Enrico Marro, Corriere della Sera 14/05/2012, 14 maggio 2012
UN PIANO PER ALLENTARE LA PRESSIONE SU EQUITALIA CON LE COMPENSAZIONI —
«Allentare la tensione intorno a Equitalia». Nel fitto intreccio di telefonate in corso da alcuni giorni tra i vertici della società pubblica per la riscossione e vari ministri (Cancellieri, Passera, tra gli altri), è questa la priorità che emerge. Gli occhi di tutti sono puntati a giovedì quando il premier, Mario Monti, si recherà in visita all’Agenzia delle Entrate e al suo braccio operativo, Equitalia appunto. Sarà accolto dal presidente della società, Attilio Befera, e dal vicepresidente, Antonio Mastrapasqua. Monti si rivolgerà a loro, agli 8 mila dipendenti, preoccupati per l’escalation di minacce e aggressioni, al Paese. Riaffermerà che le tasse vanno pagate e che la lotta all’evasione è un’azione meritoria a vantaggio di tutti i contribuenti onesti.
Ma perché ci sia un effettivo allentamento della tensione, spiegano ai piani alti di Equitalia, c’è da augurarsi che Monti possa arrivare all’appuntamento di giovedì con i tanto annunciati decreti Grilli e Passera già emanati.
Si tratta dei provvedimenti ministeriali (e quindi non è necessaria neppure l’approvazione in Consiglio dei ministri, si sottolinea) per facilitare i pagamenti arretrati alle imprese fornitrici della pubblica amministrazione attraverso la certificazione degli stessi e la possibilità di girarli in banca col meccanismo pro solvendo assistito da una garanzia pubblica. E dello sblocco della possibilità di compensare tra loro cartelle esattoriali, cioè debiti verso Equitalia, e crediti commerciali. Queste misure, da tempo chieste dalle imprese, soprattutto dalle piccole, costituirebbero un segnale concreto per aiutare le aziende strette nella morsa della crisi. È evidente infatti che se, per esempio un artigiano o commerciante sta aspettando magari da un anno il pagamento di una prestazione a un ufficio pubblico e contemporaneamente si trova a dover pagare una cartella esattoriale in tempi rapidi altrimenti interessi e sanzioni cominciano a correre, si crea un cortocircuito che esaspera gli animi già messi a dura prova dalla crisi economica e dal credit crunch, la difficoltà di avere prestiti dalle banche.
Ecco perché i vertici di Equitalia sperano che Grilli e Passera firmino tra oggi e giovedì questi decreti. Sarebbe il primo passo, al quale potrebbero seguirne altri. Entro il 2013, il decreto salva Italia prevede che l’aggio del 9% del riscosso che Equitalia trattiene per sé debba essere adeguato ai costi effettivi sostenuti e questo apre le porte a una riduzione di 1-2 punti. Monti, se volesse dare un ulteriore segnale, potrebbe annunciarla giovedì. Inoltre, il premier potrebbe accelerare anche sulla delega fiscale, che prescrive il taglio degli oneri per i contribuenti che vanno in contenzioso col Fisco. Prima del ricorso si pagherà solo un terzo della pretesa tributaria, ma non più le sanzioni e gli interessi. Insomma, sottolineano a Equitalia, «noi applichiamo solamente le leggi, non appena queste saranno modificate, ci comporteremo di conseguenza». Come è avvenuto, aggiungono, con il decreto salva Italia e i successivi provvedimenti che hanno allentato il regime delle ipoteche (non c’è più per le cartelle fino a 20 mila euro) e hanno consentito una rateizzazione per famiglie e imprese in difficoltà che può arrivare fino a 6 anni, che partono dal momento in cui questa facilitazione si ottiene. «Purtroppo — osservano — queste importanti novità non sono state ben comprese e forse andrebbero meglio pubblicizzate».
O forse, invece, sono arrivate troppo tardi, tanto che Equitalia è rimasta sostanzialmente isolata, al di là di scontate manifestazioni di solidarietà per gli attacchi violenti subiti. Befera e Mastrapasqua, che si sentono al telefono ogni giorno, cominciano ormai le loro conversazioni facendo il bollettino delle aggressioni subite sul territorio. E constatando che le forze politiche e sociali tardano a schierarsi con convinzione dalla parte di Equitalia. Nel fronte delle imprese lo hanno fatto solo le cooperative. Non una parola invece dalla Confindustria e da Rete Imprese Italia. E anche da alcuni sindacati, che non perdono occasione per reclamare una più dura lotta all’evasione, ci si aspettava un sostegno maggiore. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, non ha detto nulla a difesa di Equitalia, a differenza di Susanna Camusso (Cgil) e Luigi Angeletti (Uil).
Per non parlare della politica. D’accordo siamo in campagna elettorale permanente, ma le cose sentite alla Camera mercoledì scorso, per esempio, hanno fatto arrabbiare i vertici della società. Luigi Muro, di Futuro e libertà, ha definito gli esattori «vere e proprie sanguisughe», Massimiliano Fedriga (Lega) ha detto che Equitalia «in molti casi sta mandando alla rovina i nostri piccoli imprenditori». Eppoi c’è il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, che chiede a Equitalia di «riconsiderare tutto l’approccio che ha con i cittadini», dimenticando che fino a ieri al governo Berlusconi hanno fatto molto comodo quella decina di miliardi di euro incassati ogni anno dalla lotta all’evasione fiscale. «Noi — osservano ai piani alti — adesso stiamo riscuotendo in gran parte sugli anni prima della crisi: 2005-2006-2007, quando chi evadeva non aveva neppure l’alibi delle difficoltà economiche...».
Enrico Marro