Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 9/5/2012, 9 maggio 2012
IL FESTIVAL DI VELTRONI NELLE MANI DI ALEMANNO
Non c’è più tempo. È stato consumato. Litigi, eccezioni, distinguo. Oggi, con sei mesi di ritardo sul piano originario, Marco Müller prenderà il comando di un Festival di Roma salvato all’ultimo secondo utile. Dopo il documento pubblico a sostegno dell’ex direttore di Venezia firmato da oltre 150 tra attori, registi e produttori, stava per saltare tutto. Renata Polverini ha considerato il testo pro-Müller (abbracciato da un considerevole angolo di Pd) un affronto personale.
UN TRADIMENTO: “Non metto una lira di più”. Così, incassata la stessa reazione dalla Provincia, in questa storia di giravolte, risoluzioni maldestre e paradossi, a mettere sul tavolo i quasi 2 milioni necessari a non far tramontare l’antico progetto filmico-elettorale del duo Bettini-Veltroni sarà Gianni Alemanno. Non li ha. Ma messo al muro, li troverà. Stamattina Müller presenterà al Cda del Festival un dettagliato programma in otto punti che il Fatto Quotidiano è in grado di anticipare. Sul tavolo, in ordine sparso, i rapporti con il Festival di Torino (ieri preoccupato richiamo al senso di responsabilità del ministro Ornaghi), le date della rassegna, i film da portare a Roma, l’assoluta urgenza di annunciare a Cannes il programma, la convinzione che il FIFR di Müller debba rivelarsi “un Festival di prime mondiali”, i luoghi deputati ad accogliere chi più che al tappeto rosso è interessato al mercato.
Su Torino, dopo i dissidi anche
severi con Gianni Amelio, Müller è conciliante. Mette in evidenza le differenze strutturali e quelle ontologiche. Torino si rivolge ai giovani autori, agli emergenti e alle sperimentazioni figlie delle sezioni periferiche di Berlino e Cannes. Roma al grande cinema popolare. L’ipotesi è quella di chiedere a Torino di posticipare di una settimana (dal 30 novembre all’8 dicembre) il proprio palcoscenico proponendo contestualmente una collaborazione che sotterri i venti di guerra e valorizzi le reciproche diversità. Segnalazioni di titoli e film, dirottamenti di opere da Roma a Torino senza agguati, laboratori e attività in comune, formule che regalino al posto di una stolida concorrenza un filo diretto tra due eventi più che contigui. Ne consegue, prosegue il documento, che il ritardo accumulato dall’organizzazione romana non possa essere più colmato se non spostando in avanti il Festival stesso. È impensabile, si legge “realizzare un’edizione di buon livello per le date del 18-27 ottobre, prefissate nel luglio 2011” dalla presidenza di Gianluigi Rondi. Venezia, Toronto, San Sebastian e New York hanno già potuto “bloccare i film più importanti previsti in uscita da metà settembre a metà ottobre”. Senza contare la sovrapposizione con il London film Festival, il ricco omologo di Abu Dhabi, il nuovo mercato moscovita e quello di Tokyo. La proposta di Müller verte su una precisa settimana (9-17 novembre).
PERIODO individuato dai “maggiori produttori, venditori e distributori internazionali” per permettere a Roma di poter contare su inediti di valore. Film “capaci di esaltare tanto il carattere di festa popolare che quello di festival mercato” nell’ottica di una programmazione “diversificata e pluralista” che preveda anche uno scambio economico (il mercato romano chiamato “business street”, forse all’hotel Bernini dal 13 al 17 novembre) utile a creare la giusta distanza dall’American film Market e dal Mipcom di Cannes. Una delle ambasce di Müller riguarda l’annuncio delle nuove date di Festival e mercato. Bisogna che venga diramato prima dell’inizio del Festival francese presieduto da Nanni Moretti perché, si osserva nel documento, solo così sarà possibile proporre “alle più grandi produzioni dell’industria cinematografica europea e mondiale la vetrina di Roma come prestigiosa piattaforma di lancio dei film più importanti del listino tardo autunnale e invernale”. Allo scopo il già ricordato e auspicato innesto di prime mondiali, perché Roma investita da pellicole ancora da scoprire, scrive Müller, è chiamata “a divenire un luogo imprescindibile per il business cinematografico e per la stampa e i media internazionali”. Due puntualizzazioni, poi, su delicati argomenti cardine delle polemiche degli ultimi mesi. La prima sul budget che Müller assicura essere inferiore a quello delle passate edizioni: “Quella del 2012 sarà più snella”. E capace di “superare i problemi connessi alla riduzione delle risorse finanziarie”. La seconda sui luoghi del Festival. Dopo aver immaginato un viaggio itinerante attraverso le sale cittadine, si torna all’Auditorium. Il cerchio si chiude. E (forse) si parte davvero.