Peppe Rinaldi, Libero 10/5/2012, 10 maggio 2012
LA CASTA DI POGGIOREALE: AI DETENUTI OTTO MILIONI L’ANNO
C’è un nuovo dossier sul tavolo del premier Monti, del ministro degli Interni Cancellieri e del Guardasigilli Severino. Ha a che vedere con la tracciabilità del denaro e con lo spreco di risorse: solo che stavolta la “casta” in questione è molto particolare.
Parliamo della valanga di denaro che si rovescia nel carcere di Poggioreale, frutto delle rimesse che familiari e parenti dei detenuti effettuano con cadenza regolare. Secondo il Sappe (sindacato autonomo degli agenti penitenziari) le cifre e le dinamiche che caratterizzano questo flusso cominciano a farsi preoccupanti: si calcola che a Poggioreale, uno dei più infernali carceri italiani (2700 detenuti su una capienza massima di 1500), entrino ogni settimana circa 650 mila euro. Che, annualmente, fanno otto milioni. Come mai tanto danaro se si considera che la maggior parte dei detenuti è (risulta) nullatenente? C’è il sospetto che a provvedere alle rimesse siano le organizzazioni criminali, pronte a fornire assistenza a capi, capetti e gregari dei clan e, soprattutto, ad affiliare nuovo personale. «Nei circa 600 colloqui che vi si tengono ogni giorno – fa notare Donato Capece, segretario del Sappe – a causa del versamento presso l’ufficio del Bollettario di una somma che può raggiungere gli 800 euro mensili, e tenuto conto che ogni recluso ha a disposizione un tetto massimo di circa 200 euro settimanali, entra negli otto padiglioni un fiume di denaro. Poiché in ogni cella si trovano otto-dieci reclusi, ogni camera di detenzione può disporre di quasi otto mila euro al mese». A Napoli, in pratica, entrano quattro volte i soldi che entrano negli altri carceri e parlare di possibile riciclaggio non è più così fuorviante.
Al di là delle dichiarazioni sullo status patrimoniale delle famiglie, va detto pure che tantissimi detenuti optano per il gratuito patrocinio legale perché ufficialmente “non abbienti”. A pagare gli avvocati penserà poi lo Stato: il che, in linea di principio, appare una faccenda che non sta molto in piedi alla luce della denuncia sindacale, specie se si considera il terribile momento delle finanze pubbliche. Ma non c’è solo questo che induce a parlare di “sprechi” pur trattandosi di un’umanità ferita dentro un inferno carcerario: è stato calcolato che solo a Poggioreale ogni giorno vengano buttati via 2500 pasti preparati dall’amministrazione penitenziaria. Uno scandalo nello scandalo. Questo dipende dal fatto che quasi tutti i detenuti cucinano in proprio all’interno delle celle: chi ha avuto un minimo di contatti con questo universo sa che, in primo luogo, per un carcerato è “offensivo” accettare il pasto fornito dallo Stato e, al tempo stesso, sa pure che la qualità del cibo non è esattamente da stella Michelin. Ciò non toglie che l’obbligo di sfamare i detenuti esista per legge e quindi gli operatori ogni giorno si trovano costretti a preparare pasti che sanno già in partenza essere destinati ai cassonetti della spazzatura. Si vedrà se queste cose entreranno nella famosa spending review che il governo sta approntando. Difficile.
Peppe Rinaldi