Aldo Grasso, Corriere della Sera 09/05/2012, 9 maggio 2012
FORMAT LUCARELLI: RACCONTO E RETORICA
Cos’è davvero successo la notte del 4 marzo 2005, lungo la celebre Route Irish di Baghdad, che conduce all’aeroporto della capitale irachena? Perché i soldati americani hanno aperto il fuoco sulla Toyota Corolla su cui viaggiavano la giornalista del «Manifesto» Giuliana Sgrena, appena rilasciata dai suoi sequestratori, e i due agenti italiani Andrea Carpani e Nicola Calipari, uccidendo quest’ultimo? Il racconto di Carlo Lucarelli, «Nicola Calipari, in quel luogo e il quel momento», ha provato a fare luce sulla vicenda (Rai3, lunedì, ore 21.05).
Certo, ormai Lucarelli è diventato una sorta di format di se stesso, tutto basato su un’affabulazione che è spesso schematica, su consolidati e reiterati espedienti retorici che ne fanno un «brand» esportabile dalla radio alla tv, al marketing, capace di piegarsi indifferentemente a qualsiasi argomento, dalla musica alla cronaca, ai misteri irrisolti. Si parte in flashback (come nella migliore tradizione della fiction italiana), si ricostruiscono le vicende intrecciate dei tre protagonisti della storia: Calipari, Sgrena e il militare americano Mario Lozano, tirando i fili che da Roma, dalla Calabria e dal Bronx li hanno condotti a quella tragica notte di Baghdad.
Curiosamente, l’aspetto più interessante della puntata non è stato tanto la ricostruzione dei fatti controversi e ancora poco chiari che hanno portato alla morte dell’agente italiano e al ferimento della giornalista, ma il racconto della vita e della professione di Calipari, filtrato dalla parole affettuose della moglie e dei colleghi di lavoro. Ne esce l’immagine di un uomo per bene, vera incarnazione dell’abusata formula del «servitore dello Stato»: dall’impegno contro la ’ndrangheta nella procura di Cosenza, ai mesi in Australia per tracciarne i traffici internazionali, all’attività di mediatore nell’oscuro periodo dei sequestri degli occidentali durante la guerra in Iraq.
P.S. Nella rubrica di ieri, Oscar Giannino è diventato Massimo Giannini e Luigi Martinelli Carmine Mormandi. Chiedo venia.
Aldo Grasso