ma a rimpiangerli sono in molti. Più rapidi quelli digitali, più igienici quelli a infrarossi, i termometri «hi tech» però non convincono tutti. Meno precisi? Per i nostalgici, la certezza della colonnina — nociva, però, per l’ambiente — rimane imbattuta. Un’impressione suffragata da una serie di episodi, ultimo quello accaduto all’ospedale Cattinara di Trieste dove un 73enne malato di Sla è morto per un’infezione polmonare. Il figlio dice di avergli misurato la temperatura con un termometro tradizionale: 39 gradi contro i 37 rilevati dal termometro auricolare in dotazione al reparto. L’azienda ospedaliera, riferisce il Piccolo, dopo la sollevazione del caso ha dovuto ammettere per iscritto che «gli strumenti timpanici utilizzati risultano più critici per quanto riguarda la misura, influenzata da fattori ambientali, anatomici e di pulizia del condotto uditivo». Di più: «La loro accuratezza è inferiore», ha ammesso l’azienda, che ha avviato un programma di monitoraggio e chiesto al personale di segnalare tutti dispositivi su cui ci siano dubbi. E alcuni infermieri hanno raccontato di portarsi da casa i termometri vecchio tipo: «È illegale, ma funziona».
Ecologici ma inaffidabili? Nell’esperienza di tutti i giorni la riuscita dei nuovi termometri non è stata del tutto vincente: «Qualche differenza nella misura della temperatura c’è, ma siamo nell’ordine dei decimi di grado — dice Enrica Vecchi delle Farmacie comunali riunite di Reggio Emilia —: se un termometro segna due gradi in meno di un altro vuol dire che uno dei due è difettoso». Le variazioni si mettono in conto ma la temperatura non può che essere una sola, per il mercurio come per gli altri, la «volatilità» dei display però non piace e lascia aperto uno spiraglio al dubbio: «Quello che cambia è la stabilità: il mercurio, se mi provo la febbre adesso e tra qualche minuto, mi dà lo stesso risultato, invece una misurazione ripetuta più volte con uno strumento digitale o a infrarossi registra un numero di variazioni maggiore. E può essere un problema per chi è abituato a un’indicazione netta». Non meno precisi, allora, ma più sensibili? «I nuovi termometri sono influenzati dall’umidità, dalla temperatura esterna, dalla distanza a cui vengono posti: la lettura della temperatura implica la valutazione contemporanea di tutta una serie di parametri — spiega Maurizio Pace, segretario della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi) e titolare di una farmacia a Sciacca —. In pratica la misura cambia se, per esempio, la stanza è più o meno umida, se la finestra è aperta o il termosifone è acceso o, nel caso del termometro auricolare, se la sonda non è ben pulita». Il termometro di nuova generazione «richiede una lettura più attenta», che non aiuta gli utenti: «Un compromesso fra tradizionalisti e innovatori — continua Pace — è il galinstan: funziona come il mercurio senza essere tossico».
Le regole da applicare, comunque, ci sono. «I termometri, di tutti i tipi, sono dispositivi medici e come tali soggetti alle normative europee — nota Fernanda Gellona, direttore generale Assobiomedica —: quelli nuovi sono più complessi e sofisticati, e forse per questo più delicati, ma non meno affidabili se rispettano i requisiti richiesti per legge». Come districarsi? «Sulla confezione deve esserci il simbolo "Ce" seguito da un numero che attesta la certificazione, in più sia il bugiardino che tutte le altre scritte devono essere, per legge, in italiano. Poi è necessario leggere bene le norme d’uso e quelle di conservazione». Un vantaggio? «I nuovi termometri sono più igienici e più veloci: chi non ricorda i 5 minuti necessari al mercurio per misurare la febbre? Da bambini sembravano un’eternità».
Giulia Ziino