Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 29/04/2012, 29 aprile 2012
AVANGUARDIE RUSSE
Mikail Larionov e Natal’ ja Goncarova sbarcarono a Roma nel 1916, in veste di scenografi al seguito di Sergej Diaghilev, per preparare le rappresentazioni dei Balletti russi previste al teatro Costanzi nella primavera del 1917. Adesso sono tornate le loro opere. Si possono vedere nelle nuove sale del museo dell’ Ara Pacis destinate alle esposizioni temporanee, circa mille metri quadrati ricavati da un nuovo allestimento. Larionov e Goncarova godono di una sezione tutta per loro nella mostra «Avanguardie russe» con una decina di opere, provenienti, come le altre sessanta della rassegna, dalla Galleria statale Tret’ jakov, ma soprattutto da musei regionali russi poco conosciuti, come quelli di Kazan, Kirov, Krasnodar, Saratov, Samara. Musei che, negli anni in cui imperversava la censura sovietica, hanno avuto il merito - e la fortuna, lontani dal potere centrale - di salvare migliaia di opere dell’ avanguardia. Ecco dunque riemergere dall’ oblio capolavori di Kazimir Malevic, Vasilij Kandinskij, Marc Chagall, Vladimir Tatlin, Aleksander Rodcennko, Olga Rozanova, Andrei Konchalovskij e tanti altri, appartenenti a quella schiera di artisti infiammati dalla voglia di cambiare il mondo che all’ inizio del secolo scorso sfrecciavano da una parte all’ altra dell’ Europa, scambiandosi idee, litigando, sperimentando, lanciando una nuova corrente ogni settimana. Ubriacati dai proclami futuristi di Filippo Tommaso Marinetti. E fu proprio Marinetti ad incontrare gli artisti di Mosca e San Pietroburgo, prima che loro arrivassero a Roma. Fu invitato dai russi a fare un ciclo di conferenze all’ inizio del 1914. Il suo manifesto futurista era stato pubblicato a San Pietroburgo nel 1909, appena un mese dopo l’ uscita parigina su Le Figaro. E aveva fatto da lievito ai vari movimenti cresciuti nel primo decennio del secolo nella terra degli zar. Ora anche i poeti russi, Majakovskij in testa, proclamano le parole in libertà, auspicando «in ogni giovane la polvere pirica di Marinetti», incoronandolo «comandante in capo delle armate futuriste». Gli artisti praticano il cubofuturismo e il raggismo, guardando al dinamismo di Umberto Boccioni e alla concezione della luce di Giacomo Balla. Così, in quel 1916, non appena arrivati a Roma, Larionov e Goncarova, accompagnati da Diagilev e dal giovane danzatore Massine, si precipitano nello studio di Fortunato Depero, incontrano Balla. Massine, impressionato dalle avanguardie artistiche, possiede una collezione - esposta nel foyer del Costanzi all’ indomani della prima rappresentazione - con opere di Balla, Depero, Giorgio de Chirico, Carlo Carrà, Gino Severini; oltre a quelle di Braque, Picasso, Léger, Diego Rivera. E naturalmente dei russi. In quello stesso anno Malevic, che nel 1913 aveva dipinto «Vita in un grande albergo» scomponendo la scena in diversi piani spaziali e raffigurandone al tempo stesso le linee di movimento, supera il cubofuturismo ed elabora la teoria del suprematismo. Scrive: «Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell’ arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L’ oggetto in sé non significa nulla». Ha imboccato un percorso che lo porta verso le famose raffigurazioni dei Quadrati. Dal primo Quadrato nero su fondo bianco al Quadrato bianco su fondo bianco. «Il quadrato non è una forma del subconscio. È creazione della ragione intuitiva», sostiene, facendo singhiozzare critici e pubblico. All’ ingresso della mostra, quindici disegni realizzati per l’ occasione da Pablo Echaurren, illustrano il contributo delle avanguardie non solo nell’ arte ma anche nella letteratura, cinema, teatro, musica. Affascinato soprattutto da Majakovskij, Echaurren negli anni Ottanta aveva raccontato il poeta in una biografia a fumetti. Uscì come primo (e unico) volume di una casa editrice che il cantautore Francesco De Gregori si era messo in testa di lanciare. La ripubblica in questi giorni Gallucci.
Lauretta Colonnelli