Luca Davi, Il Sole 24 Ore 8/5/2012, 8 maggio 2012
IL MERCATO RAREFATTO ORA GUIDA LO SPREAD
«Un anno fa per muovere il prezzo di un BTp sul mercato sarebbe servito un ordine di almeno 100 milioni di euro. Oggi basta la metà: con 50 milioni, per dire, sposti il mercato. E lo spread». Il problema, sintetizzato nelle parole di uno dei principali gestori obbligazionari italiani, è che il mercato dei titoli di Stato si sta assottigliando. Chi ha comprato BTp ai picchi della crisi, se li tiene. Chi li ha venduti, perchè non crede alla tenuta dei conti di Roma o teme un crack dell’euro, se ne tiene alla larga. In mezzo rimangono in pochi. Ecco perchè gli ordini si fanno più piccoli, gli spread denaro/lettera si allargano, i volumi si fanno più risicati. L’effetto finale è quello che si è visto nelle ultime settimane, soprattutto in aprile. E si chiama volatilità. Lo scorso mese lo spread BTp/Bund decennali ha registrato oscillazioni giornaliere superiori anche ai 30 punti base, sia al rialzo che al ribasso. A colpi di sbalzi fortissimi, lo spread è volato da 300 a oltre 400 punti base. Abbastanza per far parlare di nuove vendite massicce da parte degli operatori. «In verità gli spread tendono a muoversi facilmente semplicemente perchè i volumi si sono fatti più rarefatti. Con qualche vendita ben assestata i rendimenti schizzano. A volte succede il contrario, ma molto meno spesso», spiega un analista obbligazionario di una primaria banca italiana. Gli scambi dei BTp sull’Mts, per dire, dai 35.867 miliardi di marzo (dati Banca d’Italia) sono scesi a 20-24 miliardi, secondo stime Intesa Sanpaolo, con un calo che si aggira attorno al 40%. Analogo dovrebbe essere il trend in flessione di aprile anche per Ctz, i cui volumi sono calati dai 4.210 miliardi di gennaio ai 3.741 di marzo. I mercati regolamentati intermediano solo una fetta delle masse globali di titoli governativi scambiati giornalmente nel mondo. A far la parte del leone è l’Over the counter (Otc), lo scambio diretto tra le parti, tra chi vende e chi compra. Numeri precisi non esistono ma anche su questo fronte diversi operatori segnalano un netto calo. «A partire da fine marzo si è registrata una forte riduzione dei tagli medi delle operazioni», spiegano dal desk obbligazionario londinese di una grande banca internazionale. L’alleggerimento è da attribuire al ritorno delle tensioni sull’area euro. Chi ha paura di un collasso dell’Eurozona non domanda né accetta titoli periferici, se non a prezzi ribassati. E, d’altra parte, chi ha investito in BTp all’apice della crisi tiene duro contando di mettere in tasca una buona plusvalenza in futuro. Ma questo spiega solo metà del problema. L’altra metà è costituita dal comportamento dei market maker. Le grandi banche di investimento, che dovrebbero assicurare liquidità al sistema, si stanno ritraendo. E tengono i "magazzini titoli" a mezzo servizio, perchè non hanno nessuna voglia di assumersi troppi rischi in una fase ancora delicata. La conseguenza è che il differenziale bid/ask si allarga. I volumi si fanno più rarefatti. E lo spread dei rendimenti si muove come una foglia al vento.