Varie, 14 maggio 2012
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 14 MAGGIO 2012
«Effetto notte. Titoli di coda. Dissolvenza. È il film che scorre nel Palazzo all’indomani del voto amministrativo del 6 maggio. Un Mistero Buffo, il comico Beppe Grillo lanciato alla conquista dell’Italia» (Marco Damilano). [1] Il Sole 24 Ore: «Sono cinque i comuni sopra i 15mila abitanti in cui i candidati grillini sono arrivati al ballottaggio. Il comune vinto al primo turno, Sarego, è invece di piccole dimensioni (6.700 abitanti). Per quanto riguarda invece i capoluoghi, il Movimento 5 stelle si è presentato in 20 città su 26 e ha ottenuto in media l’8,2 per cento. Se si confronta questo dato con il risultato ottenuto dal partito di Grillo alle amministrative 2011 (quando si era presentato in 18 capoluoghi), si vede che il comico genovese ha raddoppiato i suoi consensi». [2]
Tutto iniziò col blog www.beppegrillo.it, aperto il 26 gennaio 2005: quando nell’ottobre di quell’anno il “Time” inserì il comico nella lista degli “eroi europei”, era al 23° posto nella classifica mondiale dei più visitati (unico italiano nei primi 100): «La gente si fida di un comico perché non si fida più di politici, manager, scienziati, giornalisti. Sente che è tutto morto, finito, la politica, il giornalismo…». Dunque? «Il politico deve tornare a essere un dipendente dei cittadini. Quindi noi facciamo votare un programma energetico, per dire, e poi chiamiamo il politico e gli diciamo: ti diamo i soldi, l’obiettivo e un tempo per realizzarlo. Se non avrà raggiunto il risultato, verrà licenziato. Come si fa con i co.co.co.». [3]
L’8 settembre 2007 è passato alla storia come il “V-Day”, giornata del «vaffanculo» ai partiti e alla politica. A Bologna, in piazza Maggiore, si riunirono, secondo gli organizzatori, 200mila persone (50mila secondo i giornalisti, 30mila secondo la questura). Gianni Santucci: «La proposta, in tre punti: fuori i condannati dal Parlamento; massimo due legislature per ogni deputato o senatore; elezioni con voto diretto al candidato e non al partito. Il popolo dei “grilli” risponde: code davanti ai banchetti a Torino, 10 mila firme raccolte a Firenze e Napoli, 3 mila a Roma, moduli esauriti ad Aosta. In mattinata, a Milano, firma anche il ministro Antonio Di Pietro. Che commenta: “Mandare i delinquenti a casa, non in Parlamento”. Il premier Romano Prodi non raccoglie l’invito alla petizione che gli viene rivolto a Bari». [4]
Il 4 ottobre 2009, al Teatro Smeraldo di Milano, nacque il Movimento 5 Stelle. Andrea Senesi: «Primo appuntamento in calendario, le amministrative di primavera e almeno due Regioni dove sottoporsi alla prova del voto. Emilia-Romagna e Piemonte, due feudi del centrosinistra. Contro tutto e tutti. Bersagli preferiti Silvio Berlusconi, manco a dirlo, e il presidente Giorgio Napolitano (“Ponzio Pelato”), “uno che firma tutto”. Contro la Gelmini, ma anche contro i sindacati, per i morti sul lavoro (“si indignano, ma se un lavoratore denuncia la cattiva sicurezza viene licenziato”)». [5]
Le regionali del 28-29 marzo 2010 furono il primo test elettorale del Movimento 5 Stelle. Michele Smargiassi: «Passa dal folclore alla storia, dove c’erano sfottò ora c’è timoroso rispetto, anche paura». [6] Carmelo Lopapa: «Presenti in cinque regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia e Campania) i candidati del web-predicatore hanno sfondato dove il 2, dove il 3 fin quasi al 7-boom in Emilia». [7] Grillo spiegò: «Noi ci battiamo perché l’acqua resti pubblica, chiediamo l’opzione zero per il cemento e per gli inceneritori. Queste sono le cose che cambiano la vita della gente. Noi chiediamo le cose che aveva mia nonna». [8]
Partiti con l’invettiva anti-casta e l’invito alla democrazia diretta, i grillini 2010 avevano sviluppato un tratto molto forte: l’ambientalismo della «sostenibilità». Fabio Martini: «Niente inceneritori, niente Tav, ma anche stili di vita conseguenti. Personaggio esemplare di questo mondo è il capofila dei piemontesi, Davide Bono. Ventinove anni, medico, barba risorgimentale, capelli lunghi, senza precedenti esperienze politiche, protagonista di una costante battaglia per l’acqua pubblica, Bono si racconta così: “Acquisto meno merci possibili, non consumo prodotti di multinazionali, evito gli ipermercati, scelgo la dimensione del panettiere e del ferramenta, mi batto perché si moltiplichino i mercati contadini, giro per Torino sempre in bicicletta, in casa faccio di tutto per risparmiare energia e per eliminare meno rifiuti possibili, autoproduco detersivi”». [9]
Alle comunali del 15-16 maggio 2011 il Movimento 5 Stelle prese 93 mila voti. Wanda Valli: «Rispetto alle regionali del 2010 i “grillini” conquistano 26 mila voti in più che, in percentuale fa più 39 per cento. Dice Grillo: “Adesso nasce un nuovo scenario, ma io vi voglio dare un po’ di dati, perché è straordinario”. E poi giù a elencare: quasi il 10 per cento a Bologna e a Ravenna, il 15 a Rimini, il 5 a Torino, il 9 a Savona, “a Varese siamo entrati con un consigliere e uno anche a Bovolone”. C’è un’unica pecca nel cursus honorum, il caso Napoli: “Lì non ce l’abbiamo fatta, ma sappiamo il perché”. La colpa è “di ex amici e rete che non c’è, voto di scambio, è molto più difficile”». [10]
Galvanizzato dai successi elettorali, Grillo ha insistito con le provocazioni. A luglio chiamò «eroi» i manifestanti No-Tav di Chiomonte. Liana Milella: «Tutti, senza distinzioni. Protagonisti di una “rivoluzione straordinaria contro le prove tecniche di dittatura”». [11] Dopo poche ore prese le distanze dalle frange più estremiste: «Sono il primo a condannare e a voler sapere chi sono i black bloc…». [12] A gennaio, commentando gli arresti contro 26 No Tav, parlò di «geometrica potenza» dell’operazione (scandalo perché è l’espressione usata da Franco Piperno per la strage compiuta dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978 in via Fani). [13]
A fine aprile Grillo ha sparato che «la mafia non ha mai strangolato le sue vittime, al massimo chiede il pizzo. I partiti e questo governo stanno invece strangolando i cittadini». [14] Gian Antonio Stella: «Dice che l’hanno capito male? Peggio per lui: su certi temi ci pensi settanta volte sette». [15] Quanto a Equitalia, «se è diventata un bersaglio bisognerebbe capirne le ragioni oltre che condannare le violenze. Un avviso di pagamento di Equitalia è diventato il terrore di ogni italiano». [16] L’evasione fiscale? «Se tutti pagassimo le tasse... a Roma ruberebbero il doppio». (a Cesano Maderno il 16, ad Agorà su Raitre, a Piacenza il 21) [17] E poi: «Voglio sapere dove vanno a finire i miei soldi, se servono a finanziare gli inceneritori o i bombardieri F35 non vedo perché mi dovrei vergognare quando mi accusano di non pagarle». [18]
Per rilanciare l’economia, Grillo propone di uscire dall’euro . In un’intervista a Bloomberg l’ha definito «un cappio al collo che si restringe di giorno in giorno» e ha auspicato un ritorno alla «cara vecchia lira» con svalutazione del 40-50%. [19] Gad Lerner: «Non maledice in sé l’idea di una moneta comune fra i popoli del continente. Si limita a sostenere che oggi non siamo in grado di permettercela. Non ha bisogno del nazionalismo protezionista di Marine Le Pen, o dell’anticapitalismo radicale dei comunisti greci, per sostenere la loro medesima volontà di spaccare l’eurozona. Gli basta solleticare la nostalgia popolare per il tempo meno cupo della lira». [20]
I grillini si sentono pronti all’ingresso in Parlamento. Alla domanda se nelle Aule parlamentari si daranno da fare perché l’Italia esca dalla moneta unica europea, Marco Piazza, presidente della commissione bilancio al comune di Bologna, ha risposto: «Faremo una battaglia perché questa economia non distrugga i cittadini». Sara Bianchi: «Ciò che serve, sostiene Piazza, “è un passo avanti o uno indietro dell’Europa”. Dove il passo avanti sarebbe “una vera unione federale di stati (sul modello statunitense) con autonomie limitate, un’unica moneta e un organismo di governo centrale più forte”. Quello che i grillini non vogliono è “un’economia al servizio del debito” e su questo sembrano disposti a tutto, compreso il ritorno alla lira, in una sorta di muoia Sansone (le banche) con tutti i filistei». [21]
I grillini considerano uno dei punti forti del loro programma il recupero della dimensione locale, anche attraverso l’utilizzo di “scec” per garantire sconti sui prodotti del territorio. Bianchi: «E guardano al protezionismo per arginare quella che valutano come “una globalizzazione tra paesi non compatibili”, che “ha provocato un cortocircuito tra mercati molto diversi”. Pensano infatti a possibili dazi “verso quelle zone dove i diritti non sono garantiti”, nelle quali invece vorrebbero esportare regole chiare.Le politiche del lavoro sono un altro dei temi su cui puntano, a partire dal sussidio di disoccupazione garantito. Politiche che contano di finanziare con le “tasse di scopo” perché “se un progetto è condiviso dai cittadini”, dice Marco Piazza, “potranno essere loro stessi a poter decidere di sostenerlo economicamente”». [21]
Più che nel programma, il grillismo sta nel ricorso, costitutivo dell’identità stessa del MoVimento (la sede è un indirizzo Web, la tessera è un login), alla Rete come entità in sé, più che come canale di comunicazione. «La Rete ha reagito male», «la Rete ha deciso». [22] Il motore rischia di sbullonare. Smargiassi: «La Rete è potente per mobilitare e diffondere viralmente: frana se deve decidere. “Abbiamo giustamente deriso le primarie infiltrate del Pd, ma le votazioni Internet sono la stessa cosa”, ammonisce da Genova Christian Abbondanza, animatore della Casa della legalità, quasi un eroe per il popolo grillino, ma ora molto arrabbiato con i suoi amici: “Basta un software, ti procuri 199 identità Internet e ribalti una scelta”». [23]
Note: [1] Marco Damilano, L’Espresso 17/5; [2] Il Sole 24 Ore 9/5; [3] Curzio Maltese, la Repubblica 6/10/2005; [4] Gianni Santucci, 9/9/2007; [5] Andrea Senesi, Corriere della Sera 5/10/2009; [6] Michele Smargiassi, la Repubblica 31/3/2010; [7] Carmelo Lopapa, la Repubblica 30/3/2010; [8] Ferruccio Sansa, La Stampa 30/3/2010; [9] Fabio Martini, La Stampa 31/3/2010; [10] Wanda Valli, la Repubblica 18/5/2011; [11] Liana Milella, la Repubblica 4/7/2011; [12] Meo Ponte, la Repubblica 5/7/2011; [13] la Repubblica 27/1; [14] Gabriele Isman, la Repubblica 1/5; [15] Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 11/5; [16] Paolo Rossi, la Repubblica 3/1; [17] Jacopo Iacoboni, La Stampa 26/4; [18] Raffaele Niri, la Repubblica 16/4; [19] Emanuele Buzzi, Corriere della Sera 11/5; [20] Gad Lerner, la Repubblica 28/4; [21] Sara Bianchi, Il Sole 24 Ore 9/5; [22] Michele Smargiassi, la Repubblica 19/4; [23] Michele Smargiassi, la Repubblica 20/4.