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 2012  maggio 12 Sabato calendario

IL RISCHIO-ITALIA TIEN TESTA ALLE PAURE DA CONTAGIO

L’asta dei BoT a tre e dodici mesi ha dimostrato ieri che, sulle scadenze a breve termine, il rischio-Italia tiene testa al rischio-contagio proveniente ora dalla Spagna, ora dalla Grecia. Il collocamento dei BoT è andato bene, meglio di quanto non avessero previsto i traders a inizio settimana. E questo per più di un motivo. La domanda, essenzialmente domestica, è rimasta forte nonostante la raccolta netta sia stata positiva per 3,4 miliardi (il Tesoro ha emessi 10 miliardi in tutto mentre martedì prossimo ne scadono 6,6) e sebbene lunedì il Mef tornerà sul primario con quattro BTp per finanziarsi a medio termine tra i 3,5 e i 5,25 miliardi. Il rendimento di assegnazione è calato più di quanto pronosticato dagli addetti ai lavori, perchè dopo il picco sproporzionato dell’asta dei BoT annuali dello scorso aprile, una riduzione era data per scontata. Via Venti Settembre tuttavia «non ha fatto concessioni sul prezzo pre-asta» ieri: al contrario ha spuntato condizioni di raccolta migliori rispetto a quelle segnate in mattinata sul mercato, prima della vendita.
Il contagio però resta e si avverte anche in questa asta andata bene. Lo spread tra i BoT a dodici mesi e il tasso overnight Eonia è migliorato nelle ultime sedute ma resta elevatissimo, attorno ai 200 punti: anche se i forward dell’Eonia scontano un taglio dei tassi dalla Bce dello 0,25% entro fine anno. Il gap tra BoT e Bubill tedeschi è enorme: mentre l’Italia collocava ieri al 2,34% e allo 0,865%, sul secondario i titoli tedeschi con stesse scadenze venivano scambiati allo 0,01% e allo 0,08% sugli schermi Reuters.
La crisi della Spagna e della Grecia penalizzano un’Italia che, al di là dell’eredità dell’alto debito pubblico, non deve gestire lo scoppio di una bolla speculativa immobiliare, non va a caccia di denari per ricapitalizzare l’intero sistema bancario, non ha problemi di debito privato fuori controllo, non soffre oltremisura per gli squilibri esterni, è prossima al pareggio di bilancio e ad un surplus elevato e sostenibile.
Il contagio tra gli Stati periferici dell’area dell’euro però c’è e l’Italia da sola non può neutralizzarlo. Tra gli economisti e gli strategist che in Europa, Asia e Usa seguono il rischio-Italia prevale la convinzione che il più recente allargamento dello spread tra BTp decennale e Bund (120 punti in più dai minimi di marzo) sia dovuto per il 20-30% al rischio-Italia e l’80-70% al contagio con Grecia e Spagna. Alcuni strategist, sia pur in minoranza, ritengono che l’aumento del gap sia da attribuirsi per il 90- 100% al contagio. Altri sostengono che i problemi italiani gravano in maniera rilevante sul rendimento dei BTp a lunga scadenza (rifinanziamento pesante dell’alto debito pubblico, instabilità politica, bassa crescita potenziale), ma non assegnano al rischio-Italia un peso superiore al 40% sull’andamento dello spread contro Bund.
Per annullare il contagio, ora alimentato dall’aggravarsi della crisi spagnola e greca (Madrid potrebbe aver bisogno tra 70 e 95 miliardi per ricapitalizzare le banche mentre Atene deve uscire dallo stallo politico sui piani di austerità per non uscire dall’euro), l’Eurozona dovrà riuscire in tempi ragionevoli ad alleggerire il carico delle aste dei titoli di Stato periferici. Così facendo, potrà ridurre spread e rendimenti per le economie più deboli ad alto debito pubblico dove banche, famiglie e imprese pagano carissimo il denaro. Servirà un mix di union eurobond e project eurobond: se questa doppia operazione non dovesse bastare, in parallelo la Bce dovrà riprendere ad acquistare titoli di Stato nazionali sul secondario.
In attesa di una soluzione definitiva europea, mentre Efsf e Esm faranno il possibile con i loro bond per tamponare le emergenze, l’Italia dovrà continuare a metterci del suo: rispettare il piano di risanamento fiscale, il pareggio di bilancio e le proiezioni del surplus primario per garantire il calo costante e sostenibile del debito/Pil; portare avanti le riforme strutturali per la crescita; rassicurare i mercati, che temono già una politica allo sbando e l’ingovernabilità in vista delle elezioni generali. Alle banche e ai risparmiatori italiani resterà il compito gravoso di assorbire nel frattempo le maxi-aste del Tesoro: nella speranza che basti fare il roll over dei titoli in scadenza nel portafoglio degli italiani.