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 2012  maggio 12 Sabato calendario

IN STAND-BY ASPETTANDO IL DRAGONE

«Quanto quota il dollaro? E la sterlina?» Sono domande che un risparmiatore si pone in occasioni molto limitate, se deve pianificare un viaggio o se sta – ad esempio – valutando gli studi all’estero per i figli oppure l’acquisto di una casa.
Così, mentre il grande shock innescato dal collasso di Lehman Brothers ha portato all’interesse di gran parte delle persone l’andamento dei mercati, sentinelle dei timori e delle speranze che via via hanno visto aggiungersi Euribor, titoli di Stato, lo spread e la crisi della Grecia, le valute sono rimaste in sottofondo. Ma la battaglia è quotidiana, con euro e dollaro che si confrontano a quota 1,3 mentre su altri piani ci sono franco svizzero, sterlina, yen e renminbi. Su queste monete si muovono non solo gli investimenti dei gestori del risparmio o quelli consigliati dai consulenti finanziari attraverso strumenti dedicati, ma anche il denaro di speculatori fai-da-te attirati dalla possibilità di operare direttamente sull’andamento dei cambi.
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© RIPRODUZIONE RISERVATAScontata ovviamente la libertà di impegnare e rischiare i propri soldi come si vuole, il terreno delle valute è uno di quelli più difficili, costituito da attori che muovono masse enormi e con tale rapidità per cui – mentre i listini di Borsa oscillano come pendoli impazziti – i guadagni e le perdite si giocano anche su piccolissime differenze. Anche in questo caso, come per le azioni, ci sono piattaforme che, attraverso sofisticati algoritmi, agiscono in meno di un millisecondo. Il mercato globale della valute muove ogni giorno 4mila miliardi di dollari, di cui il 25% attraverso processi automatizzati, con gli scambi tra euro e dollaro che assorbono un miliardo di dollari. In un mese viene trattato un volume pari al Pil mondiale. Un Pil che dipende sempre più dalla Cina, l’ultimo grande Paese a entrare nel campo internazionale delle monete e che ha un potenziale non solo di nuovi ricchi, ma di una classe media nascente, che potrebbe cominciare a guardare al resto del mondo per i propri investimenti. «Le enormi riserve valutarie della Cina – spiega Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano – sono impegnate in misura importante all’estero. Nel 2011 i profitti derivanti dal loro impiego hanno raggiunto quota 128 miliardi di dollari. La Cina mantiene la posizione di Paese creditore netto, con attività nette all’estero pari a 1.770 miliardi di dollari. Dal 2004 al 2011, le attività fuori dai confini hanno registrato una crescita media annua del 26%, mentre i profitti degli investimenti all’estero un incremento medio annuo del 32%». Anche l’Italia rappresenta un mercato di potenziale espansione. «Il sistema industriale cinese – sottolinea Noci – è affamato di know how italiano e, più in generale, occidentale. Pertanto la creazione di fondi ad hoc volti a effettuare investimenti equity, ad esempio, nel Made in Italy e/o nell’automazione/meccanica industriale appare essere molto coerente con gli obiettivi fissati nel XII piano quinquennale». Valeva la pena riepilogare questo quadro macro su una realtà con cui fare i conti. La crisi che sta attanagliando l’Europa e creando inquietudine tra risparmiatori e investitori non deve far perdere anche la visione globale. Questo è l’impegno che il Sole 24 Ore e Plus24 mettono in campo ogni giorno.