Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 8/5/2012, 8 maggio 2012
MA LA MERKEL NON CEDE SUL RIGORE
Dura con la Grecia, conciliante, per ora più nella forma che nella sostanza, con il presidente eletto francese François Hollande. All’indomani del voto in Grecia e in Francia, e di quello regionale nello Schleswig-Holstein, il cancelliere Angela Merkel, la cui linea dell’austerità esce indebolita, secondo la stampa tedesca, da tutti i responsi elettorali, non è per questo meno determinata.
Il messaggio ad Atene non ammette deviazioni dal programma di rigore già concordato in cambio degli aiuti internazionali e bocciato dall’elettorato greco. «È della massima importanza - ha detto ieri la signora Merkel - che i programmi continuino a essere messi in atto. È un processo difficile, ma deve andare avanti». Altri esponenti della maggioranza non si nascondono invece che il programma ha buone chance di incepparsi per l’impasse politica ad Atene e ciò potrebbe portare al blocco degli aiuti.
Se le difficoltà della situazione in Grecia sono state un brusco richiamo alla drammaticità della crisi nell’Eurozona, inevitabilmente l’attenzione di Berlino si è concentrata sul futuro del rapporto franco-tedesco dopo il cambio della guardia a Parigi e la sconfitta del favorito del cancelliere, il presidente uscente Nicolas Sarkozy. La signora Merkel è stato il primo leader straniero a congratularsi con il neo-eletto, il quale è stato invitato a Berlino per un primo incontro subito dopo l’insediamento del 15 maggio. Hollande «sarà ricevuto in Germania a braccia aperte e lavoreremo assieme. La cooperazione fra Germania e Francia è essenziale per l’Europa». Non si tratta di pura retorica, ma del riconoscimento che la dura realtà della crisi non lascia alla signora Merkel e a François Hollande altra scelta che trovare un accordo.
Il cancelliere non ha però impiegato molto a dettarne i termini. Al primo commento di Hollande dopo il voto, secondo cui «l’austerità non è inevitabile», il capo del Governo tedesco ha replicato seccamente ieri che «il patto fiscale non è negoziabile», come aveva chiesto il candidato socialista in campagna elettorale. «In Europa, non possiamo dopo ogni elezione - ha affermato - riaprire la discussione su quello che era già stato concordato in precedenza». La signora Merkel è convinta però che «abbiamo bisogno sia del risanamento dei conti sia della crescita», un cambio di enfasi incoraggiato nelle ultime settimane dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, dal presidente del Consiglio italiano, Mario Monti, e dalla Commissione europea.
Sull’affiancamento di un patto per la crescita al patto fiscale avverrà la ricerca di un compromesso fra la posizione francese e quella tedesca e gli elementi hanno già cominciato a delinearsi nei contatti informali fra l’entourage di Hollande e gli emissari del cancelliere. Anche su questo però la Germania, dove l’opinione pubblica resta contrarissima all’allentamento dell’austerità nel resto d’Europa, intende porre limiti molto chiari: non un piano di stimolo all’economia basato sulla creazione di altro debito, ha detto il portavoce del cancelliere, ma di riforme strutturali «per mettere in condizione le imprese di essere produttive e innovative e creare posti di lavoro» e per ridurre la burocrazia. Ci sono poi temi avanzati da Hollande in campagna elettorale, come l’ampliamento del mandato della Bce alla crescita, o l’emissione di eurobond, che restano semplicemente tabù per la Germania.
A Berlino, molti ritengono però che il pragmatismo e la personalità "normale" di Hollande risulteranno più congeniali alla signora Merkel di quanto non fosse il carattere esuberante e spesso imprevedibile di Sarkozy, con il quale il rapporto ha cominciato a funzionare solo dopo lo scoppio della fase più acuta della crisi. In passato, poi, il diverso colore politico dei leader di Berlino e Parigi non ha impedito una collaborazione fruttuosa: anzi, le "coppie miste" Schmidt-Giscard e Kohl-Mitterrand hanno prodotto i maggiori progressi in Europa.
Prima dell’incontro con Hollande, il cancelliere dovrà comunque affrontare un altro scoglio di politica interna: dopo l’insuccesso dello Schleswig-Holstein, dove la coalizione con i liberali perderà il Governo locale, domenica si vota nel Nord-Reno Westfalia, land con ben altro peso, dove vive un quarto della popolazione del Paese e i socialdemocratici sono in vantaggio per la riconferma.