Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 9/5/2012, 9 maggio 2012
SALARI TEDESCHI, AL VIA GLI AUMENTI
Si scalda la stagione dei rinnovi salariali in Germania, mentre l’economia tedesca sembra aver evitato la recessione che ha colpito il resto d’Europa e il Fondo monetario sollecita il Governo di Berlino a ribilanciare la crescita, finora trainata soprattutto dall’export, verso la domanda interna, anche per contribuire all’uscita dell’Eurozona dalla crisi.
L’annuncio di ieri che i lavoratori della Deutsche Telekom hanno ottenuto aumenti salariali del 6,5% da qui alla fine del 2013 è un semplice antipasto al piatto forte delle rivendicazioni, quello del potente sindacato dei metalmeccanici, Ig Metall, che rappresenta oltre 3 milioni e mezzo di lavratori. L’Ig Metall ha chiesto aumenti del 6,5% per quest’anno, oltre a una serie di misure a favore dei lavoratori a tempo parziale e degli apprendisti. L’associazione delle imprese del settore ha controproposto il 3%, che, sostiene la Gesamtmetall, rappresenta pur sempre un aumento in termini reali, dato che l’inflazione in Germania è di poco superiore al 2 per cento.
Dalla settimana scorsa, una serie di scioperi ha colpito le aziende metalmeccaniche, in particolare il settore automobilistico, che sta attraversando un momento eccellente e quindi patisce le ore di lavoro perse a causa dell’agitazione. Il sindacato minaccia ulteriori scioperi.
Le trattative dei bancari e dei chimici prenderanno probabilmente il la dal risultato di quella dei metalmeccanici. Le rappresentanze dei lavoratori rivendicano che, dopo i limiti accettati negli scorsi anni, è ora che i salari recuperino potere d’acquisto, consentendo ai lavoratori di condividere il buon andamento dell’industria. La situazione del mercato del lavoro, con la disoccupazione più bassa dai primi anni 90, dopo la riunificazione, favorisce le rivendicazioni.
Le richieste sindacali hanno trovato un inatteso appoggio nel ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, il quale ha detto che la Germania può permettersi gli aumenti e con la crescita dei redditi delle famiglie contribuirà ad attenuare la crisi degli altri Paesi dell’Eurozona, incrementando l’import. Si tratta del primo riconoscimento da parte di un esponente del Governo che una parte dell’aggiustamento all’interno dell’area euro deve essere sopportato anche dai Paesi in surplus, Germania in primis, e non solo da quelli in deficit.
È sulla stessa linea il rapporto pubblicato ieri dal Fondo monetario sulla Germania, al termine dell’annuale visita degli ispettori. Ci sono le condizioni, sostiene l’Fmi, per una ripresa trainata dalla domanda interna, dopo la frenata di fine 2011 (nell’ultimo trimestre il Pil si è contratto dello 0,2%). I dati sulla produzione industriale di marzo, pubblicati ieri, mostrano un aumento del 2,8%, molto superiore alle attese, grazie a un forte rimbalzo delle costruzioni (+30%), che a febbraio erano state penalizzate dal maltempo. La manifattura è cresciuta dell’1,5%. Grazie a questa performance, l’economia tedesca dovrebbe aver evitato una recessione tecnica, intesa come due trimestri consecutivi di contrazione del Pil. I primi dati di aprile, come l’indice Pmi, sono tuttavia negativi e lo stesso Governo rimane cauto sulle prospettive per l’intero 2012. La crescita dovrebbe calare allo 0,7% dal 3% del 2011.
Le cifre sugli ordini all’industria diffuse questa settimana indicano però che gran parte della domanda viene da fuori dell’Eurozona. Lo stesso settore automobilistico, per esempio, sta godendo del boom delle vendite in Cina. Secondo l’Fmi le prospettive dell’economia tedesca sono soggette a rischi provenienti soprattutto dall’esterno, il principale dei quali è un’intensificazione della crisi dell’area euro. Anche per questo, secondo l’Fmi, la priorità della politica economica nel breve periodo dev’essere di consentire una transizione verso la crescita trainata dalla domanda interna. L’aumento dei salari e dei prezzi di alcune attività (comprese quelle immobiliari, così temuto dalla Bundesbank) sono, per gli economisti del Fondo, parte del naturale processo di riequilibrio delle fonti di crescita.