Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 09 Mercoledì calendario

LO STRANO CASO DEI 39 CANDIDATI A DIRETTORE CNR

Sembra di assistere al vecchio dilemma di Massimo d’Azeglio: fatta l’Italia ora dovremmo fare gli italiani. Appunto: fatto — e non poco faticosamente — il nuovo presidente del Cnr, Luigi Nicolais, resta da fare il Cnr. La strada verso la pulizia dai bilanci dell’ente pubblico di sprechi e irregolarità evidenziate dalla Ragioneria dello Stato e dalla Corte dei conti, così come documentato dal Corriere, deve passare dalla nomina del nuovo direttore generale. Un obiettivo per il quale si stava lavorando da mesi. Ma giovedì scorso tutto è andato in fumo: su 39 candidati ne sono stati bocciati... 39. Un vero caos. L’avviso pubblico risale alla presidenza di Francesco Profumo, com’è noto passato nel frattempo al ministero dell’Istruzione con il governo di Mario Monti. Lo scorso febbraio Profumo si convince finalmente dell’inopportunità di mantenere il doppio incarico (controllore e controllato) e il timone passa all’ex ministro Nicolais. Una delle prime patate bollenti da gestire è proprio quella del nuovo direttore generale: l’8 marzo i tre commissari confermati pochi giorni prima (Marco Tommasi, già direttore amministrativo del Politecnico di Torino ora dirigente generale alla provincia autonoma di Trento, Fulvio Uggeri, dirigente della Bracco, e Daniele Livonna, direttore generale del Miur) si riuniscono per prendere visione delle candidature e si arriva a una prima scrematura, anche perché dentro ci sono nomi come quelli di Manuela Arata, nota per essere dirigente del Cnr senza avere nemmeno una laurea. Il 13 aprile si scopre che Fabrizio Tuzi, dg in carica, si ritira dalla candidatura. Inoltre solo in cinque, come scoperto dal Foglietto della Ricerca, passano alla fase successiva: Roberto Ciervo, Armando De Crinito, Marco Fantoni, Luigi Meucci e Alessio Rocchi. Su di loro la commissione scrive: «Presentano solo parzialmente profili che si ritengono in linea di massima adeguati al ruolo». Dalla cinquina mancano anche Massimo Ghilardi, uomo su cui puntava Profumo, e Alberto Stancanelli, gradito a Nicolais. È l’impasse, anche perché con un presidente di centrosinistra il manuale Cencelli richiederebbe un dg di centrodestra: il 3 maggio, dopo il cda, il neopresidente scrive ai candidati: «ritengo di non dover procedere. La procedura va ripetuta». Si riparte daccapo.
m. sid.