Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 26/04/2012, 26 aprile 2012
LE FIABE DELLA PRINCIPESSA
Che cosa pensa una piccola principessa quando il re suo padre le racconta fiabe sulle principesse? «Non ne ero particolarmente entusiasta. Mi piaceva Il re porcaro, perché la principessa protagonista di questa fiaba di Andersen era così presuntuosa e terribile che da lei era facile prendere le distanze. Altrimenti non volevo aver niente che fare con le principesse: da bambini si prendono le cose alla lettera e quando sentivo parlare di principesse sedute sui cuscini di seta e che andavano in giro indossando abiti di seta e con la corona in testa, sapevo che erano tutte sciocchezze, perché io e le mie sorelle non facevamo così». Parola di Margrethe II, da tanti anni passata da principessa a regina di Danimarca. Ma rimasta legata alle favole di Hans Christian Andersen, tanto da aver realizzato scenografie e costumi per la versione cinematografica de «I cigni selvatici». I dodici costumi disegnati per la principessa e gli undici principi della fiaba - impersonati da attori in carne ed ossa - e le quarantatré tavole di découpage in cui sono ambientate le loro avventure con una sofisticata tecnica di animazione, sono visibili nella mostra «I regni immaginari», aperta fino al 9 settembre al Museo nazionale romano di Palazzo Massimo. La rassegna, che arriva a Roma dopo una tournée internazionale tra Messico, Stati Uniti, Cina e Giappone, presenta qui anche i disegni che Andersen eseguì nel suo primo viaggio nella Città Eterna tra il 1833 e il 1834. Un incontro decisivo per l’ artista danese, che ha lasciato scritto: «Ero capace di stare disteso per ore con il volto rivolto alla finestra aperta a contemplare l’ aria singolarmente azzurra che si respira in Italia, quel fantastico gioco di colori che inizia quando tramonta il sole, quando le nuvole si accendono di riflessi viola sul fondo giallo come l’ oro. Tante volte mi ha preso il desiderio di spiccare il volo al di sopra del Quirinale, oltre i palazzi, fino ai grandi pini che si stagliano come nere ombre cinesi sull’ orizzonte di fuoco». Nei suoi disegni lo scrittore documenta gli itinerari lungo i quali si muoveva nella sua vita quotidiana: le rovine dei Fori e dell’ Appia, la zona intorno a piazza Barberini dove vivevano gli artisti danesi, le ville dell’ aristocrazia, il Tevere, il Testaccio, il Gianicolo, Piazza di Spagna, il Vaticano. «Ho come la sensazione di esserci nato, qui, e di esserci sempre vissuto, tanto ogni cosa mi appare familiare», raccontava nella lettera a un’ amica. Girava con piccoli fogli piegati in modo da farli entrare nella tasca della giacca. Quando veniva attratto da qualche monumento o veduta, tracciava su questi fogli, a matita, poche linee essenziali del motivo, per poi rielaborarlo a casa con penna e inchiostro. La regina Margrethe II, invece, per illustrare le sue favole, ha scelto la tecnica del découpage. «Quando cominciai a realizzarli - ha raccontato nella sua visita a Roma per inaugurare la mostra - non sapevo neppure che si chiamavano così. Ritagliavo frammenti di figure dai cataloghi d’ aste di Christiès e Sotheby’ s e le incollavo sulle scatole di cartone, finché l’ accostamento di immagini che non avevano niente a che fare l’ una con l’ altra dava vita a una storia». I paesaggi e i saloni creati con i ritagli per far da sfondo alla favola di Andersen sono lussureggianti e sontuosi. Come si può vedere nel film che sarà proiettato per tutta la durata della mostra. Inoltre, grazie al green screen montato in un apposito spazio, i visitatori possono giocare a vedere se stessi all’ interno delle ambientazioni del film. Chiunque può viaggiare tra boschi e castelli e volare sopra gli oceani trasportati dai cigni selvatici.
Lauretta Colonnelli