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 2012  maggio 10 Giovedì calendario

UN MEMBRO DELL’ESECUTIVO RIVELA: IL COLLE HA CHIESTO DI FAR SALTARE IL PDL


Il day after a Montecitorio è proprio come te lo immagineresti. Qualche sparuto deputato arrivato timido timido alla spicciolata sulla propria anonima smart che ormai ha sostituito l’auto blu che fa infuriare gli elettori. I più si aggirano smarriti, colpiti dal voto amministrativo e nel Pdl pure tramortiti dall’atteggiamento di Mario Monti che gaffe dopo gaffe sta rifilando loro sberloni tanto gratuiti quanto inattesi.
In aula ci sarebbe il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri che riferisce dell’attentato genovese al manager di Ansaldo energia. Ad ascoltare una cinquantina scarsa di onorevoli sui 630 previsti. Presiede Gianfranco Fini, ma solo finchè parla il ministro. Poi lascia la conduzione a Rosy Bindi: nemmeno il possibile ritorno del terrorismo riesce a muovere un palazzo ormai terremotato e incapace di reagire. Solo la Cancellieri sembra essere attenta e avere il senso delle cose. Sorride, è disponibile con tutti, continua a ripetere: «Quel che non so non posso dire», guarda un po’ stupita il cronista che le chiede «non erano un po’ pochini i deputati ad ascoltarla?», e gentilmente replica. «Ah, non mi faccia commentare questo, per favore».
Meno guardingo un altro esponente del governo che off the records qualche notizia e spunto offre. «È un momento difficile per l’esecutivo, non bisogna nascondercelo. Parlando con molti del Pdl ti dicono che se si va a votare a novembre magari il partito ancora c’è. Se si va alla primavera 2013 non sanno nemmeno più quel che trovano. Il Pd pure avrebbe una gran voglia di votare con questa legge in autunno, perché sono sicuri di vincere. Il premier Monti? Sì, anche a noi è sembrato strano il suo comportamento di queste settimane. Dall’attacco diretto ad Angelino Alfano all’ultima sulle responsabilità del governo di Silvio Berlusconi per la raffica di suicidi da crisi economica. Ma un’interpretazione nell’esecutivo circola. Io posso solo riferirla come l’ho sentita...».
E allora, facciamola riferire al membro del governo, perché anche la fantapolitica se gira in quelle stanze qualche fondamento di verità deve avere. «Fra noi si dice», continua il membro dell’esecutivo, «che quelle di Monti non sono gaffes, ma uscite calcolate e volute, sia pure sotto una regia terza. Quale regia? Quella del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che gli ha chiesto di tagliare le ali dello schieramento. E per ali si intende anche la parte non centrista del Pdl. L’idea è quella di facilitare le nozze fra Pier Ferdinando Casini, Pierluigi Bersani e una parte fuoriuscita dal Pdl con operazioni come quelle fatte da Beppe Pisanu nel Senato. Che riesca non lo so. Ma l’idea è che questo schieramento possa ripresentarsi alle prossime elezioni riproponendo Monti presidente. E qualcuno dei miei colleghi pensa pure a un secondo tempo per sé». Vero però che un capannello a fianco di deputati Pdl del Nord Italia sembra avere sentito qualcosina del colloquio e fra loro uno sentenzia: «Il nostro vero nemico è proprio Napolitano».
Nel Pdl sono stupiti per le uscite di Monti, ma sembrano passare in secondo piano rispetto alla sberla elettorale e alle sue conseguenze. Sembrano caffettiere in ebollizione Giorgio Stracquadanio e Guido Crosetto – che nel cortile di Montecitorio ieri cinturava quasi sollevandolo Ignazio La Russa. A loro le politiche del governo Monti non sono mai andate giù, tanto che hanno votato contro quasi tutti i provvedimenti o non si sono presentati in aula. «Magari non mi ricandideranno più, ma almeno finisco con dignità», spiegava Stracquadanio.
Stesso vanto per Alessandra Mussolini: «Io non ho mai votato una sola cosa di Monti. E meno male!». Ma la vulcanica deputata del Pdl ieri era soprattutto infuriata per avere letto che Berlusconi avrebbe fatto fare un sondaggio sulle chance di Daniela Santanchè come segretario del Pdl: «Pazzesco, dicono pure che non è inventata...». La Mussolini però non sembra dare grande peso alle regie di Quirinale e palazzo Chigi contro il Pdl: «Siamo bravissimi a farci male da soli. A queste amministrative abbiamo candidato gente che sembravano avere fatto i tronisti o al massimo essere appena usciti da una puntata di Amici. Io sono andata a Palermo. Ho chiesto chi era il nostro candidato. Mi hanno fatto vedere quel ragazzo che già era tutto un programma così. Ma ho aspettato che iniziasse il suo comizio. Si è presentato sostenendo che lui era un “problem solving”. Ho alzato i tacchi e me ne sono andata. Quando ci si fa male così da soli, che vuoi che sia il male che ti fanno gli altri?».

Franco Bechis