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 2012  maggio 11 Venerdì calendario

ECCO IL PIANO DI MADRID: BAD BANK E PIÙ RISERVE

Il Governo spagnolo deciderà come risanare il settore finanziario. La nuova riforma - secondo fonti vicine al premier Rajoy - prevede tre fasi: la prima di trasparenza, per valutare l’entità degli asset tossici legati all’immobiliare ancora presenti nei bilanci delle banche; la seconda di separazione, tra le attività buone e quelle di dubbio valore da far confluire in una bad bank; la terza di ulteriore ricapitalizzazione, che costringerà gli istituti ad accantonare nuove riserve. Da valutare - al di là degli annunci - i tempi di realizzazione dell’intervento e l’impegno di risorse pubbliche che ne deriverà. «Se sarà necessario un sostegno alle banche per salvare il sistema finanziario nazionale lo daremo. Faremo quello che hanno fatto altri Paesi dell’Unione europea», ha detto il premier Mariano Rajoy aprendo al risanamento pilotato delle banche spagnole e smentendo sé stesso e i suoi ministri che avevano negato il ricorso anche a «un solo euro di soldi pubblici» a favore dei gruppi creditizi.
I fondi speciali creati nella precedente stagione socialista e la strategia di consolidamento delle banche attraverso fusioni, seguita da Rajoy, hanno messo un cerotto sui problemi degli istituti iberici senza curare la ferita, che nel tempo ha continuato a peggiorare. E questo nonostante la ristrutturazione del settore finanziario sia già costata allo Stato 115 miliardi di euro.
A più di tre anni dal crollo dell’immobiliare, le banche mantengono un’esposizione verso il settore di 330 miliardi di euro, un terzo del Pil del Paese; e almeno 184 miliardi dell’esposizione complessiva è considerata a rischio; nei documenti riservati anche i consiglieri di Rajoy stimano che nei prossimi anni i prestiti a rischio e gli asset del real estate potrebbero causare perdite vicine ai 100 miliardi. Le banche sono oggi il problema principale della Spagna. Sono la causa della perdita di credibilità in Europa e della scarsa fiducia sui mercati, dai loro bilanci traballanti si alzano i fantasmi del default di quella che rimane la quarta economia dell’area euro, troppo grande per fallire proprio come le sue banche, a cominciare da Bankia, il gruppo nato dall’accorpamento di sette casse di risparmio che verrà nazionalizzata (ieri è arrivato il commento positivo di Bruxelles).
Il supporto alle società del credito potrebbe far saltare l’obiettivo di chiudere il 2012 con deficit al 5,3% del Pil (dopo l’8,5% del 2011) e di scendere nel 2013 sotto il 3%: dalla Commissione europea, in modo non ufficiale, hanno fatto sapere ieri che i target fissati non potranno essere raggiunti senza «misure aggiuntive» anche a causa della recessione nella quale è ricaduto il Paese.
Come per il risanamento dei conti pubblici anche sulla riforma del sistema finanziario la Spagna ha pochi margini di manovra. Rajoy è costretto a seguire le regole e a volte le precise indicazioni di Bruxelles e della Bce.
«È urgente che la Spagna prenda misure supplementari per il settore bancario» ha detto il tedesco Jörg Asmussen in un’intervista ad Handelsblatt. «Madrid - ha continuato il membro del board della Bce - deve ristabilire la fiducia avviando un’analisi indipendente dei bilanci per poi creare una bad bank e isolare i crediti dubbi». E queste saranno le linee guida della riforma che uscirà oggi dal Consiglio dei ministri, come confermano fonti vicine al Partito popolare: verranno nominate società di auditing indipendenti per esaminare i bilanci delle banche; nella seconda fase arriverà il via libera a società di gestione - a Madrid rifiutano il termine bad bank - che avranno dieci anni per liquidare gli asset immobiliari (mentre il Governo inietterà capitali, probabilmente in forma di obbligazioni convertibili); alle banche verranno imposti nuovi accantonamenti per almeno 40 miliardi di euro, che si aggiungono ai 54 miliardi già messi a riserva a febbraio, per far fronte alle future perdite sul mattone. Lunedì toccherà poi all’Eurogruppo valutare l’azione di Rajoy sulle banche. La Spagna resta sotto osservazione.