Alessandra Mori, Libero 9/5/2012, 9 maggio 2012
NESSUNO DIFENDE PIÙ IL PAPA
Maschio, alto non meno di 1 metro e 74 centimetri e di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Di fede cattolica, cittadinanza svizzera e reputazione irreprensibile. Deve aver svolto il servizio militare nell’Esercito Svizzero, avere un certificato di capacità professionale o una maturità medio-superiore ed essere rigorosamente celibe (il matrimonio è ammesso solo per i caporali e gradi superiori). A.A.A. Guardie Svizzere cercansi.
Nessuno in realtà ha pubblicato questo annuncio. Eppure potrebbe essere un’idea se è vero, e a quanto pare lo è, che sono sempre meno i giovani disposti a difendere il Papa. Perché poi è questo che fa la Guardia Svizzera Pontificia: si occupa della sicurezza del Papa e della Città del Vaticano, sorvegliando gli alloggi papali e mantenendo l’ordine durante le cerimonie religiose.
Il consueto giuramento delle reclute, rito che si ripete ogni anno il 6 maggio – data nella quale si commemora l’eroica morte di 147 soldati elvetici caduti nel 1527 mentre difendevano Clemente VII durante il “Sacco di Roma” – è stata l’occasione per far notare che i numeri sono in discesa. Tre giorni fa a giurare di «servire fedelmente» il Papa e di dedicarsi «con tutte le forze» alla sua difesa, «sacrificando, ove occorra, anche la vita», sono stati 26 nuovi alabardieri. Ancora meno dello scorso anno, quando erano state 34 le nuove reclute entrate a far parte del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, composto da 110 uomini. «Prestiamo, da uomini liberi, un servizio volontario per la Santa Chiesa, per il quale anche nella nostra patria sempre meno gente si impegna», ha detto il colonnello Daniel Rudolf Anrig, comandante del Corpo, durante la cerimonia. «Per servire il Sommo Pontefice sono necessari, da una parte, la convinzione che prestare servizio non equivale a lavorare e, dall’altra, la giusta mentalità della dedizione». E prima del comandante ci aveva pensato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, durante l’omelia nella basilica vaticana, a rimarcare che «anche oggi ci vuole coraggio per rendere testimonianza al Vangelo: lo dico pensando a voi, care Guardie Svizzere, e vi esorto a farlo con gioia non solo quando siete in servizio, ma sempre, in ogni momento della vostra vita».
Raccomandazioni che i 26 nuovi alabardieri hanno senz’altro recepito. Ma del resto se si trovavano lì probabilmente è perché hanno già seguito una sorta di vocazione. Come sperare però di «contagiare» altri svizzeri cattolici, celibi e dotati di tutti i requisiti richiesti? Un primo passo per superare le difficoltà di reclutamento è stato fatto con l’apertura di una pagina Facebook dedicata proprio alla Guardia Svizzera. I social network, si sa, attraggono i giovani, e magari anche questo è un modo per avvicinarli. Chissà...
Certo è che oggi, a dispetto del passato più lontano, se un ragazzo svizzero vuole farsi un giro a Roma non ha più bisogno di entrare nella Guardia Svizzera e forse è scivolato un po’ in secondo piano anche quel prestigio che le famiglie svizzere ritenevano di acquisire con l’avere un figlio al servizio del Papa. Perché alla fine uno fa due conti e passare due anni a Città del Vaticano (durata minima del servizio) o spendere lo stesso tempo in qualcosa che si ritiene più redditizio non è proprio la stessa cosa. Oddio, per farli bene questi conti – anche dal punto di vista economico – occorrerebbe sapere quanto vengono pagate queste Guardie. Non abbiamo dati certi, ma sembra che lo stipendio si aggiri sui 1.100 euro al mese. Non si tratta di grandi cifre, ma considerando che vitto e alloggio sono compresi, c’è sicuramente da stare tranquilli per il tempo richiesto. Quello che però forse serve davvero è una forte vocazione. E per quella non c’è requisito che tenga.
Alessandra Mori