Francesco Verderami, Corriere della Sera 14/05/2012, 14 maggio 2012
MOAVERO E I REPORT «PREOCCUPATI» DALL’EUROPA — A
marzo, l’ufficiale di collegamento dal fronte europeo aveva trasmesso messaggi positivi al quartier generale di Palazzo Chigi: «A marzo, per la prima volta, a Bruxelles si era iniziato a discutere sulla "fase due", sui provvedimenti da adottare per la crescita». Era come se l’Unione si stesse predisponendo al dopo-guerra economico, e stesse preparandosi al rilancio. Ma invece di proseguire «su una strada di ripresa e di fiducia», le ultime vicende hanno costretto Enzo Moavero, titolare per i rapporti con l’Ue, a cambiare il tenore dei dispacci inviati a Mario Monti, e a segnalare il ritorno «a un livello di attenzione» per le vicende del Vecchio Continente.
La situazione è stata anche analizzata ieri durante un vertice di governo, al quale hanno preso parte il premier, i ministri economici e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Catricalà. Se il clima è peggiorato non è solo a causa della Grecia, che non riesce a formare un governo e appare come «una nave senza comandante in un mare agitato». Se il «livello di attenzione» è salito non è solo per colpa di Atene, che — qualora non ottemperasse agli impegni — rischierebbe di «provocare ripercussioni su tutto il quadro europeo», con l’Italia esposta in prima linea, e già sotto pressione con lo spread.
Come non bastasse, si è aggiunto ora il «caso» della banca Jp Morgan a far «aumentare la preoccupazione»: è da vedere, infatti, in che modo i mercati reagiranno a una vicenda che «appare al momento poco chiara», e che «inquieta», perché non si capisce se si tratta di un «episodio isolato» o se siamo alla vigilia di una «nuova crisi del settore», che richiederebbe un ennesimo intervento a difesa del sistema bancario.
Nei suoi report per il presidente del Consiglio, Moavero ha disegnato questo scenario alla vigilia di una tornata importante di appuntamenti internazionali, che si apriranno tra oggi e domani con l’Eurogruppo e l’Ecofin, includeranno il vertice straordinario dell’Unione e l’incontro del G8 a Camp David, e si concluderanno a giugno con il Consiglio Europeo. Giugno sarà il mese decisivo, a quell’appuntamento «si dovrà arrivare al chiarimento» e «assumere provvedimenti» sui piani di sviluppo per l’Europa e sui dossier presentati dall’Italia. Perché bisognerà dare una risposta alla domanda che proviene dai «cittadini europei» sul discorso «della crescita e della creazione di posti di lavoro».
Certo, a fronte di una crisi drammatica e con un quadro che muta in modo repentino, si avverte la lentezza nelle decisioni dell’Unione, per via delle sue complesse liturgie: «Rispetto ad altri Paesi, come gli Stati Uniti, si paga un prezzo in più», ammette il ministro. Ecco spiegato il senso della frase pronunciata ieri da Monti, che si domandava se l’Europa «è ancora un modello o fa passi indietro». Secondo Moavero, «più che un modello è un quadro indispensabile per il nostro futuro», e il Professore voleva così avvisare i partner che «una volta superata la crisi, sarà necessaria una revisione dell’architettura istituzionale dell’Unione».
Ma già stasera all’Eurogruppo e domani all’Ecofin non solo bisognerà «esaminare e chiarirsi» sugli scenari, arrivando «a una soluzione condivisa» sulla Grecia, sarà necessario anche incardinare il discorso sulla crescita. Nell’agenda europea c’è la discussione sulle riforme strutturali — a partire da una maggiore liberalizzazione del mercato del lavoro e dei servizi — e il confronto sul bilancio dell’Ue da trasformare sempre più in un «volano per lo sviluppo». Saranno però altri i temi sensibili (e che interessano molto l’Italia): dai project bond con cui finanziare progetti condivisi, alla possibilità di conteggiare in modo «differenziato» nel bilancio di ogni Stato la parte di spesa pubblica indirizzata a «investimenti positivi».
Dopo i contatti con le cancellerie europee, il ministro ha dato al premier una propria valutazione sull’andamento delle trattative. Sui project bond «le posizioni non sono unanimi», e bisognerà lavorare per capire quali sono i margini con la Germania che «non ha detto pregiudizialmente di no». Sulla proposta di avere una flessibilità rispetto al vincolo di bilancio per «investimenti positivi», c’è «molta prudenza» da parte dei Paesi con tripla A, secondo i quali — appena adottate le regole di rigore — «non si può dare l’impressione che si cerchino delle eccezioni»: la loro principale preoccupazione sarebbe legata a una «possibile reazione negativa» dei mercati.
C’è infine la questione sollevata dall’Italia sul pagamento dei debiti verso le imprese della pubblica amministrazione. La riflessione sul tema è solo «agli inizi». Da Bruxelles sono giunti «segnali di apertura» per gli effetti che avrebbe sulla trasparenza del bilancio di un Paese e sulle imprese, che potrebbero utilizzare quei fondi per i loro investimenti. Ma prima andrebbe capito l’impatto di questa «voce» sui conti dello Stato.
È evidente che la strada sia in salita, ed è però altrettanto chiaro — secondo Moavero — che l’unica possibilità di ottenere dei risultati è legata alla «capacità di dialogare» con i partner e le istituzioni europee, «un discorso semplice e complesso al tempo stesso»: «Ma è fondamentale che l’Italia sia percepita in questa fase come un produttore di idee, al servizio dell’Unione per la soluzione dei problemi». È fondamentale che in questa fase Roma stringa — come auspica anche il presidente americano Obama — una «utile connessione» con Londra e con Parigi, e in raccordo con Berlino trovino «una strada comune per l’Europa».
Il tempo stringe. Il tempo scadrà a giugno. Quello sarà lo «snodo» a cui l’Unione arriverà — a detta del ministro — potendo intanto contare su due dati positivi. Da un lato la Francia, passate le elezioni, «riprenderà il proprio ruolo» e farà capire «la linea» del nuovo presidente Hollande che «non è stata ancora articolata». Dall’altro la Germania, dove nel dibattito politico prende corpo la posizione «aperturista» dell’Spd, che ieri ha seccamente sconfitto la Cdu nel voto del più importante Land tedesco.
Al di là del risultato di ieri, nei report di Moavero per Monti, è scritto che Berlino è consapevole di come ormai «vada comunque trovata una soluzione a livello europeo» della crisi. In più la Merkel dovrà mostrarsi d’ora in avanti «comprensiva» e «capace di offrire garanzie ai partner» dell’Unione, se vorrà per Schauble la guida dell’Eurogruppo che Juncker sta per lasciare. Anche di questo dossier si è discusso fino a tarda ora al vertice di palazzo Chigi.
Francesco Verderami