Diego Gabutti, ItaliaOggi 8/5/2012, 8 maggio 2012
Dopo questo voto Beppe Grillo manderà tutti dove sa lui – «Europa fasciocomunista», titola Il Tempo di Roma
Dopo questo voto Beppe Grillo manderà tutti dove sa lui – «Europa fasciocomunista», titola Il Tempo di Roma. Perché è sempre lì, negli episodi politicamente e ideologicamente psicotici, come dicono gli psichiatri, che vanno a parare gli scatti di nervi dell’elettorato europeo (che proprio in questo modo, dando più o meno gli stessi numeri nei momenti di crisi, dimostra d’avere dopotutto un’identità comune). Non fa eccezione l’Italia, naturalmente. A meno che non si consideri un voto meditato, sobrio, democratico, quello andato a Beppe Grillo e alle altre liste da neurodeliri. * * * «Già si udivano in tutte le parti del regno quei rumori sordi e lontani che precorrono le eruzioni vulcaniche. Il governo stesso aveva chiamato i francesi a prendere in esame la situazione delle finanze pubbliche e il bilancio dello stato. Un avvenimento così nuovo aveva causato una viva emozione. Una potenza nuovissima era sorta in Francia: l’opinione pubblica» (Ch. M. de Talleyrand-Périgord, Memorie, Rizzoli & C. 1941-XX). * * * A Parma il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo sfiora il 20 per cento dei consensi. Meglio dei neonazisti e dei neocomunisti ad Atene. Idem a Genova. Più o meno come i fondamentalisti islamici nelle capitali arabe e i maoisti in India (se si presentassero alle elezioni, invece di rapire i turisti). Adesso chi lo tiene più Grillo? Ci manderà tutti quanti dove sa lui (e sappiamo purtroppo anche noi). E noi zitti, via andare. Annuiremo, intimiditi, e persino un po’ ammirati, diciamolo, quando ci chiamerà «merde» e «bastardi», come fa lui quando recita uno dei suoi siparietti_ pardon, uno dei suoi comizietti. Grillo ci tratterà da ignoranti perché non sappiamo niente (dice lui, il professore) di «social network». E noi: «Giusto, sì, sputaci senz’altro in faccia, non meritiamo altro». Quando Lui urlerà nelle piazze il suo «fuori dall’euro, brutte carogne», noi lo applaudiremo, mentre l’Università Bocconi si dispererà. * * * Stravince invece Flavio Tosi a Verona. Dicono che non sia stato travolto dallo tsunami grillista e dal disastro cosmico che ha colpito e affondato la lega (di cui è un esponente) perché «ha governato bene». Può darsi. Ma se è davvero così, se il verbo «governare» e l’avverbio «bene» possono fare insieme un giro di giostra, la prossima volta Tosi si presenti con una sua lista personale dappertutto. Travolga anche Beppe Grillo, che nella sua vita ha governato soltanto un camper e qualche automobile (e a giudicare dagl’incidenti, tra gravi e gravissimi, non è che li abbia governati poi così bene). * * * «Gli stessi borghesi che si torcevano dal ridere alle esposizioni dei cubisti, dei dadaisti, dei futuristi, cominciarono per snobismo ad ammettere l’esistenza di un’arte pura e, ammirando strani portacenere o soprammobili ricavati da corna di bue, credettero d’intuire un distacco della relatà visiva da quella artistica e, strizzando l’occhio, dicevano: «Evasione, Novecento, Astrattismo». I gradini per giungere a questo forse furono Petrolini, Campanile, Zavattini, Mosca; i nostri giornali umoristici esposero al popolo tutti i tics d’una letteratura e d’un disegno che erano stati gli spaventapasseri di due generazioni» (Irene Brin, L’astrattismo, in I. Brin, Usi e costumi 1920-1940, Sellerio 1981). * * * Del centrodestra, in queste elezioni amministrative, si è perso anche il ricordo, come di Rifondazione comunista e dei Verdi dopo le politiche del 2008 (tempi che oggi appaiono remoti). Sempre a Parma, dove il candidato del Popolo delle libertà non raggiunge il 9 per cento dei voti, la metà dei voti toccati a Grillo, siamo persino un po’ oltre l’oblio. Sembra una storia di fantascienza. Forse un crononauta antiberlusconiano, canticchiando tra sé «meno male che Silvio non c’è», è saltato sulla macchina del tempo armato fino ai denti, come Rambo. Tornato indietro d’un secolo, ha assassinato i bisnonni di Silvio Berlusconi nel giorno delle nozze, cancellando così dall’esistenza sia la Buonanima che il suo partito. * * * Deve aver fatto una brutta fine (prima di poterne sposare a sua volta la bisnonna) anche il bisnonno di Pier Ferdinando Casini. Non sembrano godere di buona salute nemmeno i bisavoli di Pierluigi Bersani. * * * «Stabilire la validità delle teorie politiche in funzione dell’esperienza concreta appare oggi quanto meno rivoluzionario, dato che l’abitudine ormai diffusa è proprio quella opposta: determinare a partire dalla teoria la natura dei fatti, il che in genere porta a deformare i secondi perché coincidano con la prima» (Mario Vargas Llosa, Jean-François Revel, in M. Vargas Llosa, Gioco senza regole. Contro vento e marea III, Scheiwiller 2011). * * * Appare soddisfatto, in piedi tra le rovine dell’Europa e dell’Italietta, soltanto Massimo D’Alema, che vede aprirsi grandi prospettive, «mio caro Mentana», per il partito democratico, che oggi è «la forza politica nazionale», l’unica e la sola. Presto si vota; dipendesse dagli spiriti più avventurosi, già domani.