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 2012  maggio 10 Giovedì calendario

La Concordia del centrodestra ha sbattuto contro gli scogli – Quando si legge, nei commenti dei giornali, che gli elettori hanno detto no ai partiti ma non alla politica, e che rimangono sensibili all’alta retorica del discorso pubblico, l’impressione è che si pensi, per questa via, di poterli impillolare ancora con nuove minacce, blandizie e promesse

La Concordia del centrodestra ha sbattuto contro gli scogli – Quando si legge, nei commenti dei giornali, che gli elettori hanno detto no ai partiti ma non alla politica, e che rimangono sensibili all’alta retorica del discorso pubblico, l’impressione è che si pensi, per questa via, di poterli impillolare ancora con nuove minacce, blandizie e promesse. * * * «Si distingue il sottotenente dal capitano / per i galloni, per una certa qual / espressione degli occhi, per la foto di Blanche o di Chantal, / e la lettura di Kant, Maupassant, Das Kapital» (Iosif Brodskij, Il nuovo Jules Verne, in I. Brodskij, Poesie, Adelphi 1986). * * * Angelino Alfano non si dimette. È il capitano coraggioso che sedeva in cabina di comando (speriamo non con una giovane rumena sulle ginocchia e un calice di champagne nella mano che non brancica) quando la Concordia del centrodestra è andata a sbattere contro gli scogli dell’opinione pubblica ed è affondata. Affonda anche tu con la nave, Angelino, o per lo meno cedi il comando, cazzo! Ma Alfano niente. Mi sacrifico, dice, e resto al comando. * * * Da Mosca, dov’è andato a festeggiare Putin invece di montare la guardia al bidone di benzina del partito dell’amore, la Buonanima ha dichiarato che poteva andar peggio, ed è senza dubbio così. Poteva cadere un meteorite sul Cremlino, per esempio. Oppure il Popolo delle libertà, oggi quasi ovunque sotto il dieci per cento, e già così un partito bonsai, poteva scendere ancora più in basso, a livello verdi e rifondatori, oppure partito socialista. * * * Se la Buonanima «pensava peggio», che cosa pensava Pierferdinando Casini, l’altro Grande Scomparso? Sempre che pensasse. Ultimamente non ha fatto altro che posare da primo violino del Caro Leader, e si è visto, elettoralmente parlando, con quali risultati. Anche Casini, come il segretario del Pdl, e anche un po’ come il postino, difende con forza il suo diritto di sbagliare due volte, eppure si dimette da capogruppo alla camera (anche se in un mondo ordinato, diciamolo, si dimetterebbe piuttosto l’elettorato). * * * Mentre Casini, dovendo scaricare la colpa delle sue disgrazie su qualcuno, può incolpare sia il rigore (più rigoroso con i deboli che con i forti) dell’esecutivo bocconiano che l’«influsso negativo» (come diceva Totò agitando un cornetto) dei futuristi, la Buonanima può incolpare solo Nonno Mario perché è appoggiando il governo bocconiano che ha gettato dalla finestra una gran paccata di voti. Nonno Mario e anche un po’ il burlesque, volendo. «Lenin ha fatto centinaia di volte l’elogio della democrazia e sottolineato che la dittatura del proletariato è una dittatura “contro gli ex possidenti spodestati” e allo stesso tempo “la più ampia democrazia dei lavoratori”. Lo crede, lo vuole. Va a rendere conto alle fabbriche. Nel 1918 scrive che la dittatura del proletariato non è affatto incompatibile col potere personale. Fa imprigionare il suo vecchio amico Bogdanov perché avanza obiezioni imbarazzanti; fa mettere i menscevichi fuorilegge perché questi socialisti “piccolo-borghesi” sono fastidiosamente in errore. Promette la pace ai credenti e ordina d’avere riguardo per le chiese ma ripete che “la religione è l’oppio dei popoli”. Andiamo verso una società senza classi, d’uomini liberi, ma il partito fa affiggere un po’ ovunque che “il regno dei lavoratori non finirà”. Su chi regneranno quindi i lavoratori? E che cosa significa la parola “regno”? Il totalitarismo è dentro di noi» (Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, Massari 2011). * * * Non dice soltanto «pensavo peggio». Dice anche che «è un risultato superiore al previsto». Sempre la Buonanima, sempre da Mosca. È infatti dal Cremlino, mentre il suo grande amico — il cacciatore di tigri siberiane – giurava «di rispettare e di sostenere i diritti e le libertà dei cittadini», che la buonanima ha dichiarato (lo scrive il Giornale fingendo di crederci, come gli tocca): «Ora variamo una grande confederazione di tutti i moderati». Tra lui e Putin, due civettoni famosi, è una bella gara a chi spara alle tigri più grosse. * * * Pierluigi Bersani, il cui partito «tiene», è già mezzo convinto d’aver vinto lui (massimo D’Alema ne è convinto per intero) e comincia a guardare i bocconiani con un certo fastidio. Sogna altri scenari. Se François Hollande, l’euroscettico educato, ha tracciato il solco, sarà la spada d’una nuova Unione di sinistra a difendere gl’italiani dal fisco e dalla BCE. * * * «Tra la paura generale d’una guerra che il mondo va preparando e la paura particolare di cruente ideologie, è ben vero che viviamo nel terrore» (Albert Camus, Il secolo della paura, in A. Camus, Ribellione e morte. Saggi politici, Bompiani 1961). * * * Tutti stanno con la gauche; da noi anche la droite berlusconiana, Giuliano Ferrara in testa. Sarkozy, l’infame, aveva sorriso, ma sorride bene chi sorride ultimo. Vendicato da Hollande, la Buonanima potrebbe partecipare, in futuro, anche a qualche burlesque o a qualche compleanno a Parì. Nessun disturbo. Je suis heureux. Mangio volentieri un escargot o due.