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 2012  maggio 11 Venerdì calendario

CATANZARO OTTANTA ORE PER IL SINDACO

Il miracolo si è avverato ieri sera alle 22, tre giorni e sette ore dopo la chiusura dei seggi, quando il presidente della Commissione centrale elettorale, Domenico Commodano, giudice della Corte di appello, si è incarnato davanti ai giornalisti.
E davanti ai consiglieri comunali, agli uomini di partito e ai curiosi vari che coraggiosamente bivaccavano nonostante il vento freddo, annunciando che il nuovo sindaco di Catanzaro è (per la terza volta in carriera), Sergio Abramo del centrodestra. Vittoria al 50 virgola 22, centotrenta voti in più del campione di sinistra, il ventottenne Salvatore Scalzo. Centotrenta voti su cinquantottomila votanti, s’intende, al netto dei brogli che per tre giorni e sette ore hanno inchiodato la città all’incertezza e alla baruffa. Perché l’altro miracolo si era avverato nella tarda mattinata quando un trecento militanti del Pd - e delle liste collegate - si erano radunati davanti alla prefettura per chiedere una risposta. O meglio: un annullamento del voto e tutto da rifare, alla Gino Bartali. Il bello stupore dei catanzaresi è stato sentire i cori "voto libero / voto libero" in questo capoluogo sonnacchioso, persino poco ’ndranghetista, incline all’entusiasmo giusto per le prodezze, ultimamente rare, della squadra di calcio (che fra l’altro, proprio domenica, mentre qui si ingegnavano le migliori menti della truffa al seggio, ha ottenuto un’applauditissima promozione nella vecchia serie C1). E infatti la piazza si riempie di cuori gonfi e occhi sognanti soltanto quando torna per il revival il leggendario Massimo Palanca, che negli anni Settanta e Ottanta divenne famoso perché sapeva fare gol direttamente da calcio d’angolo.

Ora, naturalmente, la questione delle pastette finirà in procura, che già indagava qualche esponente di centrodestra su ipotesi di voto di scambio. E finirà in una polemica che si prevede infinita poiché le truppe di Scalzo non si arrendono e annunciano battaglia per la ripetizione.

Bisogna dunque dire come tutto è cominciato. Nella notte fra lunedì e martedì, intorno alle tre, quando ogni buon cristiano si aspettava la conclusione dello spoglio, nel seggio numero 85 di Catanzaro Lido erano ancora lì a fare somme e sottrazioni. E in un clima vivace, per così dire. Domenico Petrolo, coordinatore del comitato elettorale di Scalzo, racconta oggi di aver ricevuto qualche telefonata dal suddetto seggio in cui i suoi lo avvertivano che i lavori procedevano non soltanto in ritardo (per legge debbono chiudersi in dodici ore, e lì eravamo già a tredici) ma anche secondo criteri piuttosto innovativi. E infatti, giunto sul posto, Petrolo ha fatto una curiosa scoperta: le schede erano due più degli aventi diritto al voto. Il dibattito successivo raccontano - è stato piuttosto vivace e interrotto solamente dall’arrivo dei vigili urbani che all’alba hanno messo d’accordo tutti riempiendo un sacco di schede per portarlo alla Commissione centrale. La stessa fine l’hanno fatta, per ragioni simili, le schede del seggio 84 e del seggio 86 dove, alle quattro del mattino, sorbivano caffè caldi e picchiettavano freneticamente sulle macchinette calcolatrici.

La casistica del raggiro, per essere completi, annovera una trentina di persone che hanno votato due volte, qualche decina di schede che non sembravano proprio nuove di zecca, e il caso di tal Francesco Leone della Lista per Catanzaro (di destra), fermato dalla Digos fuori da un seggio con una notevole collezione di santini e con troppi contanti in tasca, la qual cosa ha insospettito più di un po’ (anche perché l’anno scorso lo stesso Leone era stato rintracciato ancora fuori da un seggio, stavolta sotto forma di scheda elettorale col suo nome sopra e fotografata col telefonino da un elettore). Tutte queste prodezze dovrebbero essere contenute nel verbale che il presidente della Commissione centrale, che ieri sera confermava non meglio precisate anomalie, invierà al Comune perché il Comune lo giri alla Prefettura. E pertanto pace non c’è. Perché qui l’ultimo sindaco, Michele Traversa, deputato berlusconiano, era durato sette mesi soltanto nonostante avesse vinto col 63 per cento delle preferenze, e con le liste a suo sostegno addirittura su e su, fino al 78 per cento. Una maggioranza così ampia ma anche così frastagliata e così litigiosa (specialmente sulle solite questioni di mattone) che alla prima occasiona Traversa se n’è andato ben volentieri, e cioè non appena si era stabilita l’incompatibilità fra la carica di primo cittadino e quella di parlamentare.

Non è che a destra, che qui è piuttosto forte, si siano buttati di sotto dalla disperazione. La carta l’avevano nella manica: il quarantasettenne Sergio Abramo, sindaco due volte a cavallo fra gli anni Novanta e Duemila, soprannominato "detto/fatto", con la giusta dose di ironia, visto che a anche a sinistra non è che abbiano molto da ridire su di lui. Se non che appartiene a una delle "quattro famiglie" che a Catanzaro contano, con le loro tipografie (stampavano anche le schede di Telepiù) e i loro call center da migliaia di addetti che servono Enel e Telecom, fra gli altri (qui lavorano nei call center in sei o settemila, su poco più di novantamila abitanti…). Ma per una volta, a sinistra hanno avuto l’idea buona: richiamare da Bruxelles, dove lavorava per la Commissione Europea, il giovane Scalzo. Sconfitto con onore da Traversa lo scorso anno, Scalzo ci ha riprovato a questo giro. E’ rimasto a centotrenta voti dal traguardo, dopo quattro giorni di comico delirio. Al netto dei brogli, meglio ripeterlo (e sempre che siano tutti a carico del centrodestra).