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 2012  maggio 09 Mercoledì calendario

La Rete di Grillo e le televisioni del Cavaliere - Ma vi ricordate quando ridico­lizzavano la discesa in cam­po di Silvio Berlusconi nel 1994? Con il kit del candidato, le men­tine, le convention e gli spot in tv? Poi, dopo, dissero che era tutta colpa della televisione

La Rete di Grillo e le televisioni del Cavaliere - Ma vi ricordate quando ridico­lizzavano la discesa in cam­po di Silvio Berlusconi nel 1994? Con il kit del candidato, le men­tine, le convention e gli spot in tv? Poi, dopo, dissero che era tutta colpa della televisione. E Bobbio (tocca scomo­darlo) ci spiegò che non era l’elettro­domestico in sé, non era stato il conflit­to di interessi di quegli ultimi mesi a far vincere il Cav; ma vent’anni di tv commerciale (ovviamente lo diceva in modo negativo) digerita dagli italia­ni aveva permesso il berlusconismo. Aveva creato il substrato culturale per il quale Berlusconi, diceva snobistica­mente Bobbio, non poteva non vincere. Ecco. E ora nessuno che si scomodi a pensare che uno degli strumenti chiave per la vittoria di Grillo si chiama Internet. Tutti i leader di partito hanno il loro ta­blet, il telefonino multifunzione e si sono affacciati sulla Rete. Ma non sono nativi. Utilizzano internet come un aborigeno potrebbe cavalcare una Ducati: con una certa goffaggine. O come un politico della prima Repubblica avrebbe usato le tv: al massimo con una tribuna politica. Il movimento di Grillo, al contrario, ha sfruttato appieno la Rete. L’ha cavalcata, ne ha capito gli umori, l’ha indirizzata. Sì, è possibile, nonostante la retorica della massima libertà e trasparenza del web. La Rete è anche un gigantesco pozzo di li­quami: chi è più bravo nasconde i suoi e scoperchia quelli altrui. Sia chiaro non è la Rete come mezzo che fa vincere le ele­zioni, ma la Rete è un preciso termometro di una certa opinione pubblica che deve essere intercettata. Grillo e i grillini hanno abilmente sapu­to mischiare gli ingredienti del miglior marketing politico, proprio grazie ad In­ternet. Se uno studioso avesse voglia e tempo non faticherebbe a mettere in rela­zione l’affermazione del Movimento 5 Stelle con la penetrazione geografica del­la Rete in Italia. I grillini sfondano dove la Rete e i computer sono più presenti. I suoi candidati e i suoi elettori sono nativi di In­ternet. Lo usano, lo maneggiano e lo con­sumano come un tempo la casalinga di Voghera guardava le soap opera. Per una parte della politica, Internet semplicemente non esiste. Eppure la piazza virtuale a marzo ha raccolto 27 mi­lioni, di cui 13 milioni nel giorno medio. Questi signori stanno davanti al compu­ter un bel po’. Secondo i dati Audiweb ci trascorrono la bellezza di 1 ora e 18 minu­ti, scartabellandosi 147 pagine elettroni­che. C’è molto gioco, intrattenimento, cazzeggio, ma anche informazione e pro­paganda. E la stragrande maggioranza so­no giovani sotto i 34 anni. Grillo ha utilizzato la Rete in modo sa­piente. I suoi candidati non sono legati da uno Statuto, che non c’è, o da una sezio­ne, che non esiste, ma da alcune parole d’ordine che nascono e si sviluppano so­lo sulla rete. Sono come, sia detto senza ir­riverenza, tanti terminali di un server cen­trale (Grillo appunto). Davvero pensia­mo che il problema dell’acqua pubblica (peraltro dopo un referendum già stravin­to) sia il tema fondante di queste ore? Ov­viamente no. Eppure è una delle parole d’ordine dei grillini, che alimentano attraverso la sug­gestione di questa battaglia (facile e de­magogica) una comunità collaudata. Non hanno Turati e De Gasperi, non han­no Marx o Friedman, sono semplicemen­te su un altro piano: quello della Rete. Guai a prendere sotto gamba questo feno­meno. Sono tanti, sono svegli, hanno vo­glia di cambiare. Semplicemente il loro ri­bellismo non utilizza più i canoni della protesta dell’altro secolo. E grazie al cie­lo. Sono nativi della Rete, ma non per que­sto poco impegnati. Attenzione a non con­fondere il mezzo con il contenuto. Il New Yorker in una lunga inchiesta si interroga­va mesi fa sulla rivoluzioni arabe e sul ruo­lo della Rete. E sosteneva che essa fosse stata largamente sopravvalutata dai me­dia tradizionali. Ricordava, il New Yorker , le grandi battaglie dei neri americani con­tro il segregazionismo e la loro capacità di diffusione virale per il Paese, anche senza telefoni e computer. Insomma Internet e la Rete sono uno strumento, come lo era la televisione, formidabile. Ma i cambia­menti nascono dagli uomini, da coloro che riescono a utilizzare meglio gli stru­menti di comunicazione che hanno a di­sposizione.