Gilberto Oneto, Libero 10/5/2012, 10 maggio 2012
I PIÙ GRANDI EVASORI? GLI IMMIGRATI
Ogni giorno Monti di Nottingham si inventa una nuova gabella, qualche trucco per spremere i sudditi, soprattutto quelli che si ostinano a voler lavorare e produrre ricchezza. Fa anche finta di farlo con una certa maliziosa equanimità, sostenendo di tartassare tutti senza distinzione di ceto sociale e di collocazione geografica. La cosa è discutibile perché ci sono categorie che vengono trattate con i guanti. Una di queste, sicuramente la più grande in termini numerici, è quella degli stranieri regolari e irregolari che costituiscono per il fisco una sorta di zona franca: i primi sono coccolati e i secondi tranquillamente ignorati.
Si sta parlando di una massa che si avvicina a sei milioni di persone: una “regione” più popolosa del Lazio e della Campania, di un quarto più grande di Piemonte, Veneto ed Emilia e di solo un terzo inferiore alla Lombardia. Quando si parla di stranieri si deve sempre fare i conti con dati evanescenti, parziali, inesatti, stimati, insomma con una insidiosa cortina fumogena di incertezze creata ad arte da chi vuole mantenere il fenomeno in una affettuosa atmosfera di vaghezza.
Quel poco che emerge o sfugge è, però, sufficiente a generare inquietudine.
La Fondazione Moressa parla per il 2009 di circa 3 miliardi di euro versati in tributi dall’intera comunità straniera: nello stesso anno il Veneto ha versato in sola Irpef 63 miliardi e la meno virtuosa Campania “solo” 44: entrambe le regioni hanno meno abitanti di tutti gli stranieri messi assieme. Pur fatta la tara del contributo dei foresti nelle due regioni, è credibile che gli ospiti dichiarino e paghino ciascuno il 5,2% o il 7,5% di quanto faccia un indigeno? Invece che inseguire gli scontrini fiscali, gli agenti del fisco non farebbero meglio a farsi un giro nelle comunità foreste? Ci sono altri numeri che lasciano per lo meno perplessi.
REDDITI E RIMESSE
Secondo l’Istat e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il reddito medio delle famiglie composte da almeno un cinese veniva stimato nel 2008 attorno ai 20 mila euro. La Fondazione Moressa ci informa che nel 2011 i cinesi hanno spedito come rimesse al proprio paese di origine 12.085 euro a testa.
A meno che i redditi dei cinesi siano prodigiosamente lievitati in tre anni (cosa che contraddirebbe l’affermazio - ne della stessa autorevole fonte che indica in un calo annuo dello 0,6% la contribuzione dei foresti in generale), non si capisce davvero come una famiglia che guadagni venti possa risparmiare dodici per ogni suo componente.
La Banca Mondiale dice che le rimesse dichiarate sono all’incirca la metà di quelle effettive: il nostro dubbio si fa sempre più angoscioso.
I cinesi stampano soldi? Allevano galline che depongono uova d’oro? Che ci sia qualcosa di prodigioso nella loro “laboriosità” è provato sia dall’affetto con cui il ministro Riccardi visita le loro comunità, sia nella rapidità con cui si è “suicidato” il malvivente marocchino che aveva assassinato e rapinato lo scorso gennaio a Roma un agente cinese dedito al “money tranfer”.
I cinesi sono solo la punta dell’iceberg che l’Agenzia delle Entrate dovrebbe finalmente decidersi a esplorare.
Per le Regioni si calcola il cosiddetto “residuo fiscale”, ossia la differenza fra quanto paghino allo Stato e quanto ricevano in servizi e trasferimenti. Volendo restare nell’equiparazione della comunità straniera a una regione, si può abbozzare il calcolo del suo residuo.
Secondo il Dossier 2010 della Caritas, gli immigrati hanno contribuito nel 2008 alle entrate dello Stato con circa 10,8 miliardi di euro. Dalla elaborazione congiunta dei vari dati disponibili risulta che le spese per gli immigrati sono (al netto delle rimesse) calcolabili fra i 28 e i 40 miliardi di euro l’anno. Questo significa un residuo (per loro) positivo che varia fra i 3 e i 5mila euro annui pro capite. Giustamente ci si indigna per i 3.292 euro in negativo della Lombardia e i 2.013 in positivo della Campania del 2006, ma nessuno fa una piega per la voragine dell’ospitalità.
C’è tutto un mondo opaco che sfugge alle leggi e ai controlli, che si nasconde dietro a identità evanescenti, a nomi e lingue impronunciabili, a protezioni e omertà.
ITALIANI SALASSATI
È una voragine in cui finisce e scompare un fiume di risorse e ricchezze: è un salasso insopportabile che diventa addirittura insultante in un periodo di grave crisi che vede i cittadini indigeni sottoposti a vessazioni e spremiture di ogni genere.
Lo Stato gabelliere e ladro sembra ignorare questa grande zona d’ombra, non si occupa degli evasori foresti, non vede i milioni di clandestini e furbastri che sono del tutto ignoti al fisco. Non riesce o non vuole controllare. Non ha neppure utilizzato lo strumento più semplice ed efficace in circostanze del genere. Nell’antica e civilissima Atene agli stranieri veniva fatto pagare il “testatico”, una imposta fissa pro capite, per poter vivere e lavorare in città. Una cosa analoga avrebbe oggi un senso morale anche più giustificato: gli stranieri usufruiscono di servizi ma anche e soprattutto di una condizione ambientale, sociale ed economica che gli indigeni hanno costruito con secoli di fatiche e sacrifici che i foresti si trovano pronta e funzionante e da cui traggono ogni vantaggio legale e illegale.
Il minimo che si possa chiedere a questi ospiti è una sorta di rimborso spese per tutto quello che i nostri vecchi e noi stessi abbiamo fatto. Si tratterebbe di un bollo facile da riscuotere e controllare, e che costituirebbe un discrimine fra chi vuole vivere qui ed integrarsi e chi, invece, ha solo vocazione alla rapina. Sarebbero soldi che farebbero tanto comodo.
Naturalmente la cosa solleverebbe l’indignazione delle anime candide, di tutti quelli che mostrano affettuosi sensi nei confronti dei foresti e indifferenza o addirittura astio nei confronti degli indigeni. Tutti quelli che plaudono ai blitz contro i registratori di cassa, che si girano dall’altra parte quando qualche poveraccio rovinato dallo Stato si suicida, che descrivono gli evasori come il concentrato di ogni nequizia, sono gli stessi che non fanno una piega se a evadere alla grande sono gli stranieri.
Monti e Fornero salassano gli italiani, Riccardi coccola i foresti. Sant’Egidio benedice.
Gilberto Oneto