Davide Frattini, Corriere della Sera 15/05/2012, 15 maggio 2012
2 articoli – LA GRECIA VERSO UN GOVERNO DI TECNICI - — Il presidente Karolos Papoulias è entrato nella resistenza contro i nazifascisti a quindici anni
2 articoli – LA GRECIA VERSO UN GOVERNO DI TECNICI - — Il presidente Karolos Papoulias è entrato nella resistenza contro i nazifascisti a quindici anni. Oggi ne ha ottantadue e ha conservato la tenacia. Da otto giorni incontra i capi dei partiti greci per cercare di trovare una soluzione. Oggi li ha riuniti tutti insieme perché riescano a mettersi d’accordo, un incontro a palazzo da cui è stata bandita solo Alba d’oro, la formazione di estrema destra che è entrata per la prima volta in Parlamento. Alexis Tsipras, il più giovane tra i leader, ha accettato di partecipare a quest’ultima consultazione, anche se ha ripetuto di non voler entrare in un governo assieme ai socialisti del Pasok e ai conservatori di Nuova Democrazia, le due forze che hanno dominato il Paese per un quarantennio, fino alle elezioni di domenica scorsa. Papoulias propone un governo di tecnici, come quello uscente guidato dall’economista Lucas Papademos, già governatore della Banca centrale greca e vicepresidente di quella Europea fino al 2010. Ad appoggiare la coalizione «di salvezza nazionale» sarebbero pronti Pasok, Nuova Democrazia e Sinistra Democratica, che però ha posto come condizione la partecipazione anche di Tsipras. I tre partiti insieme arrivano a garantire 168 seggi sui 151 necessari per la maggioranza. Se la trattativa dovesse fallire, la Grecia tornerebbe alle urne da qui a un mese, la data più probabile è il 17 di giugno. La coalizione Syriza, guidata da Tsipras, viene data vincente dai sondaggi: conquisterebbe tra il 20 e il 23 per cento, ma per ricevere il premio di maggioranza (50 deputati) deve cambiare il suo statuto e registrarsi come un partito unico. Nuova Democrazia arriverebbe seconda e per il Pasok continuerebbe il crollo. Aris Spiliotopoulos, deputato conservatore, avverte che nelle casse dello Stato non sarebbero rimasti abbastanza soldi neppure per arrivare alla fine della campagna elettorale. Entro il 30 di giugno Atene deve realizzare nuovi tagli per 11,5 miliardi di euro, promessi alla Troika (Unione europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale) in cambio degli aiuti. Oggi deve rimborsare 450 milioni agli investitori privati, una tranche rimasta fuori dall’accordo che ha rinegoziato il debito. Richard Parker, economista dell’università di Harvard ed ex consigliere del socialista George Papandreou (premier fino al novembre dell’anno scorso), ha rivelato a Sky che il governo aveva discusso l’ipotesi di uscire dall’euro e aveva deciso «che non avrebbe portato benefici». D. F. SOLDATI NELLE BANCHE E RAZIONAMENTI. L’INCUBO DI UN RITORNO ALLA DRACMA - — I greci hanno avuto la possibilità di cambiare fino a due mesi e mezzo fa le dracme dimenticate in casa. Il primo marzo la Banca centrale ha accettato per l’ultima volta le banconote (al cambio di 340,75 per 1 euro) che non avevano più valore legale da dieci anni. La zecca le ha raccolte, sminuzzate in coriandoli e compattate in mattoncini di carta riciclabile. In circolazione restano dracme per 200 milioni di euro, perse o semi-distrutte, non potrebbero essere riutilizzate neppure se Atene tornasse alla vecchia moneta. Dal greco drax, manciata, è nata nel 1833 dopo l’indipendenza dall’impero ottomano ed è morta nel 2002 con l’arrivo dell’euro. Potrebbe risorgere dal caos della crisi economica e politica, una prospettiva che il 78 per cento dei greci non si augura, «un incubo» — come lo definisce il governatore centrale George Provopoulos — che la maggioranza dei partiti (anche quelli anti-austerità) proclama di voler evitare. La nuova dracma Se l’«incubo» dovesse diventare realtà, il governo greco dovrebbe sancire l’uscita dall’euro a mercati chiusi (un fine settimana) e avrebbe 50 ore per cambiare la moneta prima che i traders a Tokio ricomincino a lavorare. Le nuove banconote dovrebbero avere le stesse dimensioni dei vecchi euro. Le banche sono ormai in grado — commentano gli analisti di Risk.net — di controllare dai server centrali gli aggiornamenti di tutti gli sportelli bancomat: non ci sarebbe bisogno di mandare un tecnico per ogni macchina sparsa nel Paese. «Atene non punti — spiegano — a coniare lo stesso numero di banconote (7) e monete (8) diverse esistenti per l’euro. Ridurre i tagli in circolazione abbassa i costi dell’operazione». I prezzi Gli esperti suggeriscono di fissare un cambio di uno a uno: 1 dracma varrebbe (in teoria) 1 euro. Il governo greco dovrebbe contrattarlo con i Paesi europei. Per gli stipendi e i prezzi la parità offre il vantaggio di non dover cambiare i software di gestione e i registratori di cassa: basta modificare il nome della moneta. All’apertura dei mercati, comincia la tempesta. La neo-dracma precipita e arriva a svalutarsi fino al 30-60 per cento. L’inflazione fa un balzo e potrebbe raggiungere — calcola un dossier di Bnp Paribas — il 40-50 per cento nel primo anno. I prezzi corrono, gli impiegati pubblici chiedono aumenti, i sindacati dichiarano i primi scioperi. I conti congelati Nella fase di transizione (attorno a una settimana, secondo alcuni analisti mesi) verso le 50 ore cruciali, il governo dovrebbe imporre il congelamento dei conti correnti per evitare che i greci ritirino i soldi dai depositi. I poliziotti e i soldati vengono messi a protezione delle banche, resta possibile prelevare un massimo di 50-100 euro al giorno per le necessità quotidiane. Il rischio di fuga all’estero dei grossi capitali è enorme. Il turismo e i pomodori La dracma svalutata potrebbe attrarre di nuovo i turisti: le vacanze tornano a essere vantaggiose per i nord-europei. Importare prodotti dall’estero diventa invece sempre più caro e ai greci converrebbe comprare autarchico dando una spinta al mercato interno. Dall’altro lato, l’olio, i formaggi o i pomodori possono essere esportati a prezzi competitivi. I disordini Razionamento di medicine, cibo, benzina. Il governo uscente, formato da tecnici, preme perché i partiti raggiungano un accordo per formare la coalizione «di salvezza nazionale» e dipinge scenari apocalittici. Michalis Chrisochoidis, ministro degli Interni, avverte che l’uscita dall’euro porterebbe il Paese alla guerra civile: «Le bande armate di kalashnikov spadroneggerebbero e si combatterebbero per prendere il potere». Davide Frattini