Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 09 Mercoledì calendario

SENZA MARIE LA POESIA MI HA SALVATO DAL SUICIDIO

La morte di Marie, mia figlia, è stato il dolore più grande della mia vita. Mi era impossibile immaginare un giorno senza sentire la sua voce, senza vedere il suo sorriso. Niente al mondo avrebbe potuto farmi più male. Per due mesi sono stato come morto. Un morto vivente, incapace del minimo movimento. Due mesi senza praticamente aprire la bocca, senza emettere il minimo giudizio. La vita mi passava attorno senza che me ne accorgessi. Ma alla fine ho deciso di vivere. Di rivivere. La poesia mi ha soccorso. Già con Marie avevamo recitato Apollinaire. Dovevo seguire quel cammino. La poesia è diventata più importante di prima. È stata il rifugio che rappresentava una vita diversa. A una certa età l´avvenire è più stretto. Il linguaggio poetico mi ha aperto nuovi orizzonti.
Lavorare con Marie. Ci davamo consigli. Anche lei me ne dava, e molto pertinenti! Tra noi due c´era un po´ il rapporto che si ha con i vecchi genitori. C´è un momento in cui il padre ha autorità su sua figlia, e poi, quando il figlio diventa adulto, il padre perde questa sua autorità e, poco a poco, diventa quasi lui il figlio. Sono relazioni che mi hanno commosso. Ho spesso considerato Marie come mia madre, e lei mi parlava come se fossi stato suo figlio. Avevamo un rapporto nei due sensi: da figlia a figlio, e da padre a figlia.
Il suicidio. Quando la rabbia è in te, i sentimenti più estremi diventano normali. Continuo a pensarci. Sempre. Non so se la morte possa essere più forte dei rari momenti di felicità che mi procurano uno spettacolo di poesia o un pranzo con un amico.
Vendicarsi. Ancora oggi la mancanza di Marie, il dolore causato dalla sua assenza sono talmente evidenti che una piccola sofferenza in più potrebbe portarmi a una simile azione. Ma devo pensare ai quattro figli dei quali lei si occupava con tanto amore, e mi dico che meritano qualcosa di meglio che l´odio. Credimi, questi momenti contraddittori che convivono nel profondo di me stesso non rendono facile la serenità. E comunque i ragazzi vivono meglio di me. Sono così giovani. Che diritto ho io di turbare la loro calma? Ognuno vive con suo padre. Così trovano il loro equilibrio e questo mi sembra più importante di vendette meschine.
Il ritorno al cinema. Ci sono circostanze che possono farti cambiare idea. E aggiungerei che i grandi attori non mentono più che il resto della specie umana. Per sposare i tratti di un´altra persona, per essere completamente il contrario di te stesso, bisogna conservare un´anima di bambino, come sanno fare alcuni attori immensi, come Michel Piccoli, che adoro. Il grande attore è quello che cerca e che, a forza di lavoro, troverà dentro di sé gli accenti della verità. La verità di un personaggio non sta negli ordini di un regista, ma nell´esigenza del proprio lavoro.
Tratto da "Du côté d´Uzès, entretiens avec André Asséo",
di , pubblicato da Cherche Midi (pagg. 198, euro 16).
Il libro sarà da domani
nelle librerie francesi