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 2012  maggio 10 Giovedì calendario

L’onda lunga della crisi sul voto - Quando si dice votare col portafoglio. Certo gli scandali giudiziari, la dittatura dello spread e la crociata «anti casta» che spinge in alto il Movimento 5 Stelle, ma è probabile che il colpo di grazia a quel che resta della Seconda Repubblica arrivi soprattutto dall’economia in panne

L’onda lunga della crisi sul voto - Quando si dice votare col portafoglio. Certo gli scandali giudiziari, la dittatura dello spread e la crociata «anti casta» che spinge in alto il Movimento 5 Stelle, ma è probabile che il colpo di grazia a quel che resta della Seconda Repubblica arrivi soprattutto dall’economia in panne. Se incrociamo il voto amministrativo con la mappa dei distretti industriali italiani (legno-arredo, beni per la casa, Agro-alimentare, meccanica, tessileabbigliamento) ci si accorge di quanto la crisi stia pesando sulle urne. Sopra il Po l’incrocio misura il tracollo del forzaleghismo, tra quei padroncini antropologicamente affini al bossian-berlusconismo, sedotti e abbandonati dalle promesse mancate. Nelle regioni rosse, la recessione e la stanchezza del partitone democratico, incapace di fare cestino dei voti in uscita dalla rotta moderata, emerge nella tendenza a mascherarsi in formazioni civiche nei piccoli centri produttivi. Partendo dal Piemonte Orientale, nel distretto della rubinetteria in forte crisi occupazionale, sono andati al rinnovo i Comuni di Cavaglio D’Agogna e Borgomanero, dove al ballottaggio l’uscente Anna Tinivella (Pdl) parte in vantaggio contro Pier Luigi Pastore (Pd). Qui rispetto al 2007 il fronte moderato (Fi e An) è crollato dal 29 al 13,4%, con la Lega stabile all’8%. Nel distretto dei casalinghi del Vco, colpito da una forte moria di imprese, si è votato nel maggior centro produttivo: Omegna. Ha vinto Maria Adelaide Mellano del centrosinistra contro lo sfidante pidiellino Roberto Tomatis. Il comune piemontese era però governato dal centrodestra con Antonio Quaretta. Male la Lega (dal 13,9 all’8,1%), malissimo il Pdl (dal 30,5 al 17,3). Nella Brianza del mobile, dove si tocca il cuore infranto del blocco sociale forzaleghista, oltre 200 imprese chiuse e 1.500 addetti espulsi nell’ultimo triennio, si sono scelti i sindaci di Cantù, Meda, Lissone e Cesano Maderno. A Cantù, dove il Carroccio governa da anni (con l’uscente Tiziana Sala), questa volta si va al ballottaggio tra il leghista Nicola Molteni e il civico Claudio Bizzozzero. A Meda secondo turno tra il padano Giorgio Taveggia, che ha guidato per 5 anni un monocolore lumbard e Gianni Caimi (centrosinistra). A Lissone sarà invece ballottaggio tra la democratica Concetta Monguzzi e il pidiellino Edoardo Cazzaniga. Anche qui l’uscente è Ambrogio Fossati della Lega, che lunedì ha dovuto cedere Cesano Maderno che governava con Marina Romanò, esclusa dal ballottaggio: il nuovo sindaco è Gigi Ponti del Pd. Insomma fine di una stagione nel Mugello del centrodestra, complice una crisi infinita che sta strangolando i piccoli fornitori artigiani che vivono di mercato interno oggi al palo. Se il Pdl da queste parti ancora nel 2010 viaggiava tra il 30 e il 38% e la Lega tra il 25 e 35%, oggi sono crollati rispettivamente tra il 7-15 e l’11-20%. Altro tonfo nel distretto dell’abbigliamento del Gallaratese, culla del movimento di protesta «Imprese che resistono», nato contro la stretta del credito e la casta che non si taglia i privilegi. In queste zone di nebbia si è votato a Cardano al Campo, Ferno e Cassano Magnago, il paese di Bossi. Nel primo ha vinto la civica Laura Prati. Nel secondo si riconferma il pidiellino Mauro Cerutti. Ma nel terzo, guidato dal Lumbard Aldo Morniroli, al ballottaggio vanno Mauro Zaffaroni (centrosinistra) e Nicola Poliseno (Pdl), con la Lega esclusa che scende dal 32,2 al 19,3%. Nella bassa mantovana, tra le aziendine del tessile calzettiero di Castel Goffredo (il distretto arranca 20 punti di fatturato sotto i livelli pre crisi), sono andati al rinnovo il paesino di Acquafredda e Castiglione delle Stiviere. Qui il civico Enrico Volpi va al ballotaggio con Alessandro Novellini appoggiato da centrosinistra e Udc. Comunque vada il comune verrà strappato al Pdl dell’uscente Fabrizio Paganella. E ancora. Nel Trevigiano del distretto del prosecco, sono andati al voto le piccole Susegana e Tarzo, dove c’è stata la riconferma del leghista Gianangelo Bof, e la più importante Conegliano, che vede in ballottaggio il pidiellino Floriano Zambon contro Antonio Fojadelli (centrosinistra). Nella terra di Zaia e dei suicidi colpisce il tracollo del Carroccio, che in città si sgonfia dal 36,9 del 2010 al 5,6% del candidato Giovanni Bernardelli. Appena sotto il Po, lungo la Food valley emiliana tempio dell’agroalimentare, 2 comuni simbolo raccontano parecchio del voto. A Piacenza il successore di Roberto Reggi (Pd) uscirà dal ballottaggio tra Paolo Dosi (Pd) e Andrea Paparo (Pdl), con il leghista Polledri sconfitto al 6,2%, metafora di un Carroccio in ritirata dalla Mecca che fu la via Emilia. In realtà a sgonfiarsi sono tutti i partitoni: il Pdl dal 30,6 al 21,9, il Pd dal 32,7 al 26,5 e il Carroccio dal 17,9 al 5,4. Nella Parma del boom grillino, dopo 15 anni di dominio moderato finito tra gli scandali, Vincenzo Bernazzoli (Pd) se la vedrà con Federico Pizzarotti del Movimento 5 stelle. Idem come a Piacenza. I berluscones sono implosi dal 25 al 4%, i democratici dal 36 al 25, il Carroccio dal 14,6 al 2,7. Nel frattempo la crisi ha fatto esplodere disoccupazione e cassa integrazione. Infine, scendendo lungo la dorsale produttiva, nel distretto orafo di Arezzo in crisi di liquidità (il 30% delle imprese locali è sottocapitalizzata), a Castiglion Fiorentino come a Monte San Savino sono stati eletti sindaci civici. Il Pd egemone preferisce mascherarsi. In questi tempi di crisi, meglio non rischiare.