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 2012  maggio 11 Venerdì calendario

Strage senza precedenti sconvolge Damasco E ora Al Qaida fa paura – Damasco colpita a morte dal terrorismo con enormi colonne di fumo che si alzano verso il cielo e crateri nell’asfalto larghi dieci me­tri, come se fosse stata bombarda­ta

Strage senza precedenti sconvolge Damasco E ora Al Qaida fa paura – Damasco colpita a morte dal terrorismo con enormi colonne di fumo che si alzano verso il cielo e crateri nell’asfalto larghi dieci me­tri, come se fosse stata bombarda­ta. I terroristi suicidi si sono fatti saltare in aria ammazzando 55 persone e ferendone 373, compre­so un nu­mero imprecisato di bam­bini che i genitori stavano portan­do a scuola. Una follia del terrore che scatena accuse reciproche fra il governo del presidente Bashar Assad e l’opposizione armata. La vera domanda da farsi, davanti al carnaio, è: a chi giova una strage del genere in stile Al Qaida? Sicura­mente ai terroristi che puntano al caos totale,come nell’Iraq del do­po Saddam. Con l’obiettivo di rita­gl­iarsi un ruolo e fregare tutti spin­gendo Assad e i ribelli nel baratro di una guerra civile senza ritorno per raccoglierne i frutti sanguino­si. Fra questi gli arsenali di armi chimiche, che in uno scenario fuo­ri controllo lo­stesso Pentagono te­me finiscano in mano ad Al Qaida. Un furgone im­bottito di tritolo e un’utilitaria con centinaia di chili di tritolo sono esplosi ieri matti­na a Damasco. Te­o ricamente l’obiettivo doveva essere il comando della divisione dei servizi di sicurez­za nel quartiere Qazan, periferia meridionale della capitale. La scelta dell’orario mattu­tino, un classico dei terroristi suici­di, e la posizione vi­cin­o al trafficato in­crocio di una su­perstrada ha pro­vocato una strage di civili e adole­scenti che stavano andando a scuola. Un testimone ha parlato di 11 bam­bini uccisi. Le decine di macchine accar­tocciate ed in fiam­me, i feriti allucina­ti­ed i resti di corpi umani dissemi­nati ovunque dimostrano la forza delle esplosioni. La tv di Stato ag­giornando il bilancio delle vittime non specifica quanti siano i milita­ri. È l’attentato più grave da quan­do è iniziata la rivolta armata con­tro Assad, avvenuto non per caso il giorno prima del venerdì di pre­ghiera e di protesta. Il gruppo mili­tante «Rivoluzione siriana 2011» incita via Facebook alla sollevazio­ne nella capitale. Il governo siria­no continua a fare di tutta l’erba un fascio, accusando i ribelli di es­sere stragisti dominati da Al Qai­da. L’Esercito libero siriano, com­posto dai disertori, e il Consiglio nazionale, cartello dell’opposizio­ne sempre più diviso, accusano i governativi di mettersi le bombe da soli, come in passato. In realtà la stessa intelligence americana è convinta che gli ulti­mi grossi attentati siano stati per­petrati proprio dai resti di Al Qai­da, che hanno trovato riparo in Si­ria dopo la sconfitta in Iraq. Per an­ni i servizi di Damasco chiusero un occhio sui volontari della guer­ra santa che andavano a combatte­re gli americani a Bagdad. Un mese fa James Clapper, di­rettore della National intelligen­ce Usa, è stato chiaro ammetten­do che al Qaida «ha infiltrato l’op­posizione » siriana. A Homs, una delle roccheforti della rivolta, è na­to in gennaio il «Fronte Al Nusra per proteggere il Levante» con la bandiera nera dei terroristi e l’obiettivo di abbattere Assad. Il gruppo ha rivendicato le bombe di Aleppo, dove vivono i cristiani e un sanguinoso attentato a Dama­sco in marzo. In un attacco suici­da ad Al Midan, in gennaio, un lo­ro kamikaze Abu Bara al Shami si è fatto filmare, come da manuale, annunciando «l’operazione di martirio». Lo stesso Ayman al Zawahiri, successore di Osama bin Laden, ha inviato un messag­gio di sostegno alla rivolta siriana. Questo non esclude che gli aspi­ranti suicidi possano venir mani­polati dalle forze in campo, per gettare discredito sull’avversario, e aiutati dall’estero, Paesi del Gol­fo in testa. I veterani, però, si sono fatti le ossa in Iraq e hanno un pia­no preciso. Prima di tutto cavalca­re la rivolta araba e ritagliarsi fette di territorio come avevano fatto con la provincia irachena di An­bar. Poi mettere le mani sugli arse­nali siriani, a cominciare dalle ar­mi chimiche e dai missili a spalla anti aerei. Secondo Thomas Coun­tryman, assistente del segretario di Stato, «la prima priorità e met­terli in sicurezza (gli arsenali). La seconda distruggerli per evitare che vadano finire nelle mani dei terroristi». In questa esplosiva situazione è confermata la partenza di 15 mili­tari italiani come osservatori Onu in Siria. E il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, non esclude «l’ipote­si » di «una forza più robusta, fino a 2-3mila uomini. Una missione ar­mata capace di garantire la prote­zione di alcune aree e la sicurezza degli osservatori, oggi affidata al governo siriano». www.faustobiloslavo.eu