La Stampa 12/5/2012, 12 maggio 2012
Sara Cantarutti ha 36 anni e confida nella ricerca; da tre anni grazie a una cura sperimentale riesce a tenere lontana la malattia e a fare una vita normale
Sara Cantarutti ha 36 anni e confida nella ricerca; da tre anni grazie a una cura sperimentale riesce a tenere lontana la malattia e a fare una vita normale. Qual è stato il momento più brutto? «L’inizio. Avevo 29 anni e con l’autopalpazione ho sentito un nodulo al seno. Era un tumore aggressivo. Vengo operata all’Irccs di Candiolo: quadrantectomia e asportazione dei linfonodi. Poi le cure: chemio e radio con nausee e perdita dei capelli. Ho comprato la parrucca ma non l’ho mai messa. Poi terapia con Herceptin per un po’». E l’altra doccia fredda? «Nel 2009 mi scoppia un’emicrania che non andava via con nulla. Faccio la Tac: metastasi al cervello, non operabile perché il rischio era di non parlare più». Il punto di svolta? «Il Gamma Knife, forma di radioterapia mini-invasiva che va fatta in un’unica applicazione. Mi hanno messo un casco di ferro con quattro viti e via...» E ora come sta? «Bene da tre anni. Ogni tre mesi faccio una risonanza e la metastasi è riassorbita. Continuo con una chemio sperimentale ogni tre settimane a Candiolo col professor Montemurro». Si sente «nel mezzo della ricerca»? «Eccome. Spero scoprano sempre cose nuove. Io mi fido e proverei qualunque cosa». Timori? «I medici temono di essere accusati di spendere troppo. Ma non si dovrebbe tagliare in questo». Progetti? «A settembre matrimonio e viaggio di nozze a Santiago de Compostela: 800 chilometri a piedi».