Andrea Gennai, Il Sole 24 Ore 12/5/2012, 12 maggio 2012
SORPRESA EURO E LE PREVISIONI DANNO I NUMERI
Prevedere i mercati finanziari è un esercizio sempre più complicato. Capire poi cosa succederà sul valutario è un compito quasi impossibile. L’ultima riprova arriva dall’andamento dell’euro-dollaro: a inizio anno le opinioni della comunità finanziaria erano decisamente sbilanciate a favore del biglietto verde.
Quattro mesi dopo la fotografia è quella di una moneta unica in area 1,3 dollari, lo stesso livello di fine 2011. A indebolire leggermente il cross nelle ultime sedute c’è voluto un carico da novanta: il ritorno in grande stile della crisi dei debiti sovrani, i nuovi rischi sulla Grecia post-elezioni e l’affermazione del socialista Francois Hollande in Francia, meno "rigorista" del suo predecessore. In altri tempi notizie del genere avrebbero probabilmente affondato senza appello la moneta unica.
Questo conferma la prudenza e la cautela che devono avere soprattutto i piccoli risparmiatori nell’affrontare il mercato del forex. Si tratta del più grande mercato del mondo dove ogni giorno viene scambiato un controvalore pari a 4mila miliardi di dollari, di cui circa 1.000 solo sul cross euro-dollaro. Un mercato dominato dai grandi istituzioni finanziari e investitori internazionali: giusto quindi anche per il piccolo risparmiatore diversificare il proprio portafoglio con le valute (si veda altro pezzo in pagina 6), ma senza mai dimenticare che si tratta di un mercato sempre più erratico e in balia di molteplici variabili.
E cosa potrà succedere ora? Basta leggere i report delle principali banche d’affari per capire che la view non è uniforme, anche se prevale un quadro maggiormente favorevole al dollaro. L’unica certezza arriva dalla statistica: nell’anno delle elezioni presidenziali infatti il dollaro si apprezza. Ma si sa la storia non si ripete allo stesso modo. Per il resto è diffusa la convinzione che non ci saranno scossoni tra le due supervalute. Nei prossimi tre mesi il rapporto di cambio dovrebbe oscillare in un range compreso tra 1,20 e 1,40. La base di 1,20 rappresenta in pratica lo spartiacque che esattamente da 8 anni sta sorreggendo i corsi della valuta unica: anche da un punto di vista tecnico solo una stabile discesa sotto quel livello potrebbe preludere a una vera inversione ribassista.
Propende per uno scenario moderatamente pro dollaro a breve Ubs: in un report del 30 aprile scorso vede l’euro a 1,25 nei prossimi tre mesi e a 1,15 entro un anno. Se nel brevissimo il quadro è infatti di stabilità, nel medio termine prevarrà una crescita economica americana sicuramente più robusta di quella del Vecchio continente e in parallelo si faranno sentire gli effetti dell’immissione di liquidità (Ltro) decisa dalla Bce.
Punta sull’euro a 1,20 contro dollaro anche Barclays. Secondo la banca inglese fino a oggi la moneta unica è stata sostenuta dal differenziale dei tassi, ma in futuro i driver pro dollaro saranno un crescente tensione sui debiti sovrani europei e un aumento delle probabilità di nuovi stimoli da parte della Bce. Carmignac non fissa dei target precisi, ma ritiene che l’andamento sopra 1,30 dell’euro «continua a sembrare paradossale in quanto la situazione economica europea si deteriora e una politica volta a indebolire l’euro permetterebbe ai paesi più deboli di ritrovare una necessaria competitività internazionale».
Non crede invece nel biglietto verde Goldman Sachs: i target sono 1,33 dollari a un mese, 1,38 a sei mesi e addirittura 1,45 a un anno. Per la banca d’affari statunitense sul dollaro continueranno a gravare i deficit gemelli (quello federale e le partite correnti) e una politica monetaria ultraespansiva con il rischio che possa arriva un terzo "quantitative easing" nei prossimi mesi.