Michele Farina, Corriere della Sera 4/5/2012, 4 maggio 2012
Genevieve Cook fu la fidanzata di Obama. Nel libro I sogni di mio padre così la descrive: «Ho amato una donna a New York
Genevieve Cook fu la fidanzata di Obama. Nel libro I sogni di mio padre così la descrive: «Ho amato una donna a New York. Era bianca, capelli scuri, occhi screziati di verde. Avevamo il nostro piccolo mondo: solo noi due, intimità e calore». La signora Cook racconta che si incontrarono nella cucina di una casa durante la festa di Natale dell’83, nell’East Village: lei con una bottiglia di Baileys in mano, lui in jeans, maglietta e giacca di pelle scura. Con la ragazza, figlia di un diplomatico australiano, infanzia trascorsa a Giakarta, presero a frequentarsi presto: al secondo incontro «cucina lui. Andiamo a parlare in camera da letto. Sono rimasta la notte. Tutto inevitabile. L’attrazione sessuale c’è eccome». Si vedevano nei weekend: la domenica mattina lui si metteva «a torso nudo, con un pareo in vita» a fare le parole crociate del New York Times. Per lei preparava sandwich al tonno e carne allo zenzero. Genevieve lo giudicava «più adulto della sua età» e ancora ricorda «il deodorante secco, l’odore di fumo, di sudore dopo la corsa» che faceva tutte le mattine. Era «dolce, affascinante» ma allo stesso tempo «freddo, sempre controllato»: quando gli diceva «ti amo», le rispondeva solo «grazie». Obama ha scritto che fu lui a lasciarla ma la donna sostiene il contrario: nel 1985, anno in cui lui acquistò per duemila dollari l’Honda Civic azzurra che lo portò a Chicago (dove nell’89 incontrerà la futura moglie Michelle).