Aldo Grasso, Corriere della Sera 14/05/2012, 14 maggio 2012
COSI’ LA RAI PERDE QUALITA’ E SPETTATORI
Maggio orribile per la Rai in prime time. Il compito di un servizio pubblico tradizionalmente «misto» come quello italiano (ovvero finanziato da un canone, non particolarmente elevato, e dalla raccolta pubblicitaria limitata da «tetti») sarebbe quello di essere «centrale» nel primo come nel secondo campo, offrendo prodotti che il mercato non offrirebbe, magari evitando il rischio dell’isolamento snobistico.
A guardare i programmi e i dati di maggio, è difficile individuare un barlume del primo come del secondo obiettivo. Due clamorosi flop della settimana dimostrano che, a furia di abbassare il livello della qualità e di affidarsi a programmi imbarazzanti, non solo non si eleva il gusto popolare, ma si finisce per far scappare persino il pubblico meno attrezzato. Giovedì sera Rai2, già particolarmente in crisi d’identità e ascolti, ha proposto l’inguardabile «Italia Coast2Coast», una sorta di spericolato inseguimento del peggio della tv locale. Risultato: una manciata di 820.000 coraggiosi che hanno resistito, per uno share del 3,2%, in gran parte composto da ultra65enni. Un altro show, questa volta in onda su Rai1, ha subito una solenne sconfitta, mercoledì sera, contro la fiction di Canale 5: si tratta di «Punto su di te», ennesimo varietà che mescola gente comune e «morti di fama». Hanno resistito, in questo caso, 3.161.000 spettatori, di cui più della metà ultra65enni. Nelle prime settimane di maggio, nonostante alcune eccezioni («Una grande famiglia»), il prime time Rai ha solamente pareggiato con quello Mediaset (38,1%) sull’intera platea (perdendo quasi 4 punti/share rispetto all’anno scorso), mentre è sotto di 12 punti sul target commerciale (giovane). Insomma, il concetto di servizio pubblico e tutta la sua dirigenza sono da ripensare.
Aldo Grasso
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.