Federico Mello, il Fatto Quotidiano 9/5/2012, 9 maggio 2012
IL “MULTITASKING” NON FUNZIONA
Alla notizia qualche inguaribile ottimista potrebbe rimanerci male. Molti altri, però, schiacciati dal peso di cellulari che squillano in ogni momento, mail che intasano la casella di posta, schermi che ammiccano a ogni angolo di strada, potrebbero invece abbandonarsi finalmente a un urlo liberatorio in stile Fantozzi: “Il multitasking è una cagata pazzesca!”. Per i non addetti ai lavori, va spiegato che per “multitasking” si intende l’attività di svolgere più compiti contemporaneamente. Si parla al telefono e si spizzicano siti web, si guarda la tv e si twittano pensieri icastici di 140 caratteri, si parla con un amico e si guarda un partita di campionato.
ALESSANDRO Baricco, nel 2006, spiegava il multitasking come un modo “di svuotare tanti gesti che sarebbero importanti”, per “farne uno solo, molto importante”. Per quanto possa sembrare clamoroso, i suoi “barbari”, venivano descritti come persone che “non hanno l’istinto a isolare ciascuno di quei gesti per compierlo con più attenzione e in modo da cavarci il meglio. È un istinto che è loro estraneo. Dove ci sono gesti, vedono possibili sistemi passanti per costruire costellazioni di senso: e quindi esperienza. Pesci, se capite cosa voglio dire”. Ci sarà di mezzo anche l’oroscopo , ma se l’esperienza quotidiana ci dice quanto sia difficile fare più cose in una volta sola, ora anche una bibbia della scienza come la rivista Nature – a cui ha dato ampio risalto il Wall Street Journal – ci conferma che solo il 2,5 per cento di tutti noi (detti “super-taskers”) sono in grado di fare più cose insieme. Gli altri, ovvero la stragrande maggioranza, può anche pensare di essere in pieno “multitasking”, ma in realtà sta solo spostando velocemente la propria attenzione da un obiettivo a un altro – rischiando in questo modo di far male entrambe le cose.
IN REALTÀ, spiega sempre il Wsj, siamo in grado di affrontare alcune “task” contemporaneamente: è il caso di attività “automatiche”, quali pulire o lavorare a maglia, che non ci impediscono di ascoltare la musica o di guardare la tv; ma anche di compiti che vengono specificamente selezionati dal nostro cervello. Se a una festa, per esempio, nonostante la musica alta riusciamo a parlare con qualcuno, questo è possibile perché il nostro cervello interpreta le nostre volontà facendoci focalizzare l’attenzione sul nostro interlocutore. Per tutti gli altri compiti, a partire da quello che riguardano schermi e computer, c’è poco da fare (ormai molte orecchie sono sempre più allenate nel capire se chi è dall’altra parte della cornetta, durante una telefonata, sta smanettando sul web mentre ci offre ben poca attenzione).
Questa ricerca risulta più importante di quanto potrebbe sembrare: anche molti “business” sperimentali fanno affidamento al multitasking – pensiamo soltanto ai tentativi di rendere interattiva la tv. Eppure, con tutta la volontà, difficilmente riusciremo mai a farcela: siamo sempre esseri umani d’altronde, mica macchine.