Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 26/04/2012, 26 aprile 2012
GNAM, IL SUO PRIMO SECOLO
Cento anni racchiusi in un libro. Sono quelli della Galleria nazionale di arte moderna, raccontati da una ventina di studiosi sotto la guida di Stefania Frezzotti e Patrizia Rosazza Ferraris. Cronache e storia, dal 1911 al 2011, come precisa il titolo. Il volume (quasi quattrocento pagine, editore Palombi), nasce da una ricognizione degli archivi, a cominciare da quello della Galleria e dall’ Archivio di Stato, fino a quelli privati degli artisti. E dei carteggi dei soprintendenti che si sono succeduti alla guida del museo, ma anche delle tesi di laurea, degli articoli, dei saggi pubblicati. Si risale alla preistoria della Galleria la cui sede, progettata a Valle Giulia da Cesare Bazzani, fu inaugurata il 31 marzo 1911. Ma la prima menzione in un atto pubblico dello Stato italiano appare trent’ anni avanti, il 12 maggio 1881, quando si riconosce «la necessità di creare una Galleria d’ arte moderna». Fino al 1915 il nuovo museo alloggia presso il Palazzo delle Esposizioni, come ricorda l’ attuale soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli, all’ inizio del volume. Nei capitoli successivi sfilano i ritratti dei direttori, da Ugo Fleres, che ricoprì l’ incarico per un quarto di secolo (1908-1933), a Palma Bucarelli, che lo superò di gran lunga restando al comando della Galleria per trentaquattro anni (1941-1975). Rivive la polemica, scoppiata nel periodo tra le due guerre, tra Cipriano Efisio Oppo e Ugo Ojetti sulle acquisizioni della neonata Galleria. Il primo, caldeggiando una politica di valorizzazione dell’ arte contemporanea internazionale, si scaglia contro la donazione, fatta il 2 settembre 1918, del ritratto di Giuseppe Verdi realizzato da Giovanni Boldini : «Pittura sciabolata alla brava, vera pittura da salotto di gente ricca e che costa migliaia e migliaia di lire». Propone in alternativa Degas, Matisse, Picasso. Ojetti suggerisce invece: «I pochi danari che il bilancio dello Stato può dare vanno a mio avviso spesi tutti per l’ arte italiana». In quegli stessi anni appariva in Galleria, in esposizione temporanea, la Tempesta di Giorgione, appena acquistata dallo Stato dopo una lunga trattativa. Oppo, incantato, per superare la calca dei visitatori, non esita ad arrampicarsi sul davanzale del finestrone di fronte al quadro.
Lauretta Colonnelli