il Fatto Quotidiano 10/5/2012;, 10 maggio 2012
“È UN SISMOGRAFO, SIAMO DI FRONTE A UN TERREMOTO”
Attenzione. C’è qualcosa in atto”. Carlo Freccero versa acqua in un bicchiere. Prende fiato: “Un moto si è innestato e non sappiamo dove ci porterà. Grillo conobbe Coluche su un set di Dino Risi. E dal comico francese che per lottare contro il pensiero unico ipotizzò persino di candidarsi alle presidenziali, fu segnato. Ogni vita è un omaggio. Beppe era un guitto. Ora ha capito che si può anche spendere la vita per gli altri”.
Un comico, un Paese.
La comicità è una forma di verità. Una critica immediata e diretta. Può distruggere in poche battute avversari e partiti. Ma a confinare la critica nella riserva indiana della comicità contribuì Berlusconi. L’editto bulgaro li relegò nei teatri offrendogli una patente.
Con cui adesso Grillo guida veloce.
È stato il primo ad aver intuito la potenzialità di Internet come strumento politico. Se la casta è chiusura e privilegio, la rete è partecipazione e apertura. Sul web si inverte il flusso autoritario che va dal candidato al popolo e si promuove il circolo virtuoso della condivisione.
Le pare poco?
Internet è incontrollabile, ma è il motore delle rivoluzioni recenti. Più veloce di stampa e tv. Ha uno slogan che a Grillo veste come un tight.
Quale Freccero?
Tutto quello che sai è falso. Il movimento 5 stelle infatti è glocal.Internazionale e locale.
Si possono rendere le battaglie locali piattaforme globali?
Non lo so. Studio, osservo e valuto qualcosa in via di sviluppo. La denuncia della corruzione non basta. Per invertire la congiuntura economica, la moralizzazione grillesca non è sufficiente.
Grillo e l’antipolitica.
Se per antipolitica grilliana si intende una reazione allo stagno che privilegia interessi privati, poteri forti e individualismo, la definizione è scorretta. Combattere le deviazioni è politica alta. Al servizio dei cittadini.
Lo accusano di populismo.
Dicono che rischi di buttare via il bambino e l’acqua sporca. Ma voglio fare una domanda: “Se oltre all’acqua sporca, anche il bambino non fosse del tutto innocente?”. Se identifichiamo la politica con la liberazione dell’individuo dalle limitazioni che gli impediscono di conseguire il massimo profitto individuale, non dobbiamo meravigliarci poi che chi ha raggiunto un minimo di potere lo utilizzi per i propri interessi.
Il caso italiano è emblematico?
Sull’arte di arrangiarsi abbiamo edificato la nostra cultura popolare. Non potevamo che interpretare l’egoismo teorico del neoliberismo in termini di profitto personale.
Anche Grillo?
No, assolutamente. Lui no. Il successo del suo blog è l’effetto diretto di una politica screditata, piegata all’interesse di pochi eletti. Il limite di questa casta. Il pensiero unico.
Grillo è di destra?
Non lo si può liquidare come un fenomeno di destra. È più complesso e la matrice, comunque, è di sinistra.
Lo trattano come un guru.
A trasformarlo in guru è stato il successo della sua carriera unito all’eclisse volontaria. Sparire all’improvviso e ricomparire a ondate è una formula di straordinaria vitalità.
Dopo la partecipazione del candidato genovese Putti a Ballarò, Grillo ha suggerito ai suoi l’esilio dal talk show.
Sono una realtà e devono trovare un modo per misurarsi con la tv. Grillo conosce quella generalista e giustamente, ne diffida. Si finisce subito nel teatrino. Per inglobare i grillini anche la tv deve cambiare forma. Adeguarsi. Ripensarsi.
Perché?
La politica somiglia sempre più a un’assemblea di condominio e ha sepolto ogni afrore rivoluzionario, in tutte le sue forme. Però quando giornali come il New York Times hanno parlato di Grillo, l’hanno fatto in termini di novità. Non lo sottovalutate. Mi ripeto. Non è antipolitica, ma al limite, a-politica. Beppe si muove, produce cambiamenti. Mi interessa.
Già nel 2007 un suo amico, Antonio Ricci, dichiarava che Grillo nascondeva un limite. “Non dialoga e se argomenta perde”.
Ha ragione e sa perché? Grillo è un comico. Non è un ideologo, né un teorico. Ha dei limiti e lo sa. È narrativo, divertente, sintetico. Ma non è articolato, né argomentativo. É il nostro sismografo. Se si guardano attentamente le oscillazioni, siamo di fronte a un terremoto. Malcom Pagani • “FINALMENTE BEPPE, TI ASPETTO DA SEMPRE” - Annamo un po’ a vede’ chi è questo qua”. Beppegrillo, tutto attaccato come ama Marco Pannella, è un fenomeno che lo attrae da sempre. “Era al Palasport di Roma e ci andai. Una furia. Un bestione. Mi accolse nel camerino, non l’avevo mai visto prima e sembrava che ci conoscessimo da sempre”. L’ha incontrato solo un’altra volta, a Bologna: “Nun fa’ stronzate gli dissi. Faceva errori grossolani con i referendum, sbagliava le date, quello è mestiere nostro”.
Quanta paura ha di Beppe Grillo?
Paura? Semmai il contrario. C’è un libro del 2007, si chiama proprio Chi ha paura di Beppe Grillo? di cui ho scritto la postfazione. Lì, pensi quanto tempo fa, gli chiedevo di darci una mano. Ho firmato i suoi referendum che in passato sono stati anche i nostri.
Per questo ha detto che la copia?
Non l’ho mai detto. Ho scritto un “twist”, come li chiamo io (i tweet, ndr), dopo che Beppe disse ciò che io sostenevo, cioè che all’Italia serve una Norimberga. Dicevo: “Grillo parlante o copiante? Finalmente insieme? Ti aspetto da sempre”. Era affettuoso, non si capisce?
Perché l’aspetta Pannella?
Perché ritengo le sue contraddizioni ricche e importanti. Il combinato disposto del Grillo-parlante e del Pannella-pure, costituirebbeunelementonondiesplosionepolitica effimera, ma di forza alternativa.
Sembra sicuro.
È un bestione, come ce ne sono pochi in Italia. Io, che sono un animale abruzzese, lui, Bossi e Ferrara.
È un comico.
Comico in Italia non vuol dire nulla. È un grande attore e interprete. Ha una forma fisica, e quindi psicofisica, straordinaria. Quando uno lo vede, lo osserva con amore, non può non pensare “guarda com’è in forma, cazzo”.
E se la oscurasse?
Magari arrivasse qualcuno che porta avanti le mie battaglie fino a oscurarmi. Abbiamo raccolto 63 milioni di firme dal ‘55, una storia gloriosa. Temo piuttosto che si spenga. Deve stare attento adesso Beppe. Lui è pregiudicato per un brutto incidente che ha avuto in macchina. E io gliel’ho detto alla radio “ora rischi di portare a sbattere chi ti segue, come quella volta in macchina, ma stavolta crepi pure tu” e io voglio impedirlo.
Guiderà lei?
É lui che deve passare dal monologo al dialogo. Fare come noi che siamo un partito aperto, un servizio pubblico. Hanno imparato la litania “la nostra non è protesta, ma proposta perché l’antipolitica non offre di firmare petizioni”. Ma non basta. C’è il rischio che Grillo resti solo Grillo. Vedete, parlo di rischio. Invece devono strutturarsi, diventare utili e preziosi.
Se arrivano in Parlamento lo saranno?
Lo spero. Stiamo vivendo il fascismo della repubblica antifascista. E quando sento Napolitano rispondere in modo magniloquente a Grillo penso che commetta un reato.
Cioè?
La nostra Repubblica vive una condizione di flagranza criminale e se io assisto a un assassinio e non faccio nulla per fermarlo, sono colpevole di omesso soccorso. Napolitano, da cittadino dovrebbe impedire di sputtanare la giurisdizione europea che da 30 anni ci condanna perché i nostri processi non hanno una ragionevole durata.
L’amnistia.
Ridurre drasticamente i processi è l’unico modo per far ripartire la crescita, tanto cara alla partitocrazia antifascista che Napolitano difende. Ma non è mica il primo, è il milionesimo. Il costituzionalismo italiano, con rispetto parlando, ha trovato il suo difensore.
Grillo su questo non la segue.
Anche lui è per l’efficienza maschilista del “tutti in galera”, quel forcaiolismo tipico dell’Idv che tanto piace anche a voi. Rischia di non rendersi conto delle radici giacobine dell’autoritarismo.
Il leader di M5S pensa anche che la Bonino sarebbe un Capo dello Stato espressione dei partiti.
Ma se i sondaggi dicono che la vorrebbe il 70% degli italiani! I partiti le hanno dato solo 15 voti, questa è la verità. Ma povero Beppe, perdoniamolo, anch’io dico sette cazzate al giorno. Una gli può sfuggire. Avrà paura della Bonino, e magari anche di me, che sono ignoto.
Non direi.
Sono il 194esimo politico per ascolti consentiti in tv.
Neanche Grillo ci va.
Non è vero, Beppe non vuole discutere, perché se va in uno studio televisivo si sputtana. Invece così becca i picchi d’ascolto, quando ci sono 7 o 8 milioni di persone che lo guardano e con quei 3 minuti di perfezione recitati in piazza, che ti viene la pelle d’oca per quanto è bello, ha già vinto. Caterina Perniconi