Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 11 Venerdì calendario

Decollano i project bond un tesoretto da 200 miliardi per far ripartire la crescita – ROMA - Le convulsioni greche, il collasso spagnolo, la vittoria di Hollande, le difficoltà politiche della Merkel in Germania, l´insistenza di Mario Monti e, dall´Fmi, di Christine Lagarde

Decollano i project bond un tesoretto da 200 miliardi per far ripartire la crescita – ROMA - Le convulsioni greche, il collasso spagnolo, la vittoria di Hollande, le difficoltà politiche della Merkel in Germania, l´insistenza di Mario Monti e, dall´Fmi, di Christine Lagarde. Il risultato degli scossoni che, nelle ultime due settimane, hanno, ancora una volta, investito l´Europa è che, per la prima volta da mesi, i paesi dell´euro non sembrano avviati a tentare di uscire dalla crisi, schiacciando solo il pedale dell´austerità. Soprattutto, l´altro pedale, quello della crescita, dopo le parole, si sta riempiendo di contenuti concreti, fino a far intravedere l´abbozzo di una possibile strategia di rilancio dello sviluppo e di riequilibrio fra i diversi paesi, in grado di superare le secche della diffidenza di Berlino. Il primo passaggio di questa strategia - e anche quello su cui sembra più facile trovare rapidamente un accordo - sono i project bonds. Sono strumenti che non hanno niente a che vedere con gli Eurobonds, di cui si è a lungo parlato. Gli Eurobonds sarebbero titoli che vengono emessi dall´insieme dei paesi dell´area euro, per finanziare (a tassi più bassi, data la maggiore affidabilità di Eurolandia) il debito pubblico di un singolo paese. Una forma di condivisione del debito, a cui, sinora, la Germania si è opposta con forza. I project bonds andrebbero, invece, a finanziare singoli progetti di infrastrutture e si ripagherebbero, in linea di principio, da soli. E´ uno strumento già largamente in uso, nel mondo finanziario: una società presenta un progetto al mercato e lo finanzia con obbligazioni, garantendo il prestito con il valore dell´opera e il rimborso di capitale e interessi con i relativi proventi. Nell´esempio più semplice, quello di un´autostrada, con gli incassi dei pedaggi. La Commissione, a Bruxelles, ne parla da un paio d´anni e aveva anche ipotizzato di lanciare, per questa via, investimenti per 1500-2000 miliardi di euro entro il 2020. Le cifre di cui si parla in questi giorni sono molto più contenute, anche se rispettabili: circa 200 miliardi di euro. Il grosso di questi soldi, naturalmente, dovrebbe venire da investitori privati, in particolare investitori istituzionali, come banche e fondi pensione. L´esborso effettivo, da parte dei governi europei, sarebbe limitato ad una iniezione di 10 miliardi di euro nel capitale della Bei (anche se l´ipotesi di decidere già la settimana prossima è stata ieri esclusa dai ministri finanziari dei 27). Il meccanismo è ancora in discussione, ma potrebbe essere il seguente. Grazie a questi nuovi soldi, la Bei emette obbligazioni sul mercato e, con il ricavato, aiuta a finanziare questi progetti privati. O garantendo le loro obbligazioni (in pratica, mettendo a disposizione un fondo a cui possono attingere, se gli incassi dell´opera non sono sufficienti ai rimborsi) o con un prestito vero e proprio che, però, verrebbe rimborsato solo successivamente agli investitori privati, in caso di default del progetto. Quali infrastrutture verrebbero finanziate? E´ il punto più delicato: quelle di cui si parla sono un potenziamento della banda larga di Internet e una razionalizzazione della rete elettrica europea, anche per tener conto del boom dell´energia da fonti alternative. In ogni caso, un piano di investimenti, finanziato dai project bonds, avrebbe il doppio vantaggio di migliorare il potenziale di crescita europea a lungo termine e di mobilitare, nell´immediato, appalti e commesse. Lo stesso risultato si otterrebbe, su scala nazionale, svincolando, come ha più volte chiesto Monti, le spese pubbliche per investimenti dai vincoli di bilancio fissati a livello europeo. E´ il secondo capitolo di una possibile strategia di sviluppo. Il terzo, di cui si è cominciato a parlare in incontri informali a Bruxelles, è un allentamento di quei vincoli, spostando il loro raggiungimento uno o due anni più avanti e dando così la possibilità, a paesi come Spagna e Italia, di dare più respiro all´economia. Il quarto riguarda solo la Germania, ma è cruciale. Il grosso degli economisti ritiene impensabile che l´area euro ritrovi la via dello sviluppo se tutti i paesi contemporaneamente adottano una rigida austerità. Se Italia e Spagna stringono la cinghia, la Germania deve allentarla, accettando una politica espansiva e tassi d´inflazione più alti - e non più bassi, come oggi - degli altri paesi. Per la prima volta, Berlino sembra aprire uno spiraglio in questo senso. Il ministro delle Finanze, Schaeuble, si è speso a favore degli aumenti salariali per i lavoratori tedeschi. «È bene - riconosce Schaeuble - che i salari in Germania crescano più in fretta che negli altri paesi. Questi aumenti servono anche a ridurre gli squilibri all´interno dell´Europa».